Una Commissione consiliare sulla sanità difficile, quella convocata ieri dal presidente Giovanni Grillo (Lega) e durata circa 4 ore. Dopo aver ascoltato precedentemente cittadini ed associazioni, la Commissione ha invitato le sigle sindacali e gli ordini professionali per raccogliere i loro appelli ma l’argomento ‘ospedale de Lellis’ ha subito manifestato la propria delicatezza costringendo tutti a muoversi con massima cautela.
Si è quindi proceduto in punta di fioretto, ammorbidendo toni e posizioni, nel tentativo di far comprendere alla Azienda Sanitaria Locale (presente in forze in aula in ascolto) di come si trattasse di una convocazione diretta alla partecipazione e alla comprensione di quei problemi che generano lamentele (in particolar modo per il Pronto Soccorso) e non di un attacco.
“Tutto il lavoro che la Commissione sta facendo – chiarisce Grillo - si tradurrà in un unico documento che sarà portato all’attenzione del Sindaco, al fine di poterlo esporre nella sede opportuna, che è la Conferenza dei Sindaci, l’organismo rappresentativo delle autonomie locali, con funzioni di indirizzo e controllo sull'attività socio- sanitaria e di partecipazione alla programmazione di detta attività”.
Ciò che emerge immediatamente è che il benessere del paziente dipende da quello del dipendente, purtroppo costretto a lavorare sotto stress per mancanza di personale. E’ necessario un ambiente sano che risponda alle reali esigenze di un territorio come il nostro, ad un’utenza anziana che vede quindi ben delineate le richieste di cura anche nei prossimi anni. Particolarmente interessanti si sono rivelati soprattutto gli interventi dei medici, a vario titolo presenti in sala consiliare.
A parlare per primo è stato il consigliere dott. Franco Evangelista (Rieti in salute) “E’ evidente un sovraffollamento al Pronto Soccorso dovuto anche a necessità di ricovero che non trova risposta a causa di mancanza di posti letto” da qui la richiesta di verifica di posti in linea con la normativa vigente. Evidenziando la necessità di un piano di umanizzazione, previsto anche dalle linee nazionali, per affrontare le problematiche dovute ad un prolungato stazionamento garantendo il rispetto della dignità e della privacy delle persone e la necessità di un sostegno psichico. “La sensazione di sfiducia potrebbe altrimenti determinare un livello di qualità percepita più bassa del normale. Esiste un protocollo che si scontra con i requisiti standard di spazi, riscontrando la mancanza di distanza minima tra pazienti, la scarsa sorveglianza infermieristica, mancanza di divisori per garantire riservatezza durante l’espletamento dei bisogni fisiologici o per il cambio di biancheria intima con inoltre la mancanza di servizi igienici vicini all’area di osservazione. Il sovraffollamento ha poi gravi conseguenze determinando ritardi sulle procedure e una condizione di stress degli operatori conosciuto come ‘burnout’ che anziché spingerlo a prendersi cura del paziente lo porta a considerarlo come un oggetto con comportamenti controproducenti. Queste continue tensioni, come la stessa cronaca riporta, generano sempre più spesso episodi di violenza da parte dei pazienti o dei parenti in attesa”.
“L’insoddisfazione investe attualmente – ha spiegato il dott Massimo Ruggeri ANAAO - sia cittadini che lavoratori della sanità, è nostro dovere ascoltarli e questo di oggi è un grande atto di democrazia partecipativa. L’ingresso alle cure avviene attraverso due porte: Pronto Soccorso e servizi ambulatoriali. Il primo vive in una condizione anche nazionale di difficoltà, una porta aperta che necessita di lunghe attese, negli ambulatori c’è invece una porta socchiusa determinata da gestione delle liste d’attesa, una questione che abbiamo il dovere di risolvere. Le insoddisfazioni si ripercuotono sul lavoro, le lamentele si traducono in stress, in un ambiente non sereno: il cane che si morde la coda. Operatore sanitario-paziente è un rapporto a due dal quale non si può prescindere in ambito sanitario. Non possiamo negare che se anche alcune cose andassero molto bene, occorre migliorarne altre. Dobbiamo lavorare sull’attrattività ad esempio. Oggi i medici sono merce molto rara, a causa dell’imbuto formativo. La presenza è determinata da capacità di guadagno, dall’ambiente lavorativo, dai turni previsti, dalla possibilità di abitare altrove e magari viaggiare. Occorre rivalutare il rapporto tra pubblico e privato: l’idea che un medico non possa avvalersi di un’intramoenia allargata fa sì che non vengano a Rieti. Ed infine la medicina territoriale, già strutturata, va implementata poiché rappresenta un filtro importante, ma non possiamo farlo utilizzando risorse dell’ospedale!”
