a cura di Riccardo DI GENOVA

Agosto 2021

IL PROFESSOR ARISTIDE

“ANTIQUA EXQUIRITE MATREM” (RICERCATE L’ANTICA MADRE)

(Virgilio. Eneide, lib. III v. 96)

cultura

di Riccardo Di Genova - Agosto, il mese delle vacanze per antonomasia, mi suggerisce alcune riflessioni sull’importanza che i viaggi possono rivestire soprattutto per i giovani, oggi più che mai vittime di un preoccupante impoverimento culturale che, a lungo termine, potrebbe risultare devastante per le loro coscienze e il loro futuro. Tempo fa, un mio amico affermò, a ragione, che “un viaggio vale più di 100 libri” e quindi, visto che la lettura è ormai un “optional”, ritengo utile suggerire alle nuove generazioni di farsi una cultura cercando di uscire dal guscio e vedere cosa c’è dietro l’angolo, per aprire nuovi orizzonti e riempire quel vuoto innaturale che fa calare sul futuro della nostra società un velo non certo roseo. Natura abhorret vacuum (La natura ha orrore del vuoto) affermava Cartesio, e il vuoto va riempito con la conoscenza che è data, a sua volta, dal confronto, dalle scoperte di nuovi lidi, nuove opportunità e, magari, nuovi interessi. E’ chiaro che parlando di viaggi non mi riferisco necessariamente a spostamenti transoceanici; soprattutto in questo periodo di ristrettezze per tutti, basterebbe soltanto che i nostri ragazzi riuscissero ad organizzare qualche escursione nella nostra bella provincia, piuttosto che utilizzare gli scooter come panchine sulle quali parlare per ore e ore del nulla! Un viaggio, anche breve, è fantasia, scoperta, entusiasmo, e rappresenta sempre un ritorno alle proprie radici; è il contatto con la nostra storia e con i nostri simili, quindi un’ottima medicina contro la noia e la solitudine “di gruppo”. L’ennui naquit un jour de l’uniformité (La noia nacque un giorno dall’uniformità) scriveva Lamotte-Houdard nelle sue “Fables” e mai come oggi questa frase si rivela attuale; ci si annoia perché non si trova nulla di entusiasmante e difficilmente il singolo riesce a isolarsi “positivamente” dal gruppo e a trovare gli stimoli all’interno del proprio sé. Uscire dal guscio vuol dire conoscere nuovi luoghi e nuove persone; in pratica, evolvere, sviluppare il proprio io, arricchire la propria mente e nutrire i propri sensi delle bellezze paesaggistiche e artistiche che offre la nostra bella Italia. Il viaggio ci fa sentire, man mano, cittadini del mondo e ci proietta in una dimensione più ampia in cui il singolo non è più solo, ma acquisisce una dimensione sempre più cosmica. Per contro, la noia derivante dall’uniformità (a sua volta creata da una compagnia solo apparentemente “unificante”) genera soltanto solitudine, disagio e malumore, e in conclusione ritengo che i giovani debbano essere stimolati dai propri genitori a guardare oltre, scoprire e confrontarsi, coltivando - magari - anche le lingue straniere che aprono le porte al mondo e allontanano dall’isolamento... prima del sottoscritto un certo Ovidio scriveva: “Tristis eris si solus eris (Sarai triste se sarai solo)... ancora oggi il monito è valido anche per la nostra città che, se non supererà l’isolamento cronico che la attanaglia a tutti i livelli, continuerà ad essere sempre più triste, vecchia e amorfa!

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