Ferro e legno, vernici e cere, squadre e scalpelli. È la ditta Fratelli Nicoletti, una fabbrica di mobili tra arte e artigianato che ha segnato la storia imprenditoriale della città, divenendo prima il tema di una mostra dell’Archivio di Stato di Rieti, nel 2021, e ora una raccolta di saggi. Il volume, dal titolo ‘I Nicoletti-Rinaldi di Rieti e l’armadio della memoria. Un archivio e una storia d’impresa’ a cura di Alfredo Pasquetti e Daniele Scopigno, per le edizioni ‘Il Formichiere’, è stato presentato nella sede dell’Istituto archivistico reatino. Alla presentazione è intervenuto Edoardo Currà, presidente dell’Associazione italiana per il patrimonio archeologico industriale. Il testo è, infatti, il frutto della collaborazione dell’Archivio di Stato di Rieti con l’Aipai e la Alessandro Rinaldi Foundation e fa il punto sul lavoro che l’Istituto reatino svolge ormai da quattro anni sul complesso documentario dell’azienda nata nel 1914 con i fratelli Nicoletti e poi prosperata sotto la guida di Alberto Rinaldi fino al 1989. I fratelli Nicoletti riuscirono a realizzare un opificio che, all’atto di nascita della Provincia di Rieti, dava lavoro a circa duecento operai. Luigi Nicoletti, che troviamo nel 1851 a Rieti come maniscalco, si traferì a Roma dove dette vita a un laboratorio di produzione di mobili, mentre Ercole Nicoletti, figlio di Antonio, aveva un attrezzato e moderno laboratorio di falegnameria a Rieti, in via Terenzio Varrone, dove fabbricava mobili apprezzati per la loro qualità. Da lì iniziò una storia aziendale, passata per lo stabilimento nei pressi di Porta Conca e proseguita fino all’esperienza della “Rinaldi-Iacoboni” nella zona di Porta Romana. La sensibilità di Rinaldi ha preservato una parte considerevole dell’’archivio del prodotto’: quasi 7mila progetti di squisita qualità grafica che, unitamente ai registri, ai cataloghi, al materiale fotografico e tecnico, sono stati donati all’Istituto reatino del MiC nel 2019 dagli eredi di Alessandro Rinaldi, figlio di Alberto. All’azienda reatina si rivolgevano personaggi della politica e delle istituzioni durante il fascismo, come il ministro Giuseppe Bottai ma anche del mondo intellettuale come la famiglia Montanelli, nonché gli scienziati Nazareno Strampelli e Carlo Jucci e numerosi appartenenti alla nobiltà. La falegnameria lavorò anche per la produzione, per conto della Breda, di parti in legno per armi leggere. Le testimonianze dell’attività dei Nicoletti, all’incrocio tra arte e artigianato, possono ancora essere osservate, ad esempio, nei palazzi delle istituzioni come Prefettura, Comune e Provincia di Rieti e in alcuni esercizi commerciali del centro storico.
E’ possibile accedere alla mostra virtuale dedicata alle carte Nicoletti, presente sulla piattaforma digitale Movio (Mostre virtuali online) messa a disposizione dall’Istituto centrale per il catalogo unico del Ministero della cultura
https://asri-inicolettirinaldielarmadiodellamemoria.movio.it/it/1/home
Un’appendice è, inoltre, dedicata al Terminillo attraverso la raccolta fotografica di Alberto Rinaldi, già presidente del Cai di Rieti come il fratello Domenico. Un aspetto che si lega alla mostra in corso: ‘L’invenzione del Terminillo. Rieti e la ‘montagna di Roma’, visitabile fino al 29 dicembre dal lunedì al venerdì, dalle 8:00 alle 15:00.
Attraverso documenti, fotografie, progetti, disegni e filmati è possibile ripercorrere la storia della stazione montana, proponendo ai visitatori un percorso che dalla cartografia ottocentesca si muoverà verso le prime attività di escursionismo, passando per la costruzione della strada che conduce a Pian de’ Valli, prima tappa della creazione del Terminillo come meta turistica nel 1933, di cui ricorrono appunto i 90 anni dalla realizzazione. Un passaggio obbligato testimoniato dalla documentazione che FOTO MUSSOLINI mostra come i vertici nazionali del Fascismo si siano impegnati in prima persona per assecondare le scelte dell’allora capo del governo, intenzionato a creare la ‘montagna di Roma’, un progetto che da una parte sarà una risorsa economica e turistica ma dall’altra porterà non pochi problemi di gestione agli enti coinvolti, fino a scontri politici e personali con le autorità locali.
L’ampia documentazione, inoltre, permette di ripercorrere la nascita del sistema dei rifugi, dalla installazione dell’ex Umberto I sul Terminilletto nel 1903 e di cui ricorrono i 120 anni dalla realizzazione, fino all’Angelo Sebastiani, passando per la capanna Trebiani, il Parioli, il Città di Rieti, il Terni e il Massimo Rinaldi, a testimonianza della ricchezza di strutture presenti nel corso dei decenni, grazie anche all’opera del Cai di Rieti, di cui ricorrono quest’anno, anche per il Club alpino reatino, i 90 anni dalla costituzione. In particolare, l’impegno dei fratelli Rinaldi ha veicolato le sollecitazioni per lo sviluppo dell’escursionismo e a questo proposito sarà esposto il primo materiale utilizzato per lo sci e le arrampicate di Alberto, come già ricordato presidente del Cai di Rieti così come Domenico.
Una sezione della mostra è dedicata alla proliferazione delle strutture turistiche e ricettive, così come allo sport che ha visto e vede il Terminillo come luogo di accoglienza di manifestazioni anche nazionali, tra cui, ad esempio, il Giro d’Italia.
da Format set-ott.23
ph M. D'Alessandro e Archivio di Stato