(di Andrea Carotti) Il quadrato del Sator. L’enigmatica iscrizione che l’archeologo Matteo della Corte rinvenì presso gli scavi dell’antica Pompei è tuttora uno dei grattacapi della storia. Sulla pietra si scorgevano queste parole: Sator, Rotas, Opera, Arepo, Tenet. La scoperta diede inizio a numerose illazioni circa il suo possibile riferimento e significato, e soprattutto fu scena di dibattito l’origine e l’epoca di riferimento di queste iscrizioni. Inizialmente si pensò al periodo medievale, ma successivamente al periodo del ritrovamento, comparirono scritte analoghe nei siti archeologici più disparati d’Europa e del Medio Oriente. Siti che, inoltre, appartengono ad epoche diverse: dall’età paleocristiana e bizantina fino ai tempi moderni. Da Pompei nel 79 d.C il quadrato del Sator venne ritrovato anche sulle mura esterne di edifici religiosi cristiani, in alcuni mosaici e in manoscritti secolari, in forme sia rettangolari che circolari.
L’ambizioso operato di Christopher Nolan (Interstellar, Inception) di portare sul grande schermo trame criptiche, ostiche, studiate ma senza dubbio geniali dal punto di vista della messa in scena e della produzione generale, scatena in primis una bella riflessione. E’ possibile coniugare il grande pubblico e una storia che presuppone uno studio, un impegno e una ricerca? Il regista britannico non è certamente nuovo a questo tipo di impresa e bisogna dare atto che durante i suoi anni di attività si è guadagnato i favori di molti, regalando opere che a distanza di anni fanno ancora discutere spettatori e critica. Gli incassi sono da blockbuster, ed è proprio per questo motivo che Tenet ha avuto la grande responsabilità del ritorno in sala del pubblico. Un action spy movie palindromo nel nome e nel contenuto, dove l’impressionante costruzione estetica e la quasi totale assenza di computer grafica, esalta la pellicola rendendo le scene immersive e palpabili. La visione in formato IMAX è una gioia sia per gli occhi che per l’udito, in quanto il comparto sonoro, curato da Ludwig Goransson, caratterizzato da bassi imponenti, incide non poco sul coinvolgimento dello spettatore. In Tenet non mancano sicuramente le riflessioni sul contemporaneo: la sensazione di un messaggio di prevenzione, di un futuro con cui dover fare prima o poi i conti (guerra con il futuro) e del passato da cui poter prendere ispirazione per capire i propri errori. Il tempo non lineare, l’informazione come unica moneta di scambio, sono presenti nella visione nolaniana, che non fa tra l’altro mancare piccole perle per gli appassionati del genere, come gli hangar sotteranei e le città fantasma dell’Unione Sovietica. Potrebbe peccare talvolta di narcisismo il Nostro, a cui piace (e si vede) autocitarsi, basti pensare alla scena iniziale, riguardante una missione segreta che si svolge durante un’opera lirica (ecco il primo riferimento al quadrato magico), che ha a che fare con l’apertura de Il cavaliere oscuro, dove viene messa in atto la grande rapina alla banca mafiosa da parte del Joker. Per fortuna un evidente discostamento c’è stato dal suo penultimo lavoro Dunkirk. I dialoghi infiniti e ridondanti di quest’ultimo sembrano ormai un ricordo, facendo stavolta percorrere ai personaggi di Tenet una via discorsiva diversa (per quanto possano risultare interessanti i personaggi di Nolan). Se pensiamo alla struttura del film, quindi di un Bond-movie, Inception fece un percorso analogo riproponendo però gli stessi problemi: un incipit pieno di stimoli e suggestioni e una tecnica spettacolare che si risolve nella piattezza ormai riconosciuta delle conclusioni nolaniane e la consueta scelta fotografica di rendere grigia qualsiasi cosa, dai sogni di Inception alle giacche dei protagonisti di Tenet. Per non parlare delle pochissime gag, peraltro affatto divertenti, che con l’intento di far staccare un attimo l’attenzione diventano più enigmatiche del film stesso.
Tornando al punto in questione, il film è senz’altro una delle riflessioni più interessanti del regista. Una riflessione, che però ha una base scientifica e storica; quindi le fonti esterne, che potrebbero “aiutare” lo spettatore alla comprensione totale del tutto, diventano fondamentali. E’ questa una scelta cinematograficamente funzionale? Il cinema dovrebbe essere indipendente da qualsiasi fonte esterna e nel momento in cui c’è la necessità di documentarsi e, in questo caso, su di una scoperta scientifica, qualcosa probabilmente non funziona. Il film funziona invece per i botteghini, le persone si entusiasmano molto quando Nolan va al cinema e per Tenet c’è una frase che si sente spesso all’uscita dalla sala: “Lo andrò a rivedere”. Sarà nel tentativo di cogliere quanto è sfuggito, sarà perché il film è piaciuto, bisogna dire che il prodotto funziona e che non ci sono notizie migliori per il cinema dopo tutti i problemi che ha avuto. Il pubblico è fondamentale per la presenza in sala, come per le sensazioni che rilascia dopo la visione di un film.
Imagine Cinema ha deciso di intervistare due persone del pubblico che hanno preso parte alla visione di Tenet.
Ciao Federica, prima di tutto vorrei sapere com’è stato tornare in sala dopo questi mesi di chiusura causa Covid-19. Hai trovato il cinema dove sei stata preparato in termini di misure di sicurezza?
“Questa è stata la mia seconda volta in sala a seguito del lockdown, la prima, lo scorso Giugno, in una grande catena dove le misure di sicurezza erano state rispettate perfettamente e, data la bassa affluenza, abbiamo visto il film quasi completamente soli. Ora, per Tenet, abbiamo scelto un cinema più piccolino, preferendo un orario pomeridiano: nonostante ciò, l’organizzatore non ha deluso; è stato rispettato il distanziamento e dispenser igienizzanti erano posizionati all’ingresso, allo strappo del biglietto e presso il bar.”
Parliamo di Tenet. Dicci cosa ne pensi e se le tue aspettative, se ne avevi, sono state soddisfatte o meno.
“Il film mi è piaciuto molto. Dal momento che ho visto il trailer e sapendo che era diretto da Nolan l’ho subito inserito nei film da vedere nel 2020. Ero molto incuriosita dal personaggio di Niel (Robert Pattinson) e mi attirava in particolare l’idea di inversione del flusso temporale. Ci sono due-tre scene che sono sicura diventeranno dei cult e mi hanno lasciata veramente stupita. C’è molta cura nei dettagli e simbolismi che tornano per tutta la pellicola rendendo il film più lineare per lo spettatore, altre domande invece non trovano risposta ad una sola visione. A tutti coloro che mi chiedono com’è, rispondo che ne vale la pena. E aggiungo anche che una volta finito, nonostante le sue due ore piene, ti lascia la voglia di vederlo di nuovo.”
Christopher Nolan è molto apprezzato dal pubblico e le sue opere danno vita a dibattiti sempre molto accesi. Qual è il tuo rapporto con il regista e con i suoi film? Quali sono i tuoi preferiti?
“Ho conosciuto Nolan con la trilogia de Il cavaliere oscuro e da quel momento ho capito che il suo modo di raccontare storie e vibe un po’ dark che lo contraddistingue mi piaceva. Così ho recuperato più film che potevo e ho notato che ricorre molto spesso al tema del tempo, della scissione dell’io, al sogno-realtà, che sono tematiche psico-filosofiche per me molto interessanti che attirano inevitabilmente lo spettatore portandolo in un mondo tutto suo. Molto spesso dopo i suoi film mi sento disorientata, ti lasciano quella sensazione di distorsione, a tratti di amarezza. Adoro! Se dovessi dirti quali sono i miei film preferiti ti direi Inception, Memento e Interstellar.”
Grazie Federica per il tuo intervento.
