a cura di Manuela MARINELLI

Febbraio 2018

CARATTERI ORIGINALI

LA PERIFERIA AL CENTRO

città

Una volta la gente cantava per strada. Oggi nessuno lo fa. Pochi del resto vanno a piedi o in bicicletta. E poi il rumore delle auto coprirebbe il canticchiare del malcapitato, costretto a tenere la bocca chiusa anche per non inalare un eccesso di polveri sottili e smog maleodorante.
Un tempo esisteva l’urbanistica. Si pensava che la città andasse progettata. La zonizzazione delle aree stabiliva dove si sarebbe fatto cosa, per evitare promiscuità e caos. Le attività commerciali non erano sparpagliate sul territorio, e neanche le case. Questo permetteva gli spostamenti pedonali e l’auto restava per lungo tempo in garage. Quando si decideva la costruzione di quartieri residenziali, esterni al centro storico, si credeva che si dovessero realizzare come prima cosa i parcheggi. Tanto più questo si pensava indispensabile per scuole, uffici, centri sportivi e commerciali. Si riteneva inoltre che il centro storico si potesse raggiungere, dalle zone limitrofe, anche a piedi o in bicicletta e dunque si ipotizzavano percorsi pedonali e ciclabili. Ma l’urbanistica è fallita. A Rieti, come in quasi tutte le città italiane.
Il Polo didattico è stato realizzato lontano dalla stazione. Privo di parcheggi adeguati, ancora senza palestra e privo anche di un normale marciapiedi. Lo stadio è concepito come una specie di enorme spartitraffico, con parcheggio inadeguato, così quando è in funzione le auto sono disseminate ovunque. Da Campoloniano, Villa Reatina, Villette se si vuole raggiungere il centro a piedi o in bicicletta si deve transitare sul bordo della Terminillese, fino all’ex Ospedale Psichiatrico dove finalmente il marciapiede appare.
La famosa pista ciclabile, mai ultimata e costituita da una semplice striscia di resina dipinta, poteva rappresentare un percorso di viabilità alternativa, come avviene in moltissime città del nord dove esiste il “ciclobus” per accompagnare i bambini a scuola. Iniziativa che riduce traffico, smog, obesità e depressione infantile.
Ma la pista ciclabile di Rieti, invece che strumento di raccordo della periferia al centro e del centro alla campagna, è un circuito interrotto e scollegato in più punti.
Da Porta d’Arce, per raggiugerla, si deve camminare sul bordo della carreggiata o su uno sdrucciolevole sentierino, creato dall’uso spontaneo dei pedoni, che corre pericolosamente sul ciglio del fosso. Ovviamente inutilizzabile per le biciclette. Alla Giorlandina la pista ciclabile improvvisamente finisce nel nulla e poi riprende dopo il ponte ferroviario.
Fantascienza immaginare percorsi pedonali e ciclabili utili, invece che futili, capaci di ricucire le periferie al centro? Surreale pensare a mezzi pubblici elettrici, piccoli e con corse frequenti che limitino l’uso dell’auto privata?
Il modello residenziale della “neighborhoodunit” di Clarence Arthur Perry, ideata nel 1926, avrebbe potuto essere applicato a Rieti fondendo città antica e moderna in modo funzionale ed armonioso.
Un problema che mancava ora c’è: il traffico.

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