a cura di Riccardo DI GENOVA

Ottobre 2017

IL PROFESSOR ARISTIDE

INDOCTI DISCANT ET AMENT MEMINISSE PERITI

(Imparino gli ignoranti e godano i dotti di rinfrescare le loro cognizioni)

cultura

Si sono da poco riaperte le scuole e, come ogni anno accade, abbiamo già registrato le prime proteste, stavolta contro la cosiddetta “Buona Scuola” e quindi le linee adottate dal Ministero che si occupa del “pianeta “istruzione”. Legittimo e non certo inatteso lo sdegno delle parti interessate, da una parte i difensori delle misure di Governo e dall’altra il precariato rappresentato da ancora tanti (troppi) insegnanti alla ricerca di un… “Buon Lavoro”; di fatto mi chiedo seriamente a cosa possa servire ancora un sistema scolastico che non è più capace, ormai da 40 anni suonati, di formare seriamente la generazione giovanile e sconfiggere quel nichilismo devastante a cui neanche più le famiglie sanno trovare un valido antidoto!

Non solo insegnanti precari, dunque, ma c’è da dire che i veri precari sono proprio gli studenti che, dopo 12-13 anni di frequenza pre-universitaria, si ritrovano con un preoccupante bagaglio culturale e civico piuttosto mediocre.

Per una serie di motivi che non stiamo qui ad analizzare, si sa che – a parte rarissime eccezioni - le famiglie moderne non sono assolutamente in grado di educare i propri giovani che già all’età di 3-4 anni si trovano sballottati tra asili, colf e affini, senza un minimo punto di riferimento, se non quello di diabolici display di altrettanto diabolici videogiochi, dannosi a tutto tondo per lo sviluppo intellettuale dei bambini. Da subito viene soffocato il loro senso di curiosità, lasciando spazio a un vuoto “interno” che si rivelerà, più tardi, la vera e propria anticamera dei vizi più deleteri, mancando, di fatto, il “Sapere” inteso a tutto tondo e non soltanto nozionistico. Così si spiega l’ignoranza e la maleducazione ormai imperanti di una società “moderna” in cui il mancato rispetto degli altri e delle regole più essenziale della civile convivenza la fa da padrone.

Se una scuola non è più capace neanche di insegnare le più elementari civili, cedendo il passo a un deleterio lassismo, non possiamo poi meravigliarci se per strada ci troveremo a beccarci anche qualche “vaffa” (e sarà il minimo nel migliore dei casi!) qualora avessimo la malaugurata idea di far notare comportamenti poco urbani ai bulli metropolitani, peraltro sempre difesi a spada tratta dai propri genitori, a prescindere! Certo, è anche vero che i tempi cambiano e non si può pretendere di impostare la scuola sui criteri degli anni 50’ o 60’, ma una cosa è certa; chi ha frequentato le scuole fino a quel periodo può oggi ben dire di conservare un bagaglio culturale e civile di tutto rispetto, poi… il buio più pesto! Se si permette agli studenti del 21° secolo di entrare in aula con i calzoni “a mezza chiappa” o con il cavallo al ginocchio, deduco che la scuola, ancorché dettare delle regole utili per il domani (non mi risulta che a tutt’oggi si possa andare a lavorare con simili “mises”!) dia di sé l’immagine di un parco giochi dove tutto è concesso. Orrore!!! Non parliamo, poi, della cultura in sé… ormai è sotto gli occhi di tutti che anche il linguaggio sta cambiando in peggio da diversi anni, e tralasciando anche di parlare di un diffuso turpiloquio entrato ormai in uso comune (e anche tollerato!), non mi meraviglierei più di tanto se oggi i temi venissero scritti, in “messaggese”, e magari anche accettati dai docenti impegnati a leggere improbabili 5° Fabio Maxmo (Quinto Fabio Massimo), Ke Guevara (Che Guevara) o Xsepoli (Persepoli)! Il tragico è che, un domani, dagli “scienziati” di oggi, dovrà giocoforza uscire qualche consigliere, assessore, sindaco, o onorevole e allora, non ci meravigliamo se già da oggi il popolo tende a non seguire con passione la politica… ne abbiamo già tanta di mediocrità… forse sarebbe il caso di correre ai ripari prima che sia troppo tardi!

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