Novembre 2020

STORIE

IO, MALATA DI CANCRO AL TEMPO DEL COVID

salute, sanità

Non esiste purtroppo solo l'emergenza Covid, c'è un numero impressionante di malati oncologici che ogni giorno teme di non poter vedere garantito il proprio diritto alle cure.
Cosa accadrebbe a questi pazienti se non potessero venire mantenuti in essere tutti quei servizi di alta eccellenza sin qui garantiti? Oggi sappiamo che l'oncologia è stata spostata per far posto ad un reparto covid, causa mancanza di posti letto e di personale, i pazienti oncologici ricoverati insieme ad altri generici, sappiamo anche che la radioterapia sarà chiusa per sostituzione macchinario e pazienti e medici dovranno trasferirsi per un periodo a Roma, le sale operatorie funzionanti a singhiozzo... La preoccupazione è che si debba presto ricominciare con i viaggi della speranza? Per quanto? Verso dove?
Tutti dovremmo fare un sforzo per difendere e garantire quanto negli anni, nella provincia reatina, è stato una punta di diamante con grandi riconoscimenti anche nazionali. Questo ha consentito di salvare tante vite, consentendo loro di conservarne anche una ottima qualità.
Quelle vite sono i nostri genitori, figli, noi.

Questo il grido di sconforto giunto in redazione a tale proposito, lo invia una nostra lettrice

"Non c’è solo il Covid, non può esserci solo il Covid, ci siamo anche noi, con le nostre malattie, le nostre cure da fare, le nostre visite di controllo, i nostri interventi da programmare. 
In una situazione come quella attuale, dove  tutti stiamo  scrivendo pagine di storia che i nostri nipoti leggeranno, è molto più difficile combattere delle guerre che nessuno di noi ha scelto, ma che si sono presentate ad un certo punto nel percorso della nostra  vita.
Entrare in ospedale per andare a fare la chemioterapia e, dopo aver misurato la temperatura, sentirsi dire dall’omino di turno “Dove va lei?” è pesante, così come è pesante rispondere “Vado a fare la chemio..."
A volte la risposta non viene pronunciata, basta un attimo ed osservare con più attenzione il paziente che si capisce bene dove va....i pochi capelli, o il foulard in testa, la doppia mascherina, gli occhi stanchi e a volte anche un po’ tristi, sono tutti questi fattori che, per l’ennesima volta, rispondono a quella domanda  banale, fuori luogo per un malato oncologico.
Si fa qualche metro nel corridoio, si gira per raggiungere il reparto e si salgono le scale; da qualche giorno anche lì all’ingresso si compila il test per la tracciabilità del paziente utile in caso di persone positive.
Poi si entra, gli operatori sorridono con gli occhi, la mascherina infatti copre la bocca: conoscono bene come sarà la giornata di chi hanno davanti; ma lì, nel reparto di oncologia,  siamo ben curati, coccolati e la nostra salute precaria  ben tutelata.
Ci regalano qualche battuta, qualche frase di conforto, ci chiedono come stiamo, la risposta è spesso “Normale dai…..passerà”. Lavorano per tutto l’intero turno indossando  i dispositivi di sicurezza, nei loro gesti c’è ancora più attenzione: tutelano noi, tutelano loro stessi e tutelano anche la famiglia che li aspetta a casa.
Ci troviamo in un ambiente “ben isolato” dal Covid, anche perché “ci manca solo quello a noi!!!”. Siamo in una sorta di zona ovattata, dentro ad un guscio che protegge il  nostro stato di “immunodepressi”.

Entriamo ed usciamo soli, non possono esserci accompagnatori per “via del Covid”, e così, a volte,  cerchiamo qualcuno con cui  scambiare qualche parola, che non sia quella dei nostri mostri, ma nemmeno della pandemia.
Si prova solitudine, si prova amarezza e si ha ancora più paura; le nostre malattie non possono aspettare i tempi del coronavirus, non abbiamo a disposizione  questo tempo….a volte ci si sente umiliati dalla situazione, dalle restrizioni messe, giuste sì, ma che a livello psicologico incidono pesantemente sulle nostre poche stabilità.
Un’ulteriore preoccupazione occupa la nostra mente nelle tante notti insonni: “E se quel reparto ovattato e sicuro venisse spostato? In quali rischi potremmo incorrere?”.
Ma sapete cosa vuol dire avere un cancro in piena pandemia?! No, sicuramente no….provate però ad immaginarlo…e salvaguardateci, perché noi stiamo già lottando…"

14_11_20

                                                                                                                          

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