di Matilde Fallerini - Nel passato Rieti aveva molte chiese, più di quelle esistenti oggi dentro la cinta muraria. Immagino il loro suono, durante le festività liturgiche, invadere la città e la campagna circostante, richiamando i fedeli alle funzioni religiose. Mio nonno mi raccontava che le campane di alcune chiese avevano un particolare suono che le faceva distinguere dalle altre e che era paragonabile a modi di dire, ad esempio il suono delle campane della Cattedrale era similare alla frase:” So cotti li faciò... So cotti li faciò...”, ma oltre questi suoni particolari, le campane stesse avevano un nome. Porta d’Arci era l’unico quartiere cittadino a detenere l’onore di avere i “concertatori” di campane: Paolo Tomassoni, infermiere detto Paulino; Tommaso Ciancarelli detto Tomasso lu carzolaru; Giovanni Scopigno detto l’Ursittu lu barbiere, erano gli orchestrali e i concertisti dei campanili di Rieti. Tomasso quando accordava le campane, le chiamava per nome: Benedittu -ttu erano le campane di San Benedetto, ‘Ntoniu-‘Ntoniacciu erano quelle di San Francesco e Isa-Isà erano le campane di Santa Lucia. Quando giunsero le truppe americane a Rieti, tutte le campane della città iniziarono a suonare per annunciare la liberazione, i soldati rimasero affascinati da questi suoni tanto che nel settembre del 1944, alcuni ufficiali fecero suonare ai tre orchestrali tutte le campane di Rieti registrando il “concerto” e lo spedirono in America per diffonderlo attraverso la radio. I reatini, ancora scossi dai bombardamenti avvenuti, sentendo all’improvviso le campane suonare a distesa, scesero per le strade impauriti gridando: “Madonna méa que è successu...” ?! non sapendo che le campane delle chiese cittadine, avrebbero reso Rieti famosa in America.