Si sono da poco riaperte le scuole e, come ogni anno accade, abbiamo già registrato le prime proteste, stavolta contro la cosiddetta “Buona Scuola” e quindi le linee adottate dal Ministero che si occupa del “pianeta “istruzione”. Legittimo e non certo inatteso lo sdegno delle parti interessate, da una parte i difensori delle misure di Governo e dall’altra il precariato rappresentato da ancora tanti (troppi) insegnanti alla ricerca di un… “Buon Lavoro”; di fatto mi chiedo seriamente a cosa possa servire ancora un sistema scolastico che non è più capace, ormai da 40 anni suonati, di formare seriamente la generazione giovanile e sconfiggere quel nichilismo devastante a cui neanche più le famiglie sanno trovare un valido antidoto!
Non solo insegnanti precari, dunque, ma c’è da dire che i veri precari sono proprio gli studenti che, dopo 12-13 anni di frequenza pre-universitaria, si ritrovano con un preoccupante bagaglio culturale e civico piuttosto mediocre.
Per una serie di motivi che non stiamo qui ad analizzare, si sa che – a parte rarissime eccezioni - le famiglie moderne non sono assolutamente in grado di educare i propri giovani che già all’età di 3-4 anni si trovano sballottati tra asili, colf e affini, senza un minimo punto di riferimento, se non quello di diabolici display di altrettanto diabolici videogiochi, dannosi a tutto tondo per lo sviluppo intellettuale dei bambini. Da subito viene soffocato il loro senso di curiosità, lasciando spazio a un vuoto “interno” che si rivelerà, più tardi, la vera e propria anticamera dei vizi più deleteri, mancando, di fatto, il “Sapere” inteso a tutto tondo e non soltanto nozionistico. Così si spiega l’ignoranza e la maleducazione ormai imperanti di una società “moderna” in cui il mancato rispetto degli altri e delle regole più essenziale della civile convivenza la fa da padrone.
Se una scuola non è più capace neanche di insegnare le più elementari civili, cedendo il passo a un deleterio lassismo, non possiamo poi meravigliarci se per strada ci troveremo a beccarci anche qualche “vaffa” (e sarà il minimo nel migliore dei casi!) qualora avessimo la malaugurata idea di far notare comportamenti poco urbani ai bulli metropolitani, peraltro sempre difesi a spada tratta dai propri genitori, a prescindere! Certo, è anche vero che i tempi cambiano e non si può pretendere di impostare la scuola sui criteri degli anni 50’ o 60’, ma una cosa è certa; chi ha frequentato le scuole fino a quel periodo può oggi ben dire di conservare un bagaglio culturale e civile di tutto rispetto, poi… il buio più pesto! Se si permette agli studenti del 21° secolo di entrare in aula con i calzoni “a mezza chiappa” o con il cavallo al ginocchio, deduco che la scuola, ancorché dettare delle regole utili per il domani (non mi risulta che a tutt’oggi si possa andare a lavorare con simili “mises”!) dia di sé l’immagine di un parco giochi dove tutto è concesso. Orrore!!! Non parliamo, poi, della cultura in sé… ormai è sotto gli occhi di tutti che anche il linguaggio sta cambiando in peggio da diversi anni, e tralasciando anche di parlare di un diffuso turpiloquio entrato ormai in uso comune (e anche tollerato!), non mi meraviglierei più di tanto se oggi i temi venissero scritti, in “messaggese”, e magari anche accettati dai docenti impegnati a leggere improbabili 5° Fabio Maxmo (Quinto Fabio Massimo), Ke Guevara (Che Guevara) o Xsepoli (Persepoli)! Il tragico è che, un domani, dagli “scienziati” di oggi, dovrà giocoforza uscire qualche consigliere, assessore, sindaco, o onorevole e allora, non ci meravigliamo se già da oggi il popolo tende a non seguire con passione la politica… ne abbiamo già tanta di mediocrità… forse sarebbe il caso di correre ai ripari prima che sia troppo tardi!