Ciao Simone. Allora, le tue prime impressioni su Tenet. Ti è piaciuto? Dicci cosa ne pensi.
“Si, mi è piaciuto, l’ho trovato una buona spy story con un cast di attori molto bravi. L’elemento dell’inversione del flusso temporale lo trovo un’innovazione nel genere fantascientifico.”
Spesso Nolan viene accusato di essere poco romantico, asettico e di creare trame troppo complicate. Dopo aver visto il film ti trovi d’accordo con queste opinioni?
“Ho trovato una bella storia romantica tra i due protagonisti di questo film. Lo stesso vale anche per l’altro, Inception.”
E’ stata per te un’emozione tornare al cinema? Credi che questo film debba essere visto in sala?
“E’ stata una bella emozione tornare dopo mesi. Penso che questo film deve essere visto in sala per gli effetti speciali spettacolari e anche per gli effetti sonori e le musiche.”
Grazie anche a te Simone per l’intervento.
Infine
Tra paradossi temporali, guerre con il futuro e proiettili invertiti, lo spy movie di Christopher Nolan torna nelle terre di Inception con questo enigmatico e metacinematografico Tenet. “Non cercare di capire, sentilo”, sono le parole di uno dei personaggi che in qualche modo dialogano direttamente con il pubblico. Parole che assumono un senso di copertura da parte del regista, che sembra consapevole della difficile lettura del suo film. “L’ignoranza è la nostra salvezza” è un’altra frase con un forte segnale e allora il messaggio è chiaro: godetevi questo trionfo di spettacolarità senza farvi troppe domande, lasciate che la magia del cinema vi trasporti durante queste due ore e mezza di visione. Il problema è che se lo spettatore non si pone domande nell’immediato, inevitabilmente se le porrà dopo, altrimenti sarebbe superfluo scegliere una trama dai tratti distintivi così impegnativi. E qui torna il problema delle fonti esterne. Se in Inception l’interpretazione personale giustificava la trama barcollante e se in Dunkirk non c’era così bisogno del supporto esterno, poiché i fatti della seconda guerra mondiale sono ben più noti, in Tenet il bisogno esiste. C’è la necessità di più pareri, di ricerche scientifiche sul simbolismo, di ragionamenti logici e analitici e di spiegazioni. Ecco, quanto di più sbagliato ci può essere in qualsiasi forma d’arte è lo spiegone. L’arte non va spiegata, ed ecco probabilmente uno dei più grandi difetti di Nolan. Si diceva sopra del bond movie. Sì, lo è in parte ma senza seduzione, romanticismo e passione. Il regista è molto freddo ma questa non è una novità. Note positive sono gli attori: John David Washington nel ruolo del Protagonista (nel film proprio così si chiama) è molto bravo come è brava Elizabeth Debicki in un ruolo non facile da interpretare. Non è invece nuovo a grandi interpretazioni Robert Pattinson nel ruolo di Neil che si concede anche al grande pubblico, mostrando le sue grandi qualità e talento in attesa della sua consacrazione in The Batman di Matt Reeves. Non molto convincente Kenneth Branagh nel ruolo del villain Andrei Sator, un po’ troppo sopra le righe e imbalsamato nell’espressività. Ciò non toglie l’innegabile bravura dell’attore che comunque in qualche scena mostra il suo valore. Il cameo di Michael Caine è stato molto piacevole, sarebbe stato bello vederlo più a lungo durante la visione.
