Gennaio 2020

RIETI MISTERIOSA

LA CROCE DEL DIAVOLO

racconti popolari

Un luogo assai suggestivo per i reatini, una roccia, una fenditura, molte leggende. Il racconto, lungo ed articolato, ci arriva da Mariacarla Lanciotti

 

La croce del diavolo

Poi dicono che il diavolo non esiste, che si tratta solo di un concetto, un teorema, un archetipo primordiale per spaventare i peccatori con la minaccia della condanna eterna, un' invenzione della mente che, alla stregua del timore di Dio, ci fa credere che verrà un giorno in cui saremo sottoposti al Giudizio e quel giorno ci deve trovare in pace con noi stessi e con il mondo. Sì, il diavolo è un nemico da combattere eppure … eppure alcuni lo adorano, lo cercano, non lo temono, per loro il diavolo non è un nemico. Lo dice il suo nome, Lucifero, portatore di luce. Bisogna ammetterlo, quando si parla del diavolo è vero tutto e il suo contrario. Realtà, fantasia, superstizione, esperienza diretta, il diavolo è così: da un povero diavolo al piccolo diavolo, a un diavolo per capello, ti mando al diavolo! Che diavolo ci fai qui?! Che diavolo vuoi? Non c’era un diavolo! Che diavolo di posto !… Saperne una più del diavolo, Che il diavolo ti si porti! Quando il diavolo ci mette la coda … Diavolo, diavolo, diavolo. Mia nonna, donna timorata da Dio, del diavolo aveva paura per questo, le volte che, per forza di cose, doveva passare per via Santa Chiara … si attrezzava al meglio. Nella mano destra stringeva il vecchio rosario di legno di sua nonna, anche lei santa donna, nella mano sinistra, racchiusa in una medaglietta con la cornice dorata, l’immagine di Santa Rita da Cascia (che ho ancora tra i piccoli, vecchi, ricordi contenuti in una scatola di latta di biscotti Plasmon ormai un pezzo storico, introvabile). La catenina con l’immagine di Gesù , che teneva al collo era, a suo avviso, l’oggetto più prezioso, protettivo ed efficace contro ogni forma di male, compreso quel diavolo maledetto che si diceva apparisse a tradimento, spesso e volentieri, a chi si avventurava di notte per quella strada. In realtà si diceva anche che il diavolo avesse scelto via Santa Chiara come sua dimora abituale, non si sa se uscisse da una grande fenditura della roccia di travertino che sovrasta la via, avendo trovato quel posto per lui confortevole oppure, come sosteneva mia nonna, apparisse lì per dispetto, perché … anche questo difetto ha il diavolo: è dispettoso. Si diceva infatti che, essendo quella una strada frequentata dalla suorine del vicino convento … beh cosa c’è di più divertente che spaventare quelle povere anime innocenti!

A Rieti ci sono molte versione sull’apparizione del diavolo in quel posto, anche in verità molto più razionali (si narra di strani movimenti fra frati e suore che convivevano nel quartiere e la leggenda del diavolo sarebbe stata messa in giro da qualcuno interessato, come deterrente per evitare che la gente passasse per la via, perché non si voleva che venisse a galla quanto di disdicevole accadeva tra i due ordini, ma sono solo pettegolezzi di provincia). Mia nonna invece sosteneva che il diavolo davvero avesse preso l’abitudine di terrorizzare i passanti apparendo con un ghigno assassino e raccontava che la popolazione esasperata avesse chiesto a gran voce l’intervento di un frate, meglio un prete, piuttosto … il vescovo … Sì, il vescovo! Lui con la sua autorità avrebbe avuto il potere di scacciarlo! Addirittura qualcuno si spinse a pensare d’ investire della faccenda il Papa, che si diceva arrivasse in incognito qualche volta in città! Ancora meglio … un esorcista! Qualcuno che se ne intendesse di diavoli insomma, come … la madre badessa del vicino convento!?

La fenditura nella roccia

Fatto sta che, a furore di popolo, qualche anno prima dell’evento che sto narrando si decise di dire messa lì, dove avvenivano le apparizioni. Ancora oggi si racconta con una certa inquietudine che fu durante l’eucarestia che il diavolo, fino a quel momento invisibile ma incuriosito probabilmente dalla messa organizzata contro di lui, probabilmente anche divertito dello scompiglio che aveva portato … se ne uscì con un urlo lacerante quanto inaspettato manifestandosi in tutta la sua terrificante sembianza agli astanti terrorizzati! Incredibilmente però, probabilmente alla vista dell’ Ostensorio che il povero officiante tremante, balbettante, sconvolto raccogliendo tutte le forze, in realtà assai deboli, alzò come scudo verso quel diavoloccio … quello scappò, volò, sparì, si dissolse … nessuno, nel terrore collettivo, ricordò esattamente la dinamica dell’evento, fatto sta che (basta andare oggi sul luogo) scappando a quattro zampe come un caprone o volando come un nero angelo malvagio andò a schiantarsi contro lo spuntone di roccia che sporgeva sulla strada. Si udì un rumore fortissimo come un terremoto o meglio una frana e la roccia si aprì formando una fenditura dalla quale scomparve per sempre e dove, da allora, fu issata una croce di legno a ricordo dello sconvolgente evento e a difesa imperitura dei cittadini. Comunque sia pensarono tutti che il diavolo fosse tornato per sempre da dove era venuto … per sempre? Che strana parola, sempre.

Due occhi nel buio

Ad ogni modo così raccontavano gli uni, un‘altra storia raccontavano gli altri, fatto sta che mia nonna, che non si fidava né degli uni né degli altri, se proprio doveva passare davanti alla fenditura prendeva le precauzioni descritte sopra. Che freddo! Mamma mea che friddu! Era una sera di fine novembre, dicono che mia nonna fosse conosciuta in città per essere molto caritatevole, veniva da una famiglia antica e agiata di via Garibaldi, forse per questo si sentiva in dovere di aiutare gli altri, quelli meno fortunati di lei, e erano tanti, o forse chissà, voleva assicurarsi un posto in paradiso e siccome era brava a fare le iniezioni, riusciva a non impressionarsi davanti al sangue, sapeva come affrontare la febbre, accorreva spesso presso chi aveva bisogno. La chiamavano infatti per avere il suo aiuto e, per lei, accogliere quelle richieste era un dovere e anche un piacere. Ma quanto faceva freddo quella sera quando arrivò la vicina pregandola di andare prima possibile in una casa di via San Francesco per soccorrere la sorella della cognata del fratello della cugina della sarta che le cuciva i vestiti estivi! Era tutta bardata di lana, in quei tempi si portava tutto di lana anche se la neve la inzuppava in un attimo. Ricordo che anche io da piccola, quando nevicava, andavo a giocare con i miei amici a tirarci le palle di neve, mia madre mi metteva i guanti di lana fatti ai ferri con o senza dita (se non con il dito pollice), era contenta di avermi, secondo lei, salvaguardata dal freddo, mentre invece io tornavo zuppa, con le mani quasi congelate proprio a causa dei guanti inadatti alla neve che però erano di lana e, questo, serviva a rassicurare mia madre: nevica! Ti sei messa i guanti!? Accidenti , me li sono messi e so già che non serviranno a niente, anzi … pensavo uscendo di casa senza rispondere. Ma torniamo a mia nonna: via Santa Chiara, la neve gelata, le sette di sera, cappello di lana , borsa di lana (che conteneva una scatoletta lunga di ferro con dentro una siringa che veniva sterilizzata, bollendola per alcuni minuti insieme all’ago, sempre lo stesso, che passava da posteriore a posteriore) sciarpa di lana, cappotto di lana, calze di lana, cappello di lana, Gesù, Rosario, Santa Rita da Cascia, praticamente invincibile contro il freddo e contro il diavolo! Ma come è noto il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e i coperchi quella volta furono, per mia nonna, le sue scarpe. Scarpe leggere, con la suola, non adatte alla strada gelata, a un abbigliamento pesante e ingombrante, a un incedere timoroso che via via accelerava in vista della Croce del diavolo che avrebbe, di lì a poco, dovuto superare. Allungava il passo mia nonna ogni volta che vedeva spuntare la croce dalla curva, si affrettava e nello stesso tempo si rannicchiava un po’ ripercorrendo con la mente tutti i suoi amuleti religiosi. Quella sera li aveva proprio tutti pensò rassicurata. Poteva servire anche recitare sottovoce un Ave Maria e un Pater Nostro pensava ancora come quando il prete, dopo la confessione, ti assolve, tre Ave Maria, un Pater Nostro e mettiamoci pure un Eterno Riposo che la protezione dei nostri morti serve sempre! Pregava mia nonna, mentre si avvicinava, ora quasi correva e allo stesso tempo sbirciava verso la croce, voleva tenerla d’occhio ma non troppo perché faceva veramente paura, ma proprio quando ci arrivò davanti sentì un urlo terrificante, seguito da un altro urlo altrettanto terrificante, urlò pure lei, doveva essere il diavolo in persona ad urlare così! Non capì più niente, pensò ai suoi ultimi peccati (che in verità le sembravano poca cosa per scomodare il signore delle tenebre, ma forse li aveva sottovalutati o senza rendersi conto aveva offeso qualcuno d’importante oppure peggio ancora Santa Rita doveva essersi distratta e ora l’aveva lasciata senza la sua santa protezione in balia del diavolo!) orami, per come si erano messe le cose, poteva solo raccomandarsi all’Unico, Vero, Eterno, Santo Signore, affinché la sua anima innocente non fosse brandita ingiustamente! Nell’agitazione si ritrovò non si sa come a terra, scivolata in un misto di neve ghiacciata, fango, acqua, sassi, cercava di alzarsi ma ricadeva rovinosamente, i vestiti pesanti e quelle maledette scarpe che non la sostenevano! Ormai era zuppa, sporca, contusa, spaventata, affranta, in lacrime! Il diavolo, anzi due, continuavano a gridare, mentre lei quasi svenuta dalla paura a chiedere perdono di tutti i peccati, anche se non capiva, interrogandosi, quando diavolo(!) li avesse commessi. Il viso bagnato di gelide lacrime, poggiato sulla neve, gli occhi chiusi, stretti, di chi non vuole vedere. Il cuore impazzito. Poi lo sentì, vicino, anzi, vicinissimo, aveva uno strano odore ma non le sembrava di zolfo, sentì piuttosto qualcosa di morbido, qualcosa che sembrava sprigionare un tiepido calore ma non sembrava il calore infuocato dell’inferno. Restò immobile, ascoltò il suo cuore battere all’esterno di sé, sentì un respiro, un respiro … profondo, intenso, proprio dentro le sue orecchie, anche quello tiepido, avvertì’ come un leggero prurito sulla tempia sinistra, pensò che il diavolo la stesse annusando per poterla poi sbranare così come aveva visto in tante rappresentazioni sacre, il diavolo che con le enormi fauci bestiali divora i peccatori! Aprì un occhio , si fece coraggio, accennò un segno di croce, alzò un po’ la testa e vide due occhi fluorescenti, anzi quattro, che la guardavano, gli occhi brillavano nel buio e si facevano più vicini, ora qualcosa di rasposo leccò il suo naso freddo e bagnato …. miaoooo, fecero simultaneamente i due contendenti in amore.

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