Ottobre 2017

RIETI MISTERIOSA

LO SCHELETRO DI CELESTINO V NASCOSTO AD AMATRICE

(prima parte)

storie

Lo sapevate che i resti di Celestino V furono nascosti per 4 giorni vicino ad Amatrice?

Il fatto risale al 1988 quando a L’Aquila fu trafugato il corpo di Papa Celestino V, quello della Perdonanza e del “gran rifiuto” descritto da Dante Alighieri nella Divina Commedia. La notizia finì sui notiziari di tutto il mondo. La città rimase con il fiato sospeso per quattro, lunghi giorni. Chi cercava le spoglie all'Aquila, chi le cercava lontano dalla città.

Furono trovate il 21 aprile dell’88 dalla polizia all' interno di una cassa di legno-compensato in un loculo del cimitero di Rocca Passa, una frazione di Amatrice, quindi a una sessantina di chilometri dall' Aquila
Come ci erano arrivate? Chi ha indirizzato gli inquirenti fino là?

 

I resti del santo erano stati trovati in perfetta conservazione, coperti con i paramenti bianchi dei Papi. A una prima ricognizione effettuata dal vicario generale dell' Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, le ossa e il volto, modellato con cera sul cranio di san Pietro Celestino (a somiglianza però del cardinale Confalonieri, che volle il mausoleo nella basilica dell' Aquila), non avevano subìto danni. All' interno della cassa c' era anzi della naftalina, proprio per meglio conservare le spoglie. E’ rimasta sempre una divergenza tra la storia ufficiale, raccontata dalla polizia alla stampa, e alcune obiezioni alle quali nessuno ha saputo né voluto rispondere. Di sicuro i ‘rapitori’ avevano avuto il tempo di compiere più di un sopralluogo nella basilica. Le misure della cassa di compensato, forse costruita da un artigiano della zona, erano precise al millimetro rispetto alla salma del santo. In quelle ore di ‘rapimento’ spiegava il questore avevano ricevuto telefonate anonime, mitomani che si spacciavano per appartenenti alle Brigate rosse, alla ' ndrangheta, alla mafia, chiedendo fortissimi riscatti.  (FOTO B Corpo prima del terremoto)

Invece secondo la versione passata alla storia, pedinati e seguiti i colpevoli fino a Rocca Passa, le spoglie erano state ritrovate ma i responsabili erano sfuggiti alla cattura, come spiegò ai cronisti il questore dell’epoca. Ma già secondo i resoconti giornalistici del tempo la versione ufficiale non convinceva: possibile, in effetti, che gli scooter potessero sfuggire a un inseguimento delle “pantere” della Volante?

Ecco il diffondersi della tesi complottista, di un “patto” con uno dei ladri, in nome dell’interesse superiore del ritrovamento della reliquia, in cambio della sua impunità. Una tesi che mai nessuno ha voluto confermare.

E la verità resta un mistero, anche ventinove anni dopo.
Della vicenda, che molti ignorano, resta una testimonianza proprio al cimitero di Roccapassa: una lapide marmorea, posta lì decine di anni fa, che recita:

A ricordo di Papa S.Celestino V, Pietro da Morrone 1215-1294. Uomo umile le cui spoglie mortali trafugate dalla Basilica di Collemaggio dell'Aquila hanno riposato in questo luogo Sacro nei giorni 17, 18 e 19 aprile 1988. I cittadini di Roccapassa e Cornelle”.

 

 

Quei resti in un materasso

Il trafugamento del corpo di Celestino V fece comunque tornare in luce alcuni episodi relativi proprio alle spoglie del santo.

Dopo la morte a Fumone, nel 1246,

i resti furono conservati nel monastero celestiniano di Sant' Antonio a Ferentino. Ma era opinione comune che il convento non fosse abbastanza sicuro. Per questo furono portati in una chiesa dentro le mura. Ma i frati, delusi per la scelta, portarono le ossa fino all' Aquila infilando i resti in un materasso. Tra le tante curiosità legate intorno alla figura di Pietro Celestino, c' è anche quella di un buco sul cranio, che venne rilevato nelle primissime ricognizioni. Un foro che, almeno in apparenza, sembrava provocato da un chiodo. Questo rafforzò l' ipotesi che Pietro da Morrone fosse stato assassinato su ordine di Bonifacio VIII (ecco che ritorna uno dei protagonisti di questa rubrica!), il successore per il quale Celestino era solo un personaggio ingombrante. Ma fu davvero così?

Quel foro nel cranio

Dopo il ritrovamento della salma nel 1988 fu eseguita una TAC sotto l'autorizzazione di Città del Vaticano, che rivelò questo foro perfettamente circolare provocato quasi sicuramente da un chiodo conficcato in testa da misteriosi sicari. Tutto ciò accaduto mentre l'Eremita da Morrone (questo il suo nome prima di salire al soglio pontificio) si trovava al Castello di Fumone, lì rinchiuso appunto da Bonifacio VIII.

Ma chi era Pietro da Morrone? E perché un eremita diventò Papa? Per quale motivo sarebbe stato ucciso? Qual è la leggenda collegata alla suo morte?
Lo leggerete nella prossima puntata.

Intanto ringraziamo per questo ‘gancio’ Patrizia Catenacci e Marco Visconti, abruzzoweb.it, per essersene interessati.

 

Conosci anche tu un fatto misterioso, una dicerìa, una leggenda legata alla tua zona?
Inviala alla pagina Fb “Rieti Misteriosa” o all’indirizzo rietiformat@gmail.com

 

 

 

 

 

 

condividi su: