(di Massimo Palozzi) Della surreale genesi del secondo gabinetto Conte si è detto e scritto di tutto, a parte forse l’irripetibile congiunzione astrale che ha portato Rieti ad essere rappresentata da ben tre deputati di maggioranza. Già era stato un fatto eccezionale l’anno scorso quando erano usciti dalle urne quattro parlamentari riconducibili al territorio. Soltanto uno, il grillino Gabriele Lorenzoni, era poi approdato nell’area di governo, dove è rimasto all’esito della crisi provocata da Salvini. Ora invece il panorama è completamente cambiato: Alessandro Fusacchia, eletto all’estero ma di origini reatine, ha votato alla Camera la fiducia per conto di +Europa (nonostante il no di Emma Bonino), mentre Fabio Melilli ha rafforzato la sua posizione in seno al Pd in attesa della probabile nomina a responsabile per la ricostruzione post-sisma. All’opposizione è rimasto il solo Paolo Trancassini di Fratelli d’Italia.
Chissà che questa ritrovata comunione di intenti non porti qualche beneficio al Reatino. Finora le cronache si sono dovute occupare soprattutto delle continue, asperrime polemiche tra l’esponente del Movimento 5 stelle e il collega dem, senza che si sia mai vista una reale unità, nemmeno su temi dirimenti. Godiamoci allora questo spezzone di legislatura che con ogni probabilità sarà anche l’ultima con rappresentanti nostrani alla Camera o al Senato. Con il taglio dei parlamentari e il conseguente ampliamento delle circoscrizioni elettorali risulterà infatti davvero arduo per un politico locale riuscire a conquistare nuovamente un seggio.
Riflessioni sul centro storico
Di notte, in perfetto silenzio, sembrano le casette bianche della poesia di Ada Negri. Al risveglio si capisce invece che sono i pittoreschi stand fieristico-gastronomici, contorno e spesso protagonisti (non sempre a tema) di ogni festa popolare che si tiene di solito nella doppia accoppiata di piazze Vittorio Emanuele II – Cesare Battisti e Oberdan – Mazzini.
Per la dislocazione urbanistica di Rieti questo tipo di logistica pare quasi scontato. Parliamo del salotto buono della città, quello riservato agli appuntamenti di livello, dove spettacolo e palcoscenico dovrebbero intersecarsi beneficiando del contributo reciproco. L’esperienza di tutte le manifestazioni ospitate in questo scorcio di centro dice invece che al cuore antico di Rieti è di fatto riservato un mero ruolo ancillare, di semplice contenitore chiamato a sopportare il carico di stress che la concentrazione di attività umane molto impattanti provoca nei giorni dei vari eventi.
Questo atteggiamento vagamente predatorio nei confronti del centro stona abbastanza. Perché se risulta funzionale alla buona riuscita della kermesse di turno in termini di richiamo per il pubblico, allo stesso tempo non giova al contesto ambientale e artistico che è al contrario in servizio permanente effettivo.
Con l’avvento dell’autunno inizia invece la stagione del ripiegamento, quella in cui la Rieti dell’agorà si spopola. Il centro storico dovrebbe allora essere un pochino meno maltrattato. Anzi, dovrebbe proprio essere accudito con maggiore attenzione, soprattutto negli intervalli tra un evento e l’altro, mentre purtroppo il senso di trascuratezza aumenta di giorno in giorno: gli alberi di piazza Oberdan e piazza Mazzini non vengono potati dall’epoca dei Flavi; l’erba secca intorno alle aree pedonali sovrasta di gran lunga quella verde. Per non dire del lastricato di via Terenzio Varrone, ridotto ai minimi termini, o delle sorti dell’ex mercato coperto in via Potenziani, condannato ad un eterno abbandono nonostante le reiterate promesse di recupero.
Terminillo cash free
L’annunciata eliminazione a fine anno dell’unico sportello bancomat al Terminillo suona come l’epitaffio sulle velleità turistiche della montagna reatina. Alla notizia il Comune ha reagito chiedendo ad altre banche di aprirne uno nuovo, senza probabilmente interrogarsi sul fatto che se un istituto di credito decide di dismettere un cespite è perché non produce redditività per mancanza di clienti. Cioè di turisti, che sono dunque il presupposto, non la conseguenza per giustificare il mantenimento di un bancomat.