a cura di Ileana TOZZI

Agosto 2019

STRADA FACENDO

SULLE TRACCE DEL BEATO TOMMASO DA RIETI A FONTE COLOMBO

arte

(di Ileana Tozzi) I recenti festeggiamenti dell’edizione 2019 del Giugno Antoniano hanno consentito ai più curiosi tra i visitatori della basilica di San Francesco di visitare la cappella della Società di San Bernardino da Siena, titolare di una cappella adiacente alla chiesa, «incorporata ecclesie monasterii S. Francisci» descritta negli atti della Visita Apostolica compiuta nel 1574 dal vescovo di Ascoli Piceno Pietro Camaiani come una «eminens aula sumptibus eiusdem sodalitatis constructa pro commoditate suarum congregationum ac etiam commessationum», dunque spaziosa e pregevole per le attività associative della confraternita.
Proprio in quel torno d’anni la Confraternita aveva dato incarico ai più noti artisti del tempo perché provvedessero all’allestimento della cappella e ne decorassero i soffitti, le pareti, gli altari.
Gli stucchi furono eseguiti, fra il 1574 ed il 1584, da Tobia Cicchini, Giovanni Francesco Enrichi, Maffeo di Filippo del lago Maggiore, mentre cooperarono alla realizzazione dell’apparato pittorico Panfilo Carnassali, Ascanio Manenti, Giovanni Andrea Toretti, i cui lavori secondo il giudizio del Visitatore avrebbero dovuto essere approvati dall’Ordinario Diocesano.
Una nota della Descrittione secentesca del canonico Angelotti illuminò più tardi una pagina singolare riguardante la canonizzazione di San Bernardino.

Dalla metà del XV secolo, la chiesa di San Francesco conservava nella cappella della Natività le spoglie del fiorentino Tommaso Bellaci, frate dell’Osservanza, «compagno già di S. Bernardino, mentre all’angelica in terra vissero: Corpo veramente celeste, poiché dopo tanti secoli, quantunque dalle frequenti inondazioni umettato, intero tuttavia si conserva» morto a Rieti in concetto di santità il 31 ottobre 1447. In nome di frate Tommaso invocato nelle preghiere dai fedeli, si manifestarono numerosi miracoli che di fatto ostacolavano la causa di canonizzazione di San Bernardino da Siena. Intervenne allora fra Giovanni da Capestrano che si presentò al cospetto del sepolcro di Tommaso Bellaci e, stando al racconto di Pompeo Angelotti, lo pregò di desistere dal fare miracoli, almeno fino a quando non si fosse risolto il processo del correligionario. Umile, come si confaceva ad un frate dell’Osservanza, Tommaso Bellaci ubbidì «ma dopo seguitò più che prima ad ottener delle gratie a’suoi divoti».
L’immagine del religioso fu inclusa da Girolamo Troppa tra gli astanti dell’Adorazione dei Magi nella bella tela dell’altare della cappella del transetto, oggi interessata ad un delicato intervento di consolidamento e restauro. Ma le spoglie del beato Tommaso da Firenze non si trovano più qui.
Nel 2006, furono infatti traslate presso il santuario di Fonte Colombo: sulle tracce di questo religioso che dopo una giovinezza irrequieta seppe intraprendere una vita operosa al servizio dei fratelli ricerchiamo anche noi pace e silenzio, in questa lunga e calda estate, alle pendici del Sinai Francescano.

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