a cura di Format

Ottobre 2021

IMPIGLIATI NELLA RETE

IMPIGLIATI NELLA RETE: Viaggio nelle insidie del WEB

Terza puntata

digitalizzazione, formazione

L’avvento della pandemia ha di fatto bruciato le tappe di una progressione della diffusione dell’uso delle nuove tecnologie in fasce di età sempre più precoci: per riempire i lunghissimi pomeriggi chiusi in casa, per compensare la mancanza di contatti con i coetanei e i familiari, sono numerosissimi i bambini che hanno acquisito, in pochi mesi, una dimestichezza maggiore all’uso di tablet e smartphone, in un’età in cui, in passato, la bicicletta e la palla erano le principali fonti di attrazione. I bambini più piccoli che approcciano la rete sono attratti dai giochi online, si muovono sui socialnetwork ma rivelano la loro forte fragilità per inesperienza, per immaturità cognitiva ed emotiva, e per una profonda suggestionabilità che li espone, inevitabilmente, al rischio di essere vittime di cyberbullismo e ancor più di adescamento online.

Ai bambini incontrati la Polizia Postale ha regalato il libro “Interland: avventure digitali - in viaggio col nonno alla scoperta del Web”. Il libro è scaricabile anche su internet.

Ma sono soprattutto gli adulti, nel nostro paese, quelli meno consapevoli dell’importanza di educare i minori a un uso sicuro e responsabile del web. Ed è di questo che continuiamo a parlare con il vice ispettore della Polizia di Stato in servizio alla Polizia Postale Marco Colantoni. 

Vita di coppia e non

“Iniziamo innanzitutto conl’affrontare le ‘Interferenze illecite nella vita privata’ regolate dall’art. 615 bis chiunque mediante strumenti di ripresa sonora o video si procura notizie o immagini attinenti la vita privata nei luoghi privati è punito con la reclusione da sei mesi a 4 anni. Nel caso questi fatti siano commessi da minori, sono ritenuti imputabili dai 14 ai 18 anni, mentre è responsabile in solido e quindi obbligato al risarcimento il loro genitore” spiega il vice ispettore Colantoni.

Leggere i messaggi, ascoltare le chiamate, scattare foto dalla webcam o dalla fotocamera del telefono può essere fatto da un hacker o da una persona a noi vicina, come ad esempio un compagno geloso o una persona che vuole danneggiarci. Per installare uno spyware il malintenzionato deve prendere possesso del nostro telefono (avendone la materiale disponibilità per alcuni istanti mentre siamo distratti) e installare manualmente il malware per controllarci, oppure inviare un software che si autoinstalli quando scarichiamo contenuti non sicuri. Spiare le chat i messaggi e le conversazioni, del partner o di qualunque altra persona è un reato e questo vale anche quando spiare può servire a procurare delle ‘prove’ per far valere o difendere un proprio diritto in tribunale, ad esempio l’infedeltà coniugale ai fini dell’addebito della separazione. “Le relazioni affettive non hanno bisogno di telecamere - sintetizza tout court Marco Colantoni - non lasciate che i device vi si intromettano”.

Nello specifico però, chiunque può rilevare se il proprio telefono è stato acquisito ad esempio tramite il mirror di whatsapp web. Basta andare nel menù della chat, cliccare su whatsapp web e verificare se ci siano sistemi sincronizzati. 

Tik Tok ed altre sfide

Tra le prime sfide per i ragazzi a diffondersi sul web, partita dalla Russia, è stata la Blue whale” (la Balena azzurra) 50 regole da seguire fino ad arrivare ad atti di autolesionismo. Poi sono arrivati “Black out”, “Chocking game”, “Pass-out game” comprendenti tutte prove estreme da postare in rete.

Oppure lanciata su TikTok, l’