Luglio 2022

PERSONE & PERSONAGGI

VESCOVO DOMENICO "CREDEVO SAREI RIMASTO ANCORA A LUNGO CON VOI"

"Strana la sensazione suscitata dal tanto affetto espresso"

chiesa, persone

Oggi forse possiamo guardare con altri occhi quel suo arrivo del 5 settembre di sette anni fa. Insieme a lui a Porta Romana giunsero bus di accompagnatori venuti a consegnarci il ‘loro’ Domenico. Lo salutavano con affetto con gli occhi lucidi e lui non risparmiava baci e abbracci a loro così come ai reatini che lo attendevano.

Oggi comprendiamo il perché. E’ uno strappo doloroso quello che vive la nostra Città privata del suo vescovo che ha accompagnato un territorio nei suoi anni più difficili. Lo ha ricordato Pompili stesso, con la voce incrinata e rotta dalla commozione condivisa con i presenti in una Basilica Cattedrale di Santa Maria gremita. Al termine dell’annuncio dopo aver salutato, banco per banco, autorità, cittadini e religiosi si è intrattenuto con i giornalisti, alcuni dei quali giunti appositamente da Verona. Per questi ultimi un primo approccio, per noi il rinnovarsi di un dialogo collaborativo e fattivo. E’ stato il vescovo Pompili a voler riunire dopo anni, tutti gli operatori della comunicazione, in occasione della ricorrenza di san Francesco di Sales, promuovendo la loro formazione attraverso incontri con nomi noti del giornalismo italiano e fornendo a noi tutti l’occasione per incontrarci al suo fianco, in una giornata anche ricreativa.

Format ha ricordato al vescovo le interviste in cui regolarmente chiedevamo ‘Allora va via o rimane?’, pronti a lasciarlo andare solo con destinazione Roma. C’era la possibilità di una meta diversa nell’immaginare il proprio futuro?

“Credevo sarei rimasto ancora a lungo a Rieti. In passato c’erano state delle avvisaglie che mi volevano da una parte o l’altra ma sempre rientrate. L’annuncio si è concretizzato in pochissimo tempo portando scompiglio, anche nelle emozioni. Ho letto cose bellissime in questi giorni. Non che non avvertissi sintonia con le persone: è reciproca, quindi già sapevo. Un conto però percepirla, sperarla, altra è vedersela davanti senza freni inibitori, mi ha fatto provare una sensazione strana: mi sono sentito piccolo e confuso”.

Qual è stata la preoccupazione maggiore dopo aver ricevuto la notizia, tra i tanti progetti in campo quale lascia con rammarico?

“C’erano molti progetti, è vero, mi auguro vengano portati avanti. Il tema a me caro del terremoto è il principale, in particolare il pensiero va alla ‘Casa del futuro’ che sta passando dalla demolizione alla costruzione.  E’ solo il simbolo di una serie di attività messe in atto, così come altre iniziative nella Città di Rieti o nelle singole parrocchie sparse tra il Cicolano e la Valle del Turano, passando per il Montepiano reatino. Se rimpianto c’è è per non aver fatto tutto, unito alla consapevolezza che nessuno ci riesce completamente: ognuno di noi fa una parte. L’augurio più forte che possiamo scambiarci è che ci sia una successione che garantisca non la continuità, quanto il dare prospettiva a quelle già avviate”.

Mentre pubblicavamo proclami a suo favore o qualcuno pensava ad appellarsi a Roma, alcuni si chiedevano se lei avrebbe condiviso, se l’avrebbe apprezzato quale gratificazione o avrebbe costituito un limite verso una meta, Verona, da lei stesso considerata magari più prestigiosa.

“No, io non avrei mai immaginato Verona. A riprova del fatto di come non si sia trattato di una mia iniziativa. Mi sono lasciato ispirare dall’idea che la mia missione consista nell’essere ‘mandato’, non sono io a dover scegliere. E’ accaduto la prima volta con Vallepietra di 300 abitanti dove sono rimasto 12 anni pur facendo il pendolare, così come è capitato quando sono andato ad Alatri, così come quando sono stato inviato a Roma ed infine e Rieti. Non ho mai deciso personalmente: per quella che è la mia missione la cosa importante non è chiedere né sottrarsi ma lasciare che tutto avvenga secondo le necessità. Da questo punto di vista riesco ad essere comunque sereno, altrimenti mi sarei trovato in imbarazzo.”

Qualcosa per noi credo possa ancora farlo. Per quanto riguarda il suo successore, può fornire dei suggerimenti consigliando caratteristiche utili al territorio?

“L’ho già fatto e lo farò ancora per cercare di far sì, se possibile, di andarmene con un successore già definito. Questo desidererei, suggerendo una persona che stia sul territorio e sappia che il terremoto non è una pagina conclusa ma da portare a compimento. Un uomo concreto che possa con la sua forte personalità, ognuno ha la propria, possa condurre a compimento le scelte fatte.”

Speravamo di festeggiare con lei la ricorrenza degli 800 anni dalla morte dI Francesco, un volano per il nostro territorio che avrebbe dovuto traghettarci, come dicemmo in una nostra intervista, fino al Giubileo.

“Proprio questa mattina ho celebrato la messa con il Ministro Generale e tutti i Ministri provinciali dei frati a Greccio e ho detto loro, senza anticipare quella che sarebbe stata la mia comunicazione ufficiale, che l’evento è prossimo e noi abbiamo fatto un lavoro importante affinché questo passaggio non sia senza conseguenze. Abbiamo messo al sicuro un percorso che intanto ci vede uniti a La Verna ed Assisi e non in competizione, con tutte le premesse per una buona ricaduta. Perché questo si realizzi occorre che di questo processo facciano parte tante altre persone. Non credo mai che sia un solo uomo a fare la differenza; un uomo solo può essere un facilitatore, un aggregatore, un enzima che crei reazioni, poi però c’è bisogno degli altri. Mi auguro che a questa prima, comprensibilissima fase di disincanto da parte di tutti, segua quella in cui tutti facciano la loro parte: allora tutto quello che abbiamo fatto non andrà perduto anzi potrà trovare nuove forme”.

Buon cammino Domenico, anche dalla nostra redazione.

ph M.D'Alessandro

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