(di Maurizio Festuccia) Dopo una serie di autori della fotografia a 360°, questa volta voglio presentare un personaggio che si è affacciato alla ribalta di questa grande passione da soli pochissimi anni, un paio per l'esattezza, si tratta di Michele Mascis. Il suo grande amore per la natura per il paesaggio, per lo scatto all'aria aperta, lo colloca come un quasi monotematico dedito alla fotografia paesaggistica, dove il suo impegno e la sua passione sembrano essere deputati in modo diretto, prevalente, assoluto. Conosciamolo meglio, cerchiamo di penetrare il suo mondo, le sue scelte, i suoi... obbiettivi.
Non ci è mai capitato di imbatterci in un autore 'monotematico' ma siamo curiosi di conoscere il tuo mondo, questa tua scelta unilaterale.
"In effetti non è molto tempo che ho abbracciato questa passione e, dopo un corso nel 2010 per imparare i primi rudimenti della fotografia con Emiliano Grillotti, sono solo un paio di anni che gli sto dedicando anima e corpo. Inizialmente 'puntavo' un po' a tutto senza un obbiettivo preciso che, invece, da lì a poco ha iniziato a prendere sempre più forma e... sostanza. Lavoro presso il pronto soccorso dell'ospedale di Rieti ed appena posso, quando 'smonto', l'unico mio pensiero è uscire a fare foto. Foto d'ambiente, paesaggistiche, dove la natura offre in particolari momenti dei quadri eccezionali. E' quello l'unico obbiettivo che mi spinge a scattare, a mollare tutto per la Fotografia, ovunque io pensi ci siano luoghi ed ambientazioni meritevoli, specialmente in particolari giorni dell'anno."
Lo fai per catturare circostanze di luce particolare oppure più semplicemente per evadere dalle tue ore lavorative?
"Seguo molto il meteo e di sicuro non mi muovo quando vedo un cielo limpido, senza ombre o imperfezioni. Preferisco sempre un momento di variabilità, con particolari giochi di nuvole che esaltano la composizione di scatti unici, e comunque senza la 'piattezza' di un azzurro terso ed informe che poco regala all'emozione che possono trasmetterti quadri diversi. Essendo un fotografo paesaggista ho sempre con me la fotocamera specialmente nei luoghi cui faccio visita: trovo sempre di che fotografare cercando la giusta commistione tra un soggetto e la natura che lo ospita. Appena ne ho l'opportunità cerco immediatamente di tuffarmi nel verde, lo preferisco di gran lunga al caos cittadino. E' stata una mia prerogativa da sempre, al di là della fotografia."
Hai delle località che ti ispirano particolarmente per i tuoi scatti?
"Vado spesso a far visita alla Val d'Orcia, Rocca Calascio, Castelluccio di Norcia ed il Terminillo. Vivendo al centro, le varie location sono praticamente equidistanti da Rieti, solo la Val d'Orcia - in provincia di Siena - resta un po' più lontana ma ne vale sempre la pena muoversi per quel che offre. Del resto, per chi ama la fotografia paesaggistica, quelle zone sono straordinariamente affascinanti, le colline toscane costituiscono da sempre un obbiettivo irrinunciabile per qualunque fotografo."
E' difficile l'approccio a questo settore della fotografia?
"Quando arrivo sul posto di destinazione dei miei intenti, mi guardo a lungo intorno, cerco di capire meglio la migliore posizione per l'inquadratura ottimale. Studio a lungo ogni cosa, ogni aspetto e cerco di capire al meglio perché e da dove riprendere un'immagine. Mai farsi prendere dall'euforia che un luogo di fascino può facilmente suscitare: personalmente osservo moltissimo l'ambientazione percome comporre la mia fotografia e poi do seguito agli scatti."
Qual è a tuo avviso la fotografia ideale per ritrarre il miglior paesaggio? Quali sono gli elementi che non dovrebbero mai mancare?
"La prima cosa che guardo in uno scatto è la composizione, a ruota segue la 'luce'. Ovviamente, poi, dipende da quale dei miei luoghi preferiti rivolgo l'attenzione: ognuno di essi ha delle caratteristiche particolari e specifiche da cui non posso esimermi. Questo è il bello ed il brutto di chi vive solo per la paesaggistica: può accadere di fare centinaia di chilometri e non trovare in quel determinato posto quell'ambiente ideale che ti aspettavi, un po' come andare a pesca e non riportare niente a casa. A me piace immortalare quello che gli occhi vedono in un preciso istante e, magari, dopo frazioni di secondo, quell'immagine non c'è più: lì bisogna saper cogliere l'attimo. E' una questione di istanti e cambia lo scenario, quella raggiera di sole da dietro una nuvola potrebbe non tornare mai più e la composizione mancherà inevitabilmente di un fascino irripetibile. Mi piacerebbe moltissimo che i miei scatti riuscissero a trasmettere agli altri le stesse emozioni che provo io nel momento di realizzarle: quadri che toccano il fondo dell'anima accarezzandola. Secondo me, la fotografia è l'unico linguaggio compreso in ogni luogo ed in ogni dove, e spesso riesco nell'intento di comunicare questo concetto riuscendo ad emozionare chi si sofferma a guardare le mie foto."
Hai punti di riferimento per questa tua visione della foto così 'ampia' e così 'ristretta' allo stesso tempo?
"Ultimamente esco spesso con Luciano Battaglia, un grande fotografo paesaggista folignate che da oltre trent'anni mira solo a questo settore della fotografia. Pur cercando di essere il più discreto possibile, cerco di rubare da lui con gli occhi quel quid in più che potrebbe servirmi per migliorare le mie cognizioni o punti di vista di un qualsiasi scatto. E' veramente molto bravo ed ascoltare i suoi consigli spesso è come seguire una continua lezione da cui apprendere il massimo possibile e poterlo poi metterlo a frutto alla prima occasione. Ci scambiamo spesso pareri e 'dritte' su qualunque cosa ed è il miglior modo per crescere insieme, al di là dell'esperienza che ognuno ha maturato nel proprio tempo. Avevo sentito parlare di lui ma l'ho conosciuto solo incontrandolo a Terni, nel negozio che frequentiamo entrambi, ho cercato di 'seguirlo' sul suo profilo web fino a che, ora, siamo diventati veri amici. Gliene sono grato. Vivere e condividere la stessa passione, parlare lo stesso linguaggio è una cosa straordinaria: solo quello, a volte, ripaga di una giornata che potrebbe aver regalato poco ai nostri scatti."
Qual è la tua attrezzatura-tipo?
"Scatto con una D750 Nikon ed un corredo 'paesaggistico' che, per i non 'addetti ai lavori', potrebbe risolversi in una fotocamera e qualche giusta focale ma non è così o, meglio, non è solo di questo che si ha bisogno. Ho un bouquet di filtri particolari che servono a mettere in risalto determinate situazioni di luce che si possono incontrare nelle località raggiunte. Si spazia dal classico, immancabile, polarizzatore ai filtri ND (per allungare i tempi di esposizione tipo: per il movimento delle nuvole o dell'acqua), fino ai filtri digradanti GND (anch'essi utilissimi per livellare l'esposizione in un impatto luminoso diversificato da asse ad asse dell'inquadratura)."
Hai avuto dei punti di riferimento irrinunciabili nella storia dei più grandi della fotografia?
"Beh, impossibile non seguire con una particolare devozione ed una immensa ammirazione autori come Sebastiao Salgado o Steve McCurry. Consiglierei a chiunque di leggere con attenzione 'Genesi', il libro di Salgado, fondamentale per chi ama la vera fotografia."
Quale sarebbe la tua più grande ambizione?
"Vincere un National Geographic sarebbe il massimo, vorrebbe significare ricevere un altissimo riconoscimento, il più importante per chi come me ama questo particolare genere di fotografia. E comunque il mio desiderio più grande, guardando da qui al futuro, sarebbe quello di far diventare questa passione un vero e proprio lavoro. Magari anche esclusivamente come insegnante, supportato da qualche capace agenzia, tenendo work shop fotografici ovunque ci fosse interesse e richiesta. Conosco tanti miei 'colleghi' che hanno iniziato così, per gioco e per amore, ed oggi stanno capitalizzando tanti anni passati sul... campo, lavorando in lungo ed in largo per l'Italia in questo modo."