(di Rino Panetti) E’ che accadde tutto all’improvviso. Pochi giorni prima la maestra di quinta elementare raccontò il primo allunaggio e subito dopo chiese i nostri ricordi di quel giorno. I miei compagni li avevano; vaghi, ma li avevano. Io, invece, nessuno. Il motivo è semplice: ero nato un anno prima di loro. E a quell’età un anno può pesare tantissimo: addirittura può segnare il confine tra l’epoca in cui hai ricordi e quella in cui non li hai.
Ebbene, quel giorno compresi che quel confine è tra i tre e i quattro anni. Almeno per me.Ma non parlai. Pensai fosse inutile spiegare questa storia dei ricordi e dell’età. Un aspetto del carattere che mi porto dietro ancora oggi.
Senonché pochi giorni dopo la maestra ci assegnò un temino in classe: “Descrivi cosa facevi il giorno dell’allunaggio”.
Ecco. Ma non ne avevamo già parlato? Guardai i miei compagni aprire i quaderni e tuffarsi con la penna sul foglio bianco-rigato. Padronanza.
Alzai gli occhi in cerca di ispirazione. In quel momento mi sembrò di non riuscire a ricordare neanche come esattamente fosse fatta la luna. La luce del giorno non aiutava.
Non dissi alla maestra questa storia dei ricordi e dell’età. Non lo scrissi neanche nel temino (e questo, lo ammetto, fu un errore). Semplicemente nel tema raccontai che quel giorno io ero sulla luna e vidi il razzo atterrare (sì, atterrare. Non allunare); e vidi l’astronauta scendere. E raccontai di quali balzi facevo camminando e di quanto era grande la Terra e di come riuscivo a respirare e di altre cose così. Tutto in due facciate di foglio bianco-rigato.
La mano della maestra si posò su quattro quaderni a caso. Il mio era uno dei quattro. Iniziavo ad odiare la luna.
Lesse il tema, come gli altri tre, a voce alta. Non la guardavo; fissavo una piccola venatura grigia sulla parete dietro di lei. “Se mi chiede ‘E sulla luna dove vivevi?’, le rispondo ‘Vivevo dentro una crepa grigia’” pensavo preparandomi ad un combattimento che sapevo non sarei stato capace di combattere. Invece disse: “Panetti, tutti i ragazzini hanno buona immaginazione. Ma per essere bravi bisogna essere capaci di non andare fuori tema”. Non le dissi neanche allora di questa storia dei ricordi e dell’età. Presi la mia insufficienza.
“Però Rino, sei strano”, mi disse sorridendo Roberta C. Non le raccontai di questa storia dei ricordi e dell’età. Del resto, non le dissi neanche che mi piaceva.
Poi, un balzo... ed eccoci d’improvviso ai 50 anni dal primo allunaggio.
Non ricordo nulla del 20 luglio 1969. Avevo solo 3 anni. Ma ricordo tutto del giorno di quel tema, 7 anni dopo. Ancora oggi non so come saltò fuori – così su due piedi – quel cambio di prospettiva, di visuale. Quel balzo leggero – quasi in assenza di gravità – dal titolo del temino allo sguardo da fuori. Però, ora che ci penso, forse questo è un ottimo modo per celebrare questo anniversario da nozze d’oro con la luna.
Il Rino del 2019 cosa scriverebbe se fosse ora sulla luna? E ciascuno di voi, cosa scriverebbe? Pensateci, non è banale. Ed è un esercizio creativo niente male. Provato a farlo!
Quando hai 10 anni hai solo gli strumenti per “aprire la mente”, per osservare; osservare da una prospettiva diversa: notare i grandi balzi che facevi sulla luna, la grandezza della Terra, i suoi colori e il buio intorno.
Ma ora puoi fare un passo in avanti, provare ad “aprire il cuore”. Se l’Uomo fosse vissuto sulla luna anziché sulla Terra avremmo forse compreso prima il senso dell’essere “minuscoli” e non il centro (con tutte le conseguenti lezioni)? L’essere tutti su un territorio così piccolo ci avrebbe insegnato a convivere in modo migliore? E via ancora...
Questo il balzo leggero che dovremmo fare: smettere di puntare la telecamera verso l’esterno (l’aprire la mente) e rivolgerla verso di noi (l’aprire il cuore) per capire come noi siamo parte di questo “tutto” e come i nostri modi di pensare e agire finiscono per forgiarlo.
Del resto, proprio questo accadde ad uno degli astronauti delle missioni successive all’Apollo 11: con la sua piccola cinepresa, smise di riprendere estasiato il pianeta Terra e lentamente la rivolse verso di sé. Tornato sulla Terra raccontò come con quel gesto voleva rappresentare un balzo nel livello di consapevolezza...
Il passo successivo, allora, quale dovrebbe essere? Aprire la volontà!
Aprire la volontà: cosa tutto ciò ti spinge a fare? Cosa ciascuno di noi può iniziare a fare, ora che la telecamera è verso ognuno di noi?
Ecco, ritengo che il modo migliore per celebrare questa ricorrenza sia proprio questo: smettere di fare il downloading delle solite immagini (l’allunaggio, la centrale operativa della Nasa, la discesa dalla scala, l’orma, la cronaca ripercorsa parola per parola) e invece guardare da fuori, cercare prospettive diverse, fuori e dentro di noi. E poi agire in un istante!