a cura di Riccardo DI GENOVA

Maggio 2023

IL PROFESSOR ARISTIDE

“MALA TEMPORA CURRUNT SED PEIORA PARANTUR”

(“Corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori” - Marco Tullio Cicerone)

politica

Nel giro di pochi giorni abbiamo assistito, dapprima a una squallida sceneggiata della premier seduta a bordo di un F-35, e acclamata a gran voce da una scolaresca debitamente istruita e munita di bandierine tricolori che ha ricordato molto lo stile “Balilla”, poi all’incredibile esternazione “stravolgi-storia” del presidente del Senato secondo il quale le SS sarebbero state, in effetti, organizzazioni filantropiche e culturali particolarmente attive in campo musicale, salvo poi tentare di correggere il tiro dopo un paio di giorni, con patetiche scalate dialettiche su specchi particolarmente scivolosi. Come se non bastasse tutto ciò, a far pensare al ritorno di un clima cupo, retrogrado e pericoloso che sembrava seppellito e invece “è ancora qua”, è stata l’ulteriore uscita del vice-presidente della Camera, datata 23 dicembre, ma di cui si è tornati a parlare pochi giorni fa, relativa all’”obbligo di utilizzare la lingua italiana per la fruizione di beni e servizi pubblici, di comunicare pubblicamente in italiano, e di evitare l’uso di sigle o denominazioni straniere per ruoli in azienda, a meno che non possano essere tradotte”. La proposta, che riporta anch’essa agli anni bui del fascismo, prevede inoltre che “nelle scuole e nelle università, i corsi in lingua straniera sono tollerati solo se giustificati dalla presenza di studenti stranieri”, tutto ciò sotto la minaccia di “sanzioni amministrative per le violazioni degli obblighi, che possono comportare il pagamento di una somma da 5.000 a 100.000 euro”. Facciamo un passo indietro e rileggiamo un po’ di Storia: il fascismo considerava la lingua come uno strumento fondamentale per la coesione del popolo e per la difesa del nazionalismo e tentò di controllarne e di regolamentarne esplicitamente l’uso, imponendo il protezionismo e la messa al bando di ogni parola straniera cominciando nel 1923 con una tassa sulle insegne commerciali che, nel caso contenessero esotismi, veniva quadruplicata. Come si evince, un passo indietro di ben 100 anni, in un’epoca in cui, più che mai, le lingue si evolvono velocemente non fosse altro per il fatto che, a distanza di un secolo, le distanze tra i popoli - vivaddio - si sono ridotte sempre di più, portando a inevitabili contaminazioni di tutte le lingue del mondo.

Possiamo certamente discutere sull’opportunità o meno di usare ‘meeting’ se possiamo dire riunione, o ‘feedback’ se possiamo dire ‘riscontro’, ma per quanto mi riguarda, in virtù di quanto appena spiegato, preferisco queste soluzioni a cervellotiche e orribili improvvisazioni linguistiche operate proprio nell’ambito di quella Lingua Italiana che la suddetta proposta di legge vorrebbe “tutelare promuovere, in nome della salvaguardia nazionale e la difesa identitaria. A questi puristi improvvisati, suggerirei piuttosto, di cominciare loro a dare il buon esempio comunicando in maniera coerente, evitando di parlare, ad esempio, di “tavoli” (“meeting” da preferire di gran lunga), e abbandonando orribili, quanto inutili, espressioni del tipo: “questa misura cuba 3 miliardi”, o “mettere a terra dei progetti”, sbandierate proprio dai presunti difensori dell’identità linguistica nazionale! Al riguardo, ma perché invece di preoccuparvi di “feedback” o “meeting” - legittime e coerenti alternative linguistiche - non ripristinate i meno chic ”vale” e “realizzare”? Nel frattempo, visto che è prossima la ricorrenza del 25 aprile, vediamo quali virtuosismi lessicali verranno partoriti dai “puristi”, pur di non chiamare le cose con il vero nome; magari, per evitare ulteriori scivoloni linguistico-politici, suggerirei di tacere accuratamente o, se proprio lorsignori volessero fare esternazioni, si ricordino che il 25 aprile si celebra il patrono di Venezia, San Marco… meglio andare sul generico che incartarsi e fare ulteriori pessime figure!

(da Format mar-apr 2023)

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