a cura di Andrea Carotti

Agosto 2020

IMAGINE CINEMA

L'ASSISTENTE DELLA STAR (2020)

di Nisha Ganatra

cinema

( di Andrea Carotti) La nostalgia di un certo tipo di musica e il fascino vintage dei vinili, che hanno fatto storia, sono elementi racchiusi in una bellissima scena in cui Maggie, la nostra protagonista, abbracciando un disco di Springsteen, discute con il padre il giusto sottofondo musicale che andrebbe a sottolineare il suo stato d’animo del momento. Passione e sentimento troviamo nell’ultimo film di Nisha Ganatra (E poi c’è Katherine), intitolato “L’assistente della star” (The High Note). La regista dirige un’opera che in modo leggero tratta tematiche che pesano nella vita attuale e che sono tuttora oggetto di dibattito. Una commedia musicale che parla di due donne ambiziose, che nonostante la diversa età e i diversi ruoli, lottano per ottenere il meglio per la loro vita. Il film è una delle novità più interessanti ed è disponibile sulle principali piattaforme di noleggio. Grace Davis (Tracee Ellis Ross) è una celebre artista R&B, che ha passato i 40. La sua carriera è in lento declino ed è combattuta nel scegliere se affidarsi esclusivamente al suo producer di fiducia (Ice Cube) e al suo entourage, oppure seguire il suo sogno nascosto di fare un nuovo album. Maggie (Dakota Johnson) è la sua assistente personale, che sogna di diventare una producer affermata, ma è costretta ad assecondare ogni capriccio dell’esigente cantante, facendole da confidente e talvolta da baby-sitter. Ma qualcosa potrebbe cambiare da un momento all’altro. A circa un anno dal suo ultimo lavoro, “E poi c’è Katherine”, in cui la regista nata a Vancouver chiama a sé Emma Thompson per interpretare la carismatica presentatrice di talk show Katherine Newbury, è il turno di Tracee Ellis Ross prendere le redini di un personaggio non così distante nei problemi da affrontare rispetto al sopracitato. Grace è una donna di colore che viene dalla strada, riesce ad ottenere un grande successo grazie alle sue incredibili capacità canore, ma ora che ha superato i 40, afferma che solo cinque donne e una sola di colore della sua stessa età è riuscita a restare sulla cresta dell’onda in un mondo di sciacalli che fanno del business il loro unico interesse. E’ emblematica una riflessione di Grace: ad un certo punto della carriera la musica per un’artista donna, sembra scendere in secondo piano. La gente si chiede come mai non è sposata, perché non ha figli, chi è il suo partner. Perché una donna non può mettere la carriera al primo posto senza essere giudicata? In “E poi c’è Katherine” troviamo delle analogie. Katherine è stata per anni presentatrice di un talk show di successo, si può dire che lo abbia creato lei. La sua carriera, anche qui, verrà messa in discussione per questioni di età e scandali mediatici. Nisha Ganatra mette in scena la determinazione e l’indipendenza femminile in mondi lavorativi ancora dominati prevalentemente dagli uomini. Le lotte che dovranno affrontare per non farsi schiacciare da un ambiente spietato saranno ardue. L’aiuto che viene dato a queste donne è fondamentale e sono proprio altre donne a darglielo. In un caso è l’unica autrice donna del programma di Katherine a sostenere la sua causa e a portare nuove idee per il suo talk show; nell’altro un’improbabile assistente personale che, indirettamente, tenta di spronare Grace ad incidere un nuovo album. Solidarietà femminile. Girl power. In questa commedia non mancano certamente le gag divertenti, legate più che altro al personaggio di Ice Cube, ma soprattutto non manca il romanticismo. Se le musiche che fanno da sottofondo colorano il film, (citiamo, tra gli artisti, Aretha Franklin, Phantom Planet, Sam Cooke, Donnie Hathaway) la storia che nasce tra Maggie e David (Kelvin Harrison Jr), giovane musicista talentuoso che Maggie vuole produrre, dona un tono più dolce alla trama. Dakota Johnson, come al solito, cattura l’attenzione. Il suo personaggio trasmette benissimo l’ambizione di una sognatrice, di una che rischia se c’è da rischiare, ma forse la cosa che le riesce ancora meglio, è
lasciar trasparire quell’ingenuità di una ragazza giovane che vive in mezzo a un mondo di squali. Non è la prima volta che vediamo sullo schermo la storia di un’assistente personale di una diva. Pensiamo, ad esempio, nel recente passato, al film più autoriale “Personal Shopper” (2016) di Olivier Assayas, che parla di Maureen (Kristen Stewart), il quale si occupa dello shopping sfrenato di una celebrità ma nasconde un segreto: riesce a comunicare con i morti. I realizzatori del film sono gli stessi di un’altra interessante commedia musicale intitolata “Yesterday”, presente nel catalogo di Sky cinema. Parliamo quindi della colonna sonora, valore aggiunto del film. Si passa da un pop di qualità ad un R&B orecchiabile e adatto a qualsiasi genere di ascoltatore. E’ apprezzabile l’intepretazione di Tracee Ellis Ross, figlia della celebre cantante Diana Ross. Di questi tempi è sicuramente audace scegliere brani ricercati per comporre una colonna sonora di un film rivolto al grande pubblico, ma in questo caso, bisogna dire, che l’audacia ha premiato. Se in “Yesterday” è la musica dei Beatles a trionfare, qui trionfano brani come Share your love with me di Aretha Franklin, Bad Girl di Lee Moses e la bellissima interpretazione di Kelvin Harrison Jr. di You Send me di Sam Cooke. Da sottolineare è la presenza marcata di supporti fisici musicali come il vinile. Oggi il mercato musicale è dominato dallo streaming ed è importante ricordare di tenerci stretti questi oggetti che rendono la musica più personale e più bella da ascoltare.

Infine
Un cocktail di romanticismo, buona musica e intraprendenza femminile. Attori molto in parte tra cui una sempre più lanciata Dakota Johnson, una splendida e cinica diva Tracee Ellis Ross e un divertente Ice Cube. Un film leggero che con le sue
quasi due ore di durata trasporta il pubblico in una Los Angeles piena di opportunità, dove l’arte è dietro ogni angolo e dove i sogni possono essere realizzati. Occhio a tenere i piedi per terra però! Un finale magari troppo dolce ma soddisfacente che lancia il film della talentuosa Nisha Ganatra tra i migliori prodotti usciti quest’anno.

I CONCENTRATI – VISTI IN SALA
GRETEL E HANSEL (2020)
Dal 19 agosto u.s. molte altre sale hanno riaperto in Italia, per la gioia di tutti gli appassionati di cinema e mai come ora è importante sostenere la settima arte nel luogo dove si esprime al meglio. Come direbbe il professor Gianni Canova,” la sala è
l’utero fondamentale di ogni fruizione cinematografica”. Nonostante la lista dei film in uscita non sia ricca, al momento non mancano prodotti interessanti. Uno di questi è la nuova pellicola horror diretta da Oz Perkins, “Gretel e Hansel”. La fiaba dei
fratelli Grimm, nota a tutti, pone al centro, come si evince dal titolo, la figura di Gretel, interpretata da una magnetica Sophia Lillis (It, I am not okay with this). La storia di questi due fratelli, che sono costretti ad abbandonare la loro casa in cerca di un’altra sistemazione, passa attraverso una foresta marcescente, tetra, allucinogena. Stringono un rapporto con una misteriosa vecchietta (Alice Krige) la quale, vedendo il potenziale magico nascosto di Gretel, tenta di affascinarla e sedurla facendola venire a conoscenza pian piano del suo operato macabro. Nell’opera di Perkins ritroviamo alcuni punti in comune con il meraviglioso film del 2015 “The Witch” di Robert Eggers, il quale ha risollevato il genere horror da una situazione piuttosto scontata e piena di banalità degli ultimi anni. La fotografia di Cuaron Galo Olivares, è caratterizzata da colori forti, tra cui un rosso indimenticabile, che sembra richiamare atmosfere infernali. Egli crea, insieme al regista, ambienti soffocanti, architetture caratteristiche e scenografie degne di nota. Molto interessante è il percorso del personaggio di Gretel, inizialmente diffidente verso le persone, credendo fermamente che nessuno faccia qualcosa senza avere nulla in cambio. E’ un uomo che le salva la vita a farla riflettere, dicendo che la gentilezza è la chiave per una vita migliore e che non c’è scampo per chi persegue la malvagità.” Perché hai paura del mondo?” E’ la domanda che Hansel spesso rivolge alla sorella maggiore. Il fascino del sovrannaturale pare attirare nella trappola la giovane protagonista. Riuscirà a non farsi avvolgere dalle tenebre e a trovare la sua strada? Il film pecca un po’ di frettolosità e bisogna dire che nella seconda parte lascia alle spalle l’orrore per fare posto a una battaglia mentale di Gretel con sé stessa più che con la strega. Il ritmo risulta abbastanza debole nonostante le belle inquadrature,una regia interessante e una bellissima Sophia Lillis, famosa per essere Beverly Marsh in “It” di Andy Muschietti, la quale regala valore aggiunto al film. Anche in questo caso si parla di indipendenza femminile, un tema molto trattato dai registi contemporanei. Anche nei film in cui il contesto storico è antico, la figura femminile è moderna, eroica, come va di moda dire oggi. La strada di Perkins è quella giusta; l’horror ha bisogno di nuova linfa e possiamo concludere dicendo che “Gretel e Hansel” pur con dei difetti, ci prova e può essere un ottimo punto di partenza.

condividi su: