Aprile 2018

RIETI MISTERIOSA

UNA CACCIA AL NOSTRO TESORO

Nella zona retro cimitero

racconti popolari, storie

E dopo la puntata dedicata alla  Fonte Medicamentosa di Sant’Eleuterio, proseguiamo alla scoperta della zona retro cimitero: una piccola caccia al tesoro a disposizione di chi ama la nostra storia. Seminiamo indizi, supposizioni, leggende, dicerie: a voi approfondire seriamente ogni aspetto, mentre qualche spontaneo gruppo di lavoro è già nato per sensibilizzare e richiamare l’attenzione e la cura di un luogo strettamente connesso alla storia di questa Città.
A volte può più un interesse strettamente ‘popolare’ rispetto alle decine di libri scritti sull’argomento, rimasti magari chiusi in qualche libreria privata. 

Siamo venuti a conoscenza del lavoro svolto qualche anno fa in ambito scolastico dall’Istituto Tecnico per Geometri grazie alla passione per il territorio del prof. Di Gianbattista e del prof Taddei.
“Avendo un’antica passione per il territorio, con il prof. Taddei ci siamo interessati alla zona studiandola dal punto di vista topografico, di geografia del suolo - racconta il prof. Di Gianbattista -Dico sempre ai miei ragazzi che dobbiamo osservare molto, avendo la fortuna di una mancata antropizzazione del territorio che ne avrebbe stravolto la geografia, le tracce sono facilmente ancora riconoscibili. Il canale davanti al cimitero ad esempio, presentava ancora opere di chiusa lavorate a mano e intorno vi si rilevava la presenza di cocci e materiale di un’epoca precedente. Andando ad indagare un po’ per gioco, all’epoca ci imbattemmo nella stessa vostra Fonte: volevamo capire da dove arrivasse ed abbiamo cercato delle antiche carte. Le acque di cui è ricca Rieti hanno diverse particolarità, come quella di Cottorella, Cotilia… in questo caso il collega faceva notare come probabilmente non fossero più potabili a seguito delle urbanizzazioni, ma sarebbe interessante capire se conservino ancora caratteristiche particolari.” 

Quell’antico disegno   
“La foto aerea sovrapposta a questo disegno datato 1728 realizzato da un agrimensore (il geometra attuale), corrisponde perfettamente, anche seguendo i confini, così come sono precise le misure. Deriva dall’archivio vescovile, questo cabreo, fatto a mano, acquerellato come fosse un’ opera d’arte ben descrive i beni della diocesi di Rieti. Sarebbe preziosissimo da riprodurre restituendolo alla popolazione. Nel corso degli anni la fonte è stata leggermente ricoperta nella parte bassa, dal fisiologico innalzamento del terreno, quindi questa specie di colatoio sarà posizionato più in basso. Persino il cancello sembra lo stesso. La persona che ne è attualmente proprietaria, residente a Roma, ci raccontò di averla sempre mantenuta pulita. Alcune vicissitudini famigliari in questi ultimi anni l’hanno tenuta lontano ed è per questo che è ora completamente ricoperta dai rovi. Ci ha colpito il fatto che pur avendo un loro fascino questi luoghi siano stati cancellati dalla memoria, probabilmente a causa della guerra, dell’urbanizzazione..  Sant’Eleuterio era un posto dove si soleva andare a fare scampagnate; ad un certo punto si perde la vena, non c’è stata più acqua e la tradizione si è interrotta. In alcuni scritti Sant’Eleuterio è nominato come il luogo in cui ha soggiornato San Francesco. Venuto a Rieti per curarsi agli occhi, abbiamo immaginato fosse passato per questa fonte e si fosse asperso con essa. Condividendo questa storia alcuni storici l’hanno definita ‘plausibile’. Potrebbe quindi avere trovato riparo in un eremo, una casa … Ovviamente non voglio avere pretese scientifiche, mi piace giocare e mi scuso sin da adesso con i numerosi ‘seri’ studiosi di cui ho grande stima.     

I frammenti dinanzi al Cimitero ci portarono a soffermarci particolarmente su un fusto di colonna, immaginando fosse una parte del portale di ingresso della vecchia Chiesa trasportata poi al di fuori - aggiunge il professore. - Alla fine di quel lavoro ci concentrammo sul rio, il collega di agraria fece fare delle analisi sui microorganismi presenti, rilevammo il posizionamento topografico della colonna, allegammo una tesina e spedimmo ad un concorso, vincendo un premio.” E’ la stessa colonna su cui Paolo Toffoli, ormai collaboratore di queste puntate, aveva posto particolare attenzione. Ma c’è ancora un’altra traccia molto ‘evocativa’:.

La Fonte Magica
“Plinio cita un’altra Fonte chiamata Neminia (o Niminia), famosa come ‘fonte magica’. A seconda di dove sgorgasse, l’acqua indicava se le messi sarebbero state abbondanti o meno. Un’ indicazione importante per i contadini che potevano così premurarsi in vista di una possibile carestia. In seguito sarebbe stata identificata e citata come ‘Fonte di Rea’. Secondo uno dei rapidi studi si allora, senza approfondire, pare posizionata un po’ più a nord della Fonte di Sant’Eleuterio, in prossimità della Villa Ferri, forse intubata come dimostrerebbe una conduttura con inciso ‘H.R.’.
Nel percorso che scende dalla Foresta avremo quindi due Fonti importanti. Purtroppo l’urbanizzazione ha fatto sì che ora attraversi zone private.”

Il tesoro di cui parlavamo nelle precedenti puntate grazie anche a Felicetta Vecchi che, per prima, ha acceso i riflettori su questa località, potrebbe quindi essere rappresentato o dai numerosi reperti di ville romane che sorgevano sul luogo o dall’elemento acqua, risorsa preziosa, il principio d’ogni cosa. Sebbene in passato si racconta di molti cercatori muniti di metal detector.

“Il nostro tesoro, quello del territorio, è l’acqua - dice il Di Gianbattista - per questo sarebbe importante recuperare le sorgenti.”

condividi su: