(di Stefania Santoprete) Capiterà anche a voi di fare una passeggiata ad Amatrice, un bisogno che puntualmente si rinnova, come a portare calore a luoghi duramente provati, a offrire solidarietà e vicinanza. Capiterà di fare una visita al Parco Don Minozzi per dire una preghiera dinanzi al monumento dedicato alle vittime, lì dove la vita torna a scorrere attraverso l’allegra inconsapevolezza dei bimbi che giocano. Osservando attentamente le pareti del Comune confinante scoprirete, attraverso una vetrina, un plastico imponente di cui tanto si è parlato e che abbiamo chiesto di poter osservare da vicino all’assessore alle Politiche Sociali Giambattista Paganelli. Lui ha fatto di più, ci ha fornito una guida preziosa, innamorata di Amatrice, studiosa per passione di storia dell’arte e archeologia, la giornalista Emma Morriconi addetto stampa del Comune.
Coincidenze
E’ incredibile come gesti inconsapevoli della futura tragedia si siano rivelati preziosi per la conservazione della memoria di ciò che era Amatrice, per poterla in qualche modo rivivere.
“Questo plastico nasce sì dopo il terremoto ma da una idea precedente. La Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli è una di quelle bellissime realtà capaci di raccogliere, conservare e valorizzare raccolte di enorme interesse storico per Roma e l’Italia. E’ stata la Presidente, Paola figlia dei coniugi Santarelli, insieme all’architetto professor Viscogliosi della Sapienza di Roma ad avere avviato questo progetto sull’urbanistica del centro storico di Amatrice. Al momento del sisma, era quasi pronto un libro sull’argomento, che fu rivisto in base ai nuovi scenari che determinati crolli aprirono. Si riprese così lo studio affrontandolo da altre angolazioni. Si è pensato poi di dotare Amatrice di questo plastico, e lo si è fatto attraverso lo Studio Officine e Forma dell’architetto Travaglini, i cui artigiani hanno realizzato un modello tridimensionale del Borgo come appariva agli inizi del ‘900. Costruito in blocchi è stato montato circa un anno fa all’interno della sala polifunzionale offerta da Enrico Brignano e da alcuni altri amici, intitolata al compianto Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Frosinone, Latina e Rieti Saverio Urciuoli, prematuramente scomparso, distintosi per la sua infaticabile attività di recupero dei beni culturali durante la fase di emergenza del sisma.
Trovandoci nel Novecento, mancano qui delle costruzioni, ma Amatrice è rappresentata forse nella sua migliore armonia. Le facciate sono state ricostruite nei dettagli, Viscogliosi si è basato su delle fotografie messe a disposizione dai privati. E’bastata ad esempio la foto di un matrimonio a dare indizi su un esterno chiesa. Sono state cosi riproposte tante particolarità come gli imbotti delle finestre, gli archi d’ingresso, lasciando apparire persino l’affresco della Madonna con il Bambino sebbene, una volta terminato il montaggio, rimanga interno rispetto alla visione dello spettatore.”
In che modo questo plastico può aiutare per la ricostruzione o per il vostro futuro?
“Questo plastico può avere una duplice valenza: conservare il ricordo di un’Amatrice che non c’è più, dandoci la possibilità di raccontarla ed è punto di partenza per una ricerca architettonica e urbana volta alla raccolta di proposte per la ricostruzione e la pianificazione.”
Ma in questa sala ci sono molte altre opere esposte
“Sì, altra coincidenza è dovuta al fatto che in un’epoca in cui non era minimamente immaginabile quanto sarebbe accaduto, un appassionato avesse realizzato delle riproduzioni delle chiese che il sisma avrebbe distrutto. Vengono dalle mani preziose di Costantino Fontanella, padre dell’attuale sindaco, e non sono realizzate in materiale sintetico ma in pietra viva, la stessa utilizzata per erigerle. Anni fa erano esposte in una vetrina dietro la fontana degli Orsini, poi conservate nel Museo Cola Filotesio dal quale sono state recuperate insieme ad altri oggetti importanti, intatte. Amatrice è anche detta ‘delle cento chiese’, queste sono quelle maggiormente rappresentative come l’Icona Passatora, Sant’Agostino, San’Antonio Abate a Cornillo Nuovo, la Torre Civica, Santa Maria di Porta Ferrata, il Battistero ottagonale, San Francesco e Santa Maria di Filetta, la Patrona.”
Miracolosamente indenne Camillo Orsini
Lo sguardo viene però catalizzato da un busto, quello di Camillo Orsini: dalla nicchia della Chiesa di San Francesco è crollato e sopra lui la parete. E’ incredibile come ne sia uscito intonso. Un bellissimo busto di marmo del Quattrocento, che mantiene inalterata la sua alterigia ed è mostrato così come emerso dalle macerie, con un semplice graffietto, parvenza di una ferita da cui fuoriesca un po’ di sangue. E’ delicatamente posto su un cuscino. Condottiero e capitano di ventura assai coraggioso, il busto arrivò al Comune donato dal suo pro-pro-pro nipote Alessandro Maria, Principe di queste terre nel ‘600. Da allora il Comune l’ha conservato. E’ stato recuperato nel 2018 dalle macerie, portato a Cittaducale e un anno fa riportato a casa insieme alle chiese esposte. “Ogni volta che possiamo riportiamo indietro qualcosa di noi.”
Il vero tesoro
Il grande tesoro della stanza è però occultato dentro un computer, si tratta della digitalizzazione dei documenti comunali, delle delibere di Giunta e Consiglio del Comune di Amatrice dal 1827 alla metà del 1900. Ora arriveranno i documenti digitalizzati dei Registri della popolazione, i cittadini che vorranno potranno trovare informazioni sui propri antenati. Una ricerca emozionante per riannodare il filo della memoria che unisce generazioni, nonostante tutto.
Chiunque voglia visitare il plastico potrà farlo durante la settimana in orario d’ufficio, mentre il sabato e la domenica sarà possibile prenotare una visita tramite email indirizzandola a Radio Amatrice o alla pro loco.
#ricostruzione
(da Format nov-dic 2019)
foto Alice Festuccia