“Abbiamo attualmente 5 ultrasessantacinquenni ed un bambino, che è esattamente la proporzione che avrà Roma nel 2030 – ha dichiarato il dott. Giuseppe Teori, CISL Medici, ortopedico - A Rieti nel 2050 saremo 90.000, i servizi dei prossimi anni saranno tutti focalizzati su quelle necessità. La Asl ha lavorato bene sulla digitalizzazione, ma la mail l’anziano ce l’ha? Lo SPID? Chi lo assiste, il medico di base? Il caregiver? Occorre investire tempo e risorse per imporre innovazione in un territorio così vasto. E’ stata pubblicata una classifica in cui solo 367 ospedali fanno più di 100 femori l’anno ma al de Lellis in certi anni eravamo a quota 300! Per cui certi percorsi di eccellenza andavano conservati, ed invece per lavorare in isorisorse (cambiamenti praticamente ‘gratis’) l’ortopedia ha perso 16 posti letto. Noi non impariamo dai nostri sbagli – ha osservato il dott. Teori – sono dieci anni che abbiamo medici che si licenziano, occorre un’azione di autocritica. Occorre aumentare la formazione su patologie che saranno la tendenza dei prossimi anni usando quegli accorgimenti che non appartengono al lean management, un modo di gestire e programmare valido per la Toyota. Siamo responsabili in pronto soccorso della gestione di persone con patologie acute, ciò che possiamo fare oggi non è rinviabile: il paziente potrebbe nel frattempo aver perso delle chances. Dobbiamo pensare in un modo funzionale alla popolazione che abbiamo, dobbiamo essere più bravi di coloro che scrivono le linee guida poiché abbiamo un bene superiore da perseguire. Ci viene detto che mancano le risorse, ma è la politica a dover dare degli indirizzi. Non dimentichiamo, tutti, che la Asl è la più grande azienda che abbiamo in provincia, ha il maggior numero di personale, le risorse quindi vanno trovate e vanno anche cercate, da parte della politica, in altre aziende che abbiano interesse a migliorare e a finanziare alcune cose. Abbiamo avuto l’occasione di avere gli appalti Consib per la presa di alcuni macchinari. Se le risorse sono poche la tecnologia va presa in comodato d’uso, mentre è necessario acquistare sedie e barelle. Altrimenti tra quattro anni, dopo aver investito somme ingenti a discapito di altro, avremo il problema di smaltire la tecnologia già obsoleta. “
Freno a mano tirato da parte dei sindacati, eccezion fatta per la CGIL che ha comunque tenuto a ribadire come la famosa lettera pubblicata da alcune redazioni non fosse stata da loro stessi resa pubblica tornando comunque ad affrontare il problema del personale e del mancato scorrimento delle graduatorie esistenti. La Cisl attraverso Bianchetti ed Antonacci ha rivendicato la necessità di ‘volare alto’ e di osservare il problema sanità da altri punti di vista, in pratica delegando alla Conferenza dei sindaci di far presente le criticità dei territori a chi ha competenza nel legiferare, ovvero Regione Lazio, mentre spetterà alla Asl recepire linee guida anche attraverso medici di famiglia e interventi umani e strutturali. La Uil con Formichetti ha chiesto tempo e pazienza per vedere completato un piano ed una progettualità che ha dato comunque i suoi frutti pur non nascondendo alcune difficoltà.
Fortemente critici sugli argomenti affrontati in commissione i consiglieri Alessio Angelucci ed Emiliana Avetti. Lungo intervento da parte di Angelucci (Centro democratico) che ha ricostruito la storia della sanità locale, rifiutando la responsabilità di generare un clima tale da portare i pazienti a non recarsi al pronto soccorso o farlo tardivamente. Proposta: sfruttare la buona filiera politica a disposizione, con un deputato attento ai bisogni del territorio e recarsi dal Ministro a spiegare come il nostro sia un territorio non inquadrabile con altri simili, con aree interne dallo sviluppo mai completato e dove un’ambulanza non arriverebbe mai in tempo, devastato dal sisma del 2016. Necessario quindi stilare un Piano Straordinario per la Sanità nel Reatino. Emiliana Avetti (Pd Progressisti) invece accusa senza mezzi termini la commissione di strumentalizzazione e alcuni di campagna elettorale, particolarmente critica nei confronti dell’altro membro di commissione Lidia Nobili (Forza Italia). Quest’ultima aveva contestato la frase ‘accessi impropri’ spesso utilizzata a proposito del Pronto Soccorso, spiegando come avesse raccolto finora diverse testimonianze critiche da parte di familiari di persone anziane, ritenendo compito del politico, come rappresentante di tutti i cittadini, raccogliere le loro difficoltà su un argomento delicato come la sanità. “Non posso accettare la frase mal comune mezzo gaudio. Se avessimo coraggio proporremo un o.d.g. firmato da tutti i membri di questi Commissione e lo sottoporremmo al Consiglio comunale, sarebbe un atto importante, pur sapendo che dovremo comunque confrontarci con la Regione”.
“Siamo comunque continuamente in campagna elettorale – ha sottolineato Matteo Carrozzoni capogruppo di Fratelli d’Italia – quindi cosa facciamo? Restiamo immobili? Nel 2020 richiedemmo un Consiglio Straordinario, ci venne presentata dalla dg un’azienda florida, in crescita, facendoci passare come complottisti. Ora registriamo gli stessi disservizi e insoddisfazione di allora, con l’aggravante di problematiche aziendali e addirittura provvedimenti disciplinari o trasferimenti di cui veniamo a conoscenza attraverso i sindacati. Attraverso gli interventi di oggi si è cercato di delegare la strategia che dovrebbe invece essere propria della Azienda a cui spetta, attraverso la Regione, la conoscenza del territorio in un confronto continuo che non dovrebbe arrivare dal basso ma da chi gestisce. Da questa commissione deve uscire il messaggio di creare un confronto reale e non propagandistico, soprattutto per chi ci sarà domani a prescindere dal colore politico”.
L’intervento più incisivo arriva però da Maurizio Vassallo (Per il bene Comune) incontenibile, smuove gli animi e vola sopra ‘diplomazia e mechinità’ “Ma voi la gente non l’ascoltate? – tuona – Ma certe cose non le sentite dai cittadini? Non vedete i numeri della mobilità? Sono un democristiano che guarda a sinistra ma tengo sopra ogni cosa alla sanità pubblica e sarei pronto a scendere in piazza per difenderla, dobbiamo metterla in mano ad amministratori capaci! Per ben due volte ho chiesto le dimissioni di questa dg poiché ha fallito e torno a farlo. Nell’atto aziendale i posti letto ci sono, ma qui si gioca: si aprono reparti che sono ambulatori venduti come tali. Non c’è un solo operatore ascoltato privatamente che non ci mostri una realtà preoccupante, vogliamo parlare della chirurgia? Senza di quella un ospedale muore! E’ quanto percepito da fuori, magari erroneamente, salvando le eccellenze che comunque ci saranno in altri ambiti. Non abbiamo però saputo vendere un’immagine migliore. Pensiamo ora alla nuova struttura ma se sto male pretendo da subito che la vecchia funzioni. Siamo coscienti che i problemi esistano e che non esista bacchetta magica per risolverli ma i rapporti con le associazioni, con il territorio sono importanti, è gente che vive sulla propria pelle le difficoltà. Parlare con i sindacati è importante, sebbene alcune volte siano rimasti in silenzio. Le liste d’attesa hanno tempi lunghissimi e non ci possiamo permettere tutti la sanità privata, il rischio è non curarsi più. E come politico voglio parlarne perché tutto è politica ed io tengo alla mia città. Io non voglio questo tipo di sanità, ne voglio una migliore, pubblica e per farlo occorre un cambiamento. E non ho una graduatoria da scalare, né posti cui aspirare, né mogli che lavorano all’ospedale, pretendo trasparenza. Dobbiamo difendere il nostro ospedale con le mani e con i piedi”.
Ha ringraziato per una seduta che trova notevolmente conoscitiva in un luogo simbolico che serve a restituire alla Città voce in capitolo su un bene primario ed universale, Antonio Emili (IoCiSto). “Non colgo elementi di speculazione – ha detto – La politica ha abdicato non definendo nomine in quell’ambito in cui chi amministra deve svolgere compiti di indirizzo” nominando università ed investimenti per elevare servizi. “La Conferenza dei Sindaci dovrà fornire un contributo determinante rispetto alla particolarità della popolazione più anziana della Regione Lazio e la vastità di 73 Comuni in zone completamente differenti, riaffermando la necessità di ricostruire un sistema di sanità territoriale”.
Al termine della audizione ha richiesto la parola la direttrice sanitaria dell’Asl di Rieti dottoressa Assunta De Luca, intervento non previsto dal regolamento della commissione che aveva già rifiutato i contributi di altri presenti ma che, dopo riunione di confronto tra tutti i membri, è stato concesso. Il presidente Grillo ha chiarito come fosse già in previsione la richiesta di incontro con la dg dell’Azienda (sebbene non si fosse ancora risposto alla richiesta di documentazione utile alla Commissione, per comprendere al meglio, dati alla mano, quali fossero le difficoltà che il nostro nosocomio sta attraversando) e che comunque non si sarebbe riaperto un dibattito dopo l’ascolto. La dottoressa però non ha risposto commentando i vari interventi ma ha dato lettura ad una lunga relazione interna, poi consegnata, con cui si ribadisce l’ottimo lavoro svolto dalla metà del 2017, elencando dati e percentuali, con una mobilità passiva portata vicina a quella che si ritiene essere la ‘quota incomprimibile’, ricordando come la Asl di Rieti sia stata più volte giudicata prima a livello nazionale per adozione di misure innovative. “La popolazione deve sapere come rivolgersi alle strutture sanitarie. Se qualcosa non funziona c’è l’ufficio relazioni con il pubblico attraverso il quale siamo pronti a migliorare i servizi” esortando i cittadini a farlo anziché indirizzare lamentele alle redazioni.
14_12_22