Dicembre 2021

STORIE

“NANGA-RE” SUL SENTIERO DI FRANCESCO

storie

di Romeo Battisti - “Ciao, che fai… ti riposi?”. “Eh sì, lo zaino è pesante, avrei potuto lasciarlo giù al Santuario e riprenderlo più tardi ma… se è vero come è vero che il Sacro Speco è un posto speciale, vorrei fermarmi per la notte… dentro ho tutto quello che mi serve”.
L’incontro con Nanga-Re iniziò così un paio di mesi fa,  eravamo a metà del ripido sentiero che porta all’eremo di Poggio Bustone dove nel 1208 si era ritirato San Francesco. Arrivandogli alle spalle, notai che la sua figura di media statura, magra e forte, si muoveva con la pacatezza di chi ha imparato istintivamente a risparmiare energie, un ritmo che possiamo notare anche in chi svolge abitualmente lavori faticosi.  Finito di sistemare lo zaino poggiato a terra per una sosta, alzò la testa; rosso di pelo, una miriade di lentiggini, sul volto chiaro segnato da mille storie brillavano due occhietti vispi e pacifici. Avrà avuto sui 65 anni. Ci guardammo sereni, senza la consueta fretta di evitare uno sguardo che indugia troppo a lungo. Ci conoscemmo in quel momento, e ci riconoscemmo. Poi scoccarono le domande …  Che cosa fai? Da dove vieni? Come ti chiami? ecc… Ma ormai avevamo permesso all’altro di entrare, la porta era aperta, forse ci conoscevamo da sempre … “Tu da dove sbuchi?”  Mi chiese. Io sono di qui, di Poggio Bustone. E tu, da dove vieni? “. “Cammino  da tre mesi, sono partito a maggio da Vicoforte, Cuneo, ma quando non sono in giro per il mondo vivo a Bronte in Sicilia; sono nato in Francia. Sto facendo il cammino di San Benedetto, arriverò fino a Montecassino, è dura con questo caldo”.  Le previsioni per quel giorno indicavano 36 gradi. “Come ti chiami?”   Si tolse il copricapo di maglia da cui spuntava un codino rossiccio e come se cercasse una risposta disse: “Mi chiamo Nanga-Re”.  Mi balenò in mente il Nanga Parbat, la montagna sacra e inviolabile dell’Himalaia, e un sospetto che poco dopo mi confermò. “Non mi pare un nome francese” gli dissi   “Beh in realtà non è il nome di nascita ma quello iniziatico che mi ha dato il sacerdote di una religione del sud America”. Il quadro cominciava a farsi più chiaro, il personaggio che avevo di fronte ne aveva attraversate di tutti i colori e ovviamente non somigliava per niente ad un impiegato di banca…  Quella mattina avevo intenzione di salire al Sacro Speco per “scaldare i motori” all’aria aperta e tornarmene a casa presto, ma in queste brevi escursioni mi capita spesso di fare incontri particolari e questo era veramente speciale. Mi piaceva Nanga-Re, nella sua figura c’era qualcosa di molto confortante. Gli dissi,“ io vado su allo Speco”, lui sarebbe salito più lentamente per via dello zaino. “se quando arrivi sono ancora lì parliamo ancora un po'” dissi, ma già sapevo che lo avrei aspettato, era chiaro che i miei piani per la mattina erano saltati! Ci sono dei luoghi dove pur stando fermi il mondo gira attorno a te, ce ne sono altri invece dove non c’è gran movimento di persone e se vuoi conoscere, aprire la mente e non stagnare, devi muoverti, andare, insomma devi mettere un po' di benzina… Sono due modi diversi di “viaggiare”, a noi di Poggio è capitato il secondo, perciò, quando si presenta l’occasione non me la lascio scappare e Nanga-Re era un’occasione d’oro per la ricchezza di storie ed esperienze vissute. Poco dopo vedendolo arrivare gli andai incontro ma con mia sorpresa  si diresse  verso l’eremo senza guardarmi, la sua attenzione era tutta rivolta verso l’antica struttura e la sovrastante parete rocciosa. Un momento dopo, mugugnando formule devozionali  lo vidi toccare le scale una ad una portandosi le  dita alla fronte, come fanno in India quando sfiorano i piedi del Maestro. Appena lo raggiunsi sulla terrazza, parlando più con se stesso che con me, esclamò: “questo posto ha un’energia potentissima! È meraviglioso! Sono tre mesi che cammino, ho visitato Santuari, Basiliche importanti ma in nessun posto ho sentito un’energia così potente. Qui bisogna restarci a lungo, assorbire l’energia positiva che emana questo luogo: questa notte dormo qui!” - “E come fai, hai il necessario?  - “Ah sì certo ho tutto, ho l’acqua, la farina, il pane, il fornello, ho tutto! “Lo diceva con l’aria felice di chi ha scoperto un tesoro e non ha bisogno d’altro se non di inebriarsi della sacra energia del luogo. Penso non abbia fatto altro durante il giorno e la notte oltre ovviamente a pregare, meditare e praticamente digiunare. “Posso scrivere su di te?” - “Sei un giornalista?” - “ No però mi piace molto scrivere”. “Su Internet trovi delle cose sul mio conto ma non le metto io, se vuoi scrivi pure”. E, come immaginavo, la storia è davvero avventurosa! Figlio di un ricco industriale francese, Nanga-Re viene presto diseredato per divergenze politiche. Essendo contrario al servizio militare a 18 anni diserta e non potendo restare in Francia parte in bicicletta alla volta dell’India attraverso il Kurdistan. Nel frattempo, mette in pratica gli studi paesaggistici effettuati a Versailles realizzando un giardino a Instanbul per un ricco turco. Anarchico, dopo aver attraversato alcune disavventure abbraccia la Haimsa, la filosofia e stile di vita della non violenza di Gandhi. In India resta un anno con Madre Teresa di Calcutta ad assistere le persone malate o bisognose. “Ma tu che lavoro fai?” gli chiesi. Si grattò di nuovo la testa come fa quando cerca una risposta e rispose “come te lo spiego? Faccio il raccoglitore di semi”. “Cioè?” chiesi incuriosito. “Cioè, vado in giro per il mondo, dalle foreste del sud est asiatico al sud America e in altri posti a cercare semi particolari che poi fornisco alle università di Bologna, Ferrara ecc.. per i loro studi. I professori non ci vanno di sicuro in quei posti!”. “E come ci vai?” Gli chiesi pensando andasse in gruppo.  “Vado sempre da solo”.  Per Nanga-Re andare solo per le giungle del mondo a raccogliere semi è come per noi bere un bicchier d’acqua, sono più di trent’anni che lo fa. E’ stato invitato a partecipare a delle conferenze ma probabilmente non ci andrà; dice che non gli va di parlare con la mascherina sulla faccia. Lasciandoci, gli promisi che presto sarei salito allo Speco per rivederlo; la mattina seguente era già sceso in paese per proseguire il Cammino e mi venne incontro in Piazza della Torre con lunghi passi e un largo sorriso accogliente affermando “è la Grande Madre che ci fa incontrare, è lei che lo vuole, noi non siamo nulla!”  Prendemmo un caffè al bar del paese tra gli sguardi incuriositi e di lì a poco partì. Ci salutammo così, a mani giunte, Namastè… Namastè… Senza promesse per il futuro.
E’ stato bello incontrare Nanga-Re, il raccoglitore di semi, che ne sparge di buoni a piene mani!

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