I concentrati – Visti in sala
The New Mutants di Josh Boone
Lo avevamo lasciato con lo struggente Colpa delle Stelle; è tornato in sala Josh Boone con un cinecomic dal carattere indie chiamato The New Mutants. Tratto dall’adattamento del fumetto Marvel I nuovi mutanti, il film prosegue la saga degli X-Men, concentrandosi su dei giovani ragazzi mutanti alle prese con la scoperta e padronanza dei propri poteri in un ambiente contenitivo e claustrofobico, supervisionato dalla Dottoressa Reyes. La pellicola, dopo aver avuto un lungo periodo di post-produzione, arriva in sala il 2 settembre sotto la produzione 20th Century Studios (eh già, si comprende che è finita un’era quando non sentiamo più la fanfara della 20th Century Fox) e propone un cinecomic dai tratti horror e dagli stilemi già visti nei precedenti film degli X-Men. Tra i volti dei giovani protagonisti spiccano sicuramente quello di Anjia Taylor-Joy (Glass, Emma), Maisie Williams (Il Trono di Spade) e Charlie Heaton (Stranger Things). Non è un caso che molti attori provengano da serie TV di successo, dopotutto oggigiorno sono i prodotti che vanno per la maggiore e come mossa di marketing si è rivelata vincente.
Ilyana (Anja Taylor-Joy), Rahne (Maisie Williams), Samuel (Charlie Heaton), Danielle (Blu Hunt) e Roberto (Henry Zaga) sono ragazzi dai poteri particolari. Essi, avendo scoperto da poco le proprie abilità, si ritrovano rinchiusi in una struttura segreta. La dottoressa Reyes si prende cura di loro come fossero in un centro di recupero, dove teoricamente i ragazzi dovrebbero imparare autocontrollo e dominio del potere. Danielle, che ha perso di recente il padre in un incidente misterioso, fatica a trovare la sua abilità nascosta. I cinque ragazzi cominciano allora la convivenza forzata, cercando di fondare dei rapporti.
Il film, di horror ha solo i tratti, ma non spaventa praticamente mai (sarebbe più corretto identificarlo come teen horror). Gli espedienti del sangue e delle creature grottesche non portano al terrore, e se all’inizio alcune scene sembrano provarci, dopo la seconda metà del film si esaurisce definitivamente il fattore paura. Sembra quasi che la produzione e il regista stesso ci abbiano creduto poco e hanno deciso di cambiare strada, affidandosi alla post-produzione. Sono molto interessanti, invece, i temi che tratta l’autore. Il lutto, le amicizie, l’omosessualità, compongono il messaggio della pellicola, che alla fine intrattiene (è comunque un prodotto Marvel) e, tra l’altro Boone utilizza sapientemente i mezzi narrativi per trattare questi temi, senza mai scendere nella banalità, grazie anche alle buone interpretazioni come quella di Anja Taylor-Joy, che ha saputo caratterizzare il suo personaggio probabilmente meglio di quello scritto nella sceneggiatura. Appare evidente che può essere fastidiosa la presenza di alcuni cliché, come per esempio quelli che riguardano i personaggi: c’è il bello, il timido, l’insicura, l’arrogante. Tutto sa di già visto insomma. Il personaggio di Maisie Williams, che avrebbe dovuto avere la chance di discostarsi dal peso del suo ruolo ne Il Trono di Spade, qui la troviamo con un’abilità che i fan di casa Stark non faranno fatica ad individuare e soprattutto quando parla con Danielle dicendole “Io non sono nessuno”, la citazione è telefonata. Tecnicamente è ben fatto, la regia si muove bene nonostante non abbia la peculiarità horror, bensì drammatica, e la fotografia che gioca con il blu, marrone e grigio, segue abbastanza i canoni, senza presentare tratti che spiccano. Le atmosfere che crea sono gradevoli e rappresentano i punti di forza del film come lo sono la colonna sonora e le scenografie.
In sostanza The New Mutants, fa del lato tecnico e delle prove attoriali i suoi punti di forza, riuiscendo a tamponare, in qualche modo, una sceneggiatura debole e una regia che dal punto di vista dell’orrore risulta disorientata. Ma si riprende quando passa al teen drama, genere che il regista sa come trattare. Un film che vanta temi importanti ma che purtroppo non li approfondisce (il montaggio avrà sicuramente tagliato molto), dà un’idea interessante per una nuova generazione di mutanti, e alla fine dei conti, intrattiene come qualsiasi cinecomic targato Marvel degli ultimi anni.