E’ un classico della nostra terra ‘Sabina Anno Zero’ di Pietro Pileri a riportare quanto avvenne in quell’offensiva di fine marzo-primi aprile 1944 che ebbe luogo quasi simultaneamente nell’arco dei Comuni di Poggio Bustone, Leonessa, Monte S. Giovanni, Longone Sabino e Rieti. Traiamo da quest’opera il racconto del venerdì Santo sul Tancia.
“Man mano che si avvicinava la disfatta sul fronte di guerra s’inasprivano le vendette e le rappresaglie nazi-fasciste contro i paesi di montagna segnalati come fronteggiatori dei partigiani e dei prigionieri.”
“Dopo Poggio Bustone, la brutalità e la ferocia dei tedeschi scelse come ribalta Monte S. Giovanni di cui ricostruisce le orribili scene Giuseppe Bonacasata “Era il 7 aprile 1944 e lasciai la mia casetta appena all’alba assolutamente ignaro di quanto sarebbe potuto accadere ai miei”. “Vai, scappa – mi supplicò Pasqua (la moglie di 35 anni); tornerai quando i tedeschi se ne saranno andati: vedrai non accadrà nulla. Abbiamo otto figli e tu non puoi finire in prigione: la bufera passerà presto!”
E la bufera passò sotto forma di ordini secchi e implacabili degli uomini dai mezzi stivali, ma travolse tutto quanto incontrò sul suo cammino: donne, vecchi, bambini, malati, attrezzi, bestiame… “I tedeschi strapparono dai giacigli Angelo (9 anni), Aldo (6 anni), Arnesina (2 anni) con mia moglie alle costole (che aveva in braccio l’ultima nata di pochi mesi) nel tentativo di sottrarre tre dei suoi, dei nostri figli dalle mani dei tedeschi”. Si avviarono verso il Colle di Tancia.
“Seguivano a gruppi gli altri, fra i quali Barbara Capparella (55anni) con la cognata Zefferina Mei (42 anni), i figli di questa, Vincenza (19 anni) con il fratellino Ersilio di appena tre anni. Poi a breve distanza Rosa Valentini (37 anni) insieme ai figli Dina 11 anni, Domenico (6 anni) e Nello di tre anni con il vecchio zio Vincenzo Valentini di 78 anni. E ancora Giulia Capparella di 55 anni, la figlia Gelsomina (37 anni) in Ippoliti, incinta di 5 mesi”. Tutti costoro erano ignari del tragico destino che li attendeva….
“In contrada Gallo di Montecavallo i tedeschi si davano alla caccia all’uomo uccidendo ‘a vista’ i fratelli Mei Orazio (73 anni) e Vincenzo 870 anni) – scrive Pileri - nonché Francesco Ratini (76 anni) al quale spararono a bruciapelo mentre nella stalla stava porgendo una manciata di fieno ad un asinello. Tutto ciò accadde la mattina del Venerdì Santo…”
“Il giorno seguente sgombratasi la zona dai tedeschi, i parenti delle vittime si recarono in mesto pellegrinaggio sul posto della sommaria esecuzione. La visione dovette essere impressionante, agghiacciante: così come erano giunti sul luogo dell’eccidio, le donne, i vecchi ed i bambini rastrellati giacevano avvinghiati a gruppetti pressoché indistricabili. Errando tra i dirupi, Giuseppe Bonacasata trovò il ‘suo’ macabro gruppo dove c’era la moglie con i tre figli trucidati, ma non la figlioletta di tre mesi. … Poco in disparte, fu colpito dalla vista del suo vecchio e sdrucito pastrano avvoltolato sotto un masso. Si chinò istintivamente sul fagottello tirandolo per uno dei bordi e quale fu la sorpresa nel constatare che il soprabito pesava più del previsto. Tirò ancora e contemporaneamente sull’erbetta nata in quella incipiente primavera, si srotolò il corpicino della sua creaturina, della sua tenera Antonietta, cerea in volto con un baffo di schiuma sulle gote ma ancora miracolosamente in vita.
Evidentemente la madre, prima ancora che il plotone d’esecuzione tedesco facesse fuoco sul gruppo, in un supremo anelito di amore e di vita, era riuscita a deporre la piccina sotto quell’anfratto salvandola da sicura morte.”
(da Sabina Anno Zero di Pietro Pileri)