di Massimo Palozzi - Con 468 voti a favore, un solo contrario e sei astenuti, la Camera ha approvato martedì in via definitiva la riforma che introduce la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della Costituzione. La novella riguarda in particolare gli articoli 9 e 41 della Carta, integrati con specifici riferimenti di stampo marcatamente ecologista. Poiché è passata in entrambi i rami del Parlamento con la maggioranza qualificata dei due terzi, entrerà immediatamente in vigore senza poter essere sottoposta a referendum confermativo.
La riforma dettaglia in realtà principi già presenti nella Costituzione, con l’ambizione di renderli più stringenti soprattutto per le generazioni future. Il fatto che abbia messo d’accordo tutte le forze politiche è da rimarcare perché dimostra la sensibilità sviluppata sul tema dal legislatore, sollecitato ormai da anni da movimenti ambientalisti e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Il giorno prima, lunedì, nel corso della riunione della commissione Trasparenza della Regione Lazio, era stato invece reso noto che il 4 febbraio l’Area valutazione impatto ambientale della Pisana ha dato parere positivo alla trasformazione in discarica di rifiuti speciali non pericolosi dell’impianto di smaltimento di inerti di Magliano Romano, ad oggi riempita da 64mila metri cubi di materiale di risulta. Oltre alla frazione organica stabilizzata e agli scarti generati dal trattamento dei rifiuti urbani, nell’invaso finiranno quindi diverse tipologie di rifiuti: fanghi, rifiuti di calcinazione, avanzi di fibre tessili, bitumi, residui di trattamenti chimici.
Il rilascio del parere di compatibilità ambientale non costituisce il passaggio finale alla nuova discarica, essendo necessario acquisire ulteriori prescrizioni, tra cui l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). La linea appare però tracciata, nel solco di una storia cominciata addirittura 14 anni fa e passata attraverso sette ricorsi al Tar contro provvedimenti regionali, tutti vinti dai promotori.
L’atto ha ovviamente scatenato una ridda di polemiche e proteste. Secondo diverse associazioni e la stessa amministrazione comunale, la trasformazione avviata sulla carta corrisponde di fatto a un nuovo impianto, con la conseguente necessità di una autorizzazione specifica. Magliano Romano al momento accoglie infatti scarti inerti dell’edilizia. Con la nuova classificazione sarebbe destinataria anche di altre tipologie di rifiuti, tra cui quelli urbani della Capitale e dei 24 comuni dell’ex provincia di Roma.
Durissima la reazione a caldo delle sigle ecologiste. “Sbagliato autorizzare l’apertura della discarica a Magliano Romano – ha dichiarato Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – Noi saremo al fianco dell’amministrazione locale e di quanti ricorreranno contro il provvedimento a difesa dell’ambiente e di una cittadinanza tra le più virtuose in termini di raccolta differenziata”.
Il timore diffuso tra gli ambientalisti è che dopo l’autorizzazione al potenziamento del termovalorizzatore di San Vittore nel Lazio e alla riapertura o ampliamento delle discariche nei territori, il via libera a quella di Magliano Romano da oltre 900mila tonnellate chiuda idealmente il cerchio di politiche di gestione dei rifiuti accomodate sulla soluzione più facile e immediata rappresentata proprio dalle discariche, invece che orientate verso alternative innovative e di prospettiva come gli impianti di riciclo a partire dai biodigestori anaerobici, sulla cui neutralità in termini di inquinamento persistono tuttavia opinioni differenti persino tra gli esperti. Per onestà intellettuale va comunque ammesso che nella situazione attuale le discariche rimangono un male necessario. Per questo, come sottolinea il presidente regionale di Legambiente, occorre che la Capitale avvii concrete politiche di riduzione della produzione di rifiuti, aumenti la raccolta differenziata e individui velocemente le aree per la costruzione della fase industriale nella gestione del ciclo dei rifiuti così da fermare la mina vagante dell’immondizia romana che ora rischia di esplodere a Magliano. “Per ironia della sorte – conclude Scacchi – questa discarica potrebbe essere autorizzata ad accogliere complessivamente l’indifferenziato che a Roma viene prodotto in un solo anno, minacciando di devastare un intero territorio senza aver risolto il problema strutturale”.
Ed eccolo il punto. Magliano Romano si trova in provincia di Roma, ma limitrofo alla Sabina reatina. Tanto per intenderci, l’impianto sorge a una trentina di chilometri a ovest di Passo Corese. Il fattore Nimby in questo caso ci gioca dunque contro, essendo neutralizzato da una contiguità territoriale evidente che coinvolge in pieno almeno una parte della provincia di Rieti, già in forte sofferenza per l’annosa crisi delle risorse idriche.
In una certa misura, il dirottamento dei rifiuti urbani di Roma verso Magliano servirebbe ad alleviare la discarica di Viterbo, dove vengono conferiti i rifiuti di Rieti. L’impianto di località Fornaci ha infatti ospitato a più riprese e in modo massiccio l’immondizia della Capitale, alle prese con un’emergenza continua, tanto che lo scorso ottobre la Regione ne ha disposto l’ampliamento fino a 600mila metri cubi (dagli iniziali 275mila assentiti nel 2019) allo scopo di evitare la rapida saturazione dovuta ai ritmi di conferimento.
Manco a dirlo, tutti questi provvedimenti tampone, oltre a non risolvere la questione in maniera strutturale, hanno dato la stura ad accese polemiche politiche. Il Pd viterbese ha reagito all’ingrandimento del sito denunciando come il capoluogo della Tuscia sia diventato la discarica della regione. Del resto, la legge dispone il conferimento nell’Ato (Ambito territoriale ottimale) più vicino, se nel proprio non ci sono impianti disponibili e per un lungo periodo Viterbo è stato l’unico in funzione nel Lazio.
La riclassificazione della discarica di Magliano è stata infine definita “uno scempio” dal consigliere regionale della Lega Daniele Giannini, a parere del quale “ci sono fattori escludenti così tassativi da non lasciare dubbi. Pertanto procederemo a sostenere l’amministrazione comunale, le associazioni, i comitati, i cittadini e chiunque voglia opporsi politicamente e attraverso la via giudiziaria per fare giustizia, dopo le precedenti censure del Tribunale amministrativo del Lazio in cui la Regione è stata perdente sette volte su sette”.
E se non bastasse il polverone politico, ci si mettono pure i furfanti. Un mese fa cinque autotrasportatori sono stati denunciati per varie irregolarità dai Carabinieri del Comando provinciale di Rieti nel quadro dell’attività volta alla prevenzione e alla repressione dell’illecita gestione dei rifiuti. Per arginare il fenomeno, solo nel secondo semestre del 2021 sono stati allestiti 335 posti di controllo sulle principali arterie stradali della provincia ad opera dei militari delle Compagnie di Rieti, Poggio Mirteto e Cittaducale e del gruppo Carabinieri Forestale che hanno nel complesso controllato 548 persone e 450 mezzi.
13–02-2022