di Matilde Fallerini - Per molti secoli il Borgo di Rieti è stato attraversato da carovane che accompagnavano le greggi nella transumanza durante l'alternarsi delle stagioni autunnali e primaverili. Erano carovane organizzate secondo una gerarchia pastorale rigorosa, con a capo il "massaro o vergaro", che oltretutto organizzava il " transito", cioè l'attraversamento del centro abitato. Era un grande evento l'ingresso della carovana in un quartiere della città, perché portava un notevole risvolto economico e sociale. Era in queste occasioni che i conciatori di pelli, i cardatori di lana, i " facocchi" che riparavano i carri, i maniscalchi, i bastai, i falegnami, che popolavano il borgo, facevano affari, poi c'era anche il mercato per vendere il cacio e la ricotta. Nell'800 il loro passaggio era atteso con entusiasmo, anche per usufruire degli escrementi del bestiame per concimare i campi e gli orti circostanti appartenenti alle famiglie benestanti cittadine. Le piazze di Santa Cecilia e di Sant' Angelo del Borgo (oggi tutta la zona dove c'è la Provincia fino a Borgo Sant'Antonio) costituivano l'antico Foro Boario e si animavano in modo caratteristico per la moltitudine di fiere e mercati che vi si svolgevano durante tutto l'anno. Ogni mercoledì e sabato c'era il mercato, in occasione delle feste di San Pietro Martire, di Sant'Antonio di Padova, dell'Ascensione e per la festa della patrona Santa Barbara, c'era la fiera del bestiame grosso. Ma queste fiere oltre al benessere economico, portavano anche tanta sporcizia a ridosso delle abitazioni e per una questione d'igiene, il mercato del bestiame fu spostato fuori Porta Romana, alla Giorlandina, in aperta campagna, che per l'occasione prese l'appellativo di Campo Boario.
(notizie tratte da “La basilica delle acque “ di Roberto Marinelli)