di Francesca Sammarco - Care ragazze, io vi invidio e vi esorto. Vi invidio perché i tempi sono cambiati rispetto a quando ero ragazza io, nata nel 1952, allo stesso tempo vi esorto, perché nonostante i cambiamenti, una maggiore informazione, libertà e dialogo, essere donna è sempre impegnativo e le libertà conquistate a fatica si possono perdere in un lampo: ai miei tempi le ragazze iraniane andavano all’università, erano truccate e avevano la minigonna. Non cadete nella solita trappola, non siate bamboline, non fatevi umiliare, non conformatevi, non arrendetevi, non sentitevi sempre in colpa, non copiate schemi maschili, ma soprattutto non entrate in competizione tra di voi. La solidarietà femminile è bella e importante. La mia generazione ha contribuito con manifestazioni e attivismo per la conquista di diritti civili, nonostante le solite avversioni primo fra tutti l’aborto (ricordiamoci Giorgiana Masi, uccisa a ponte Garibaldi durante una manifestazione dei radicali per il referendum: spararono nel mucchio ad altezza d’uomo, io c’ero, per sicurezza marciavo sempre alla testa dei cortei, mai al centro e mai in fondo, perché gli autonomi sfondavano il corteo e la polizia cominciava a caricare con i lacrimogeni. Giravo sempre con un foulard inserito nell’occhiello dei pantaloni e scarpe basse, pronta a correre). Sotto ai tergicristalli delle macchine i movimenti antiabortisti lasciavano volantini con la foto di un feto accanto a quella di una moneta da 100 lire per dimostrare le dimensioni (il feto entrava dentro la moneta), senza pensare che queste foto avrebbero potuto scioccare i bambini, che stupidi non sono e facevano domande. E che dire dei comizi di Amintore Fanfani contro il divorzio (cercateli in rete se volete indignarvi per bene). Gli aborti clandestini erano frequenti, c’era chi andava nelle cliniche private, chi faceva il famoso ‘viaggio verso Londra’ cantato da Teresa Gatta, cantante femminista, chi finiva nelle grinfie delle ‘mammane’. I radicali furono importanti negli anni ’70, aiutarono molte con il metodo ‘Calman’ per aspirazione, raccogliendo fondi per il viaggio, evitando setticemie, morti e sterilità future. Sul nostro corpo si abbatte sempre la supremazia maschile, sotto ogni forma. La Democrazia Cristiana osteggiò fortemente l’aborto, che passò solo dopo aver inserito la formula dell’obiezione di coscienza, ma in questo modo, di fatto, soprattutto in alcune regioni, a seconda del colore politico, è diventato quasi impossibile abortire. Fare le leggi e fare in modo da non poterle applicare: state attente.
Nonostante gli anni di piombo (iniziati il 12 dicembre 1969), abbiamo portato a casa anche il divorzio, il nuovo diritto di famiglia, il contratto collettivo nazionale di lavoro, il Servizio Sanitario Nazionale (oggi ci stiamo rimangiando tutto e tocca alla vostra generazione difendere i diritti conquistati). Se pensiamo che l’abolizione del matrimonio riparatore e del delitto d’onore sono solo del 1981 (leggete la storia di Franca Viola, all’epoca fece scalpore), capite bene che c’è tanto cammino da fare e per noi donne, ve lo dico con chiarezza, la strada è sempre in salita, ma non dovete arrendervi mai. Passo dopo passo, con la consapevolezza di sé, delle proprie capacità e dei propri limiti, senza farvi sminuire da nessuno.
Nel 1978 rapirono e uccisero Aldo Moro: Roma era blindata, mi fermavano tutte le mattine sulla Cristoforo Colombo mentre andavo al lavoro, avevo il mitra puntato al finestrino e molti erano militari giovani, nervosi e spaventati, come lo eravamo tutti, ma quanto era gremita Piazza San Giovanni! Se ti prendeva un malore restavi in piedi, si riusciva a malapena a respirare. La DC si divideva in morotei e dorotei, Moro era più aperto e avrebbe realizzato lentamente, costruendolo con Enrico Berlinguer, il compromesso storico: insieme avrebbero scritto un’altra storia di questo Paese: gli innovatori, i non conformati, i visionari, ce li hanno ammazzati tutti, altri li hanno imprigionati, come Nelson Mandela, altri ammazzati di botte come Biko (Peter Gabriel canzone da brivido a lui dedicata): John Kennedy, 1963, a seguire Martin Luther King, Malcom X, Robert Kennedy, 1968 (tutti noi eravamo in lutto, il feretro ricoperto dalla bandiera americana attraversò in treno tutto il paese e la gente era a migliaia intorno ai binari): quante marce della pace abbiamo fatto e invece oggi eccoci ancora qui, come se non avessimo fatto niente.
Care ragazze, oggi tocca a voi, la violenza e la prevaricazione maschile, nella vita sociale, come in politica, non sono solo materiali: ci sono violenze non visibili, più subdole e più difficili da vedere con chiarezza: sono i condizionamenti, le frasi denigratorie e sminuenti, che scavano dentro silenziosamente e non ce ne accorgiamo subito. Sappiate che non conformarsi è difficile, si paga pegno (Alda Merini insegna: “mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri” e il marito la chiuse in manicomio, subendo 60 elettroshock), una donna che ha carattere ha per definizione ‘un brutto carattere’. Non date retta e se sull’autobus vi si buttano addosso (succedeva regolarmente sugli autobus di Roma) non arrossite scendendo di corsa alla prima fermata, come facevo io da adolescente, piena di vergogna: reagite, date un bel calcio, un urlo, una pistata di piedi (e magari una bella ginocchiata).
Le favole non ci aiutano, il principe azzurro non esiste e soprattutto non ne abbiamo bisogno, ricordatevelo sempre. Ai miei tempi, soprattutto se si avevano genitori conservatori, era difficile persino vestirsi liberamente, altro che ombelico di fuori, era scandalosa anche la gonna sopra al ginocchio. Alcune mie compagne di scuola si mettevano la minigonna e si truccavano per le scale io invece pretendevo di farlo in casa, ma quante discussioni! Con il solito ritornello: hai un brutto carattere, se continui così resterai da sola. Mio padre quando sfoltii le sopracciglia (all’epoca Mina se le era rasate completamente) non mi parlò per una settimana. Il movimento femminista che fine ha fatto? E con confondiamoci: femminismo è lottare per i diritti e la parità di genere, non significa pretendere che i piatti li lavi l’uomo.
Il movimento femminista nacque in America a Berkley e poi arrivò in Italia. C’erano collettivi di femministe molto rigide, anche aggressive, come quelle del Pompeo Magno, nei cortei c‘era chi bruciava i reggiseni, cartelli con scritto ‘Io sono mia’ e i maschietti rispondevano sfottendo “Perché nessuno te se pija”: era il momento della rabbia e della ribellione. Nel 1976 l’occupazione di Palazzo Nardini in Via del Governo Vecchio fu un’avventura e un’esperienza unica, all’inizio senza corrente elettrica: per la prima volta si entrava nella ‘casa della donna’, un mondo esclusivamente femminile (vietato l’ingresso ai maschietti), continuamente presidiata sapendo che la polizia avrebbe organizzato lo sgombero (successe infine nel 1984 con il trasferimento alla Casa del Buon Pastore). Si formavano i primi gruppi di aiuto mutuo aiuto, consultori, si affrontava per la prima volta il tema dell’omosessualità, raccolta firme per leggi contro la violenza, convegni sulla salute della donna, sulla sua consapevolezza, contro la violenza (quando mai se ne era parlato così liberamente fino a quel momento!), asili nido, corsi di artigianato, spettacoli per bambini, con le poche laureate in sociologia e psicologia, c’era qualcuna anche ingegnere. Si organizzavano manifestazioni (una dopo l’omicidio di Giorgiana Masi, dopo una violenza su una ragazza, per non dire del massacro del Circeo che ci sconvolse tutti. Cercate in rete il video del processo per stupro con la favolosa Tina Lagostena Bassi avvocata delle donne: da accapponare la pelle). Dario Fo e Franca Rame sempre in prima linea con lezioni di teatro insieme ad altre donne registe, attrici, cantanti fra cui Daisy Lumini, Ines Carmona, Gabriella Ferri, Michela Caruso, Stefania Casini, Dacia Maraini, Maria Monti, Giovanna Marini, Emanuela Kusterman). Ragazze madri, le prime donne divorziate, trovavano rifugio nel grande (e bellissimo anche se un po’ fatiscente) palazzo, dove era stata allestita anche una piccola cucina, il punto ristoro che ha più volte cambiato nome Lisistrata, L’oca ladra. E poi c’era lei Radio Lilith, dedicata alla prima femminista della storia che si ribellò ad Adamo, ‘una radio sinceramente di parte, dalla parte delle donne’, aperta nel 1979, che riuscì a trasmettere per due anni. Con la pistola sparachiodi avevamo insonorizzato i piccoli locali con lana di vetro, ognuna portava dischi, libri, strumentazioni, scaffali, mobili, si trasmetteva in continuazione. Quelle più brave avevano disegnato e dipinto la porta di ferro che ho rivisto con commozione in un servizio del Venerdì di Repubblica qualche anno fa. La radio fu un punto di riferimento, con le dirette per aiuti, consigli, denunce. Il collettivo La compagnia della Luna allestì il teatro solo per donne con Daniela Gara e Giovanna Gra e altre attrici e autrici. Daniela Gara la ricordo bene, era molto brava, orgogliosamente lesbica, ma soprattutto era una donna diretta, che diceva pane al pane e vino al vino, per chi non era abituata a questo tipo di approccio non era facile, ma aiutava a crescere. Oggi c’è la casa delle donne, sempre a rischio di sfratto e in difficoltà. Io lavoravo, non ero una occupante, ma appena potevo partecipavo, anche alle trasmissioni in radio: ne feci una su Violeta Parra e una su Evita Peron.
Ragazze, future donne, ‘non perdiamoci di vista’, non disperdetevi, non diventate bamboline come ci vogliono ‘loro’, confrontatevi sempre, non conformatevi mai, non rendete vane le battaglie e i sogni di chi vi ha preceduto spianandovi la strada. Attenzione, il nemico è sempre vigile e battagliero, pronto a ingabbiarci in un burka.
8 marzo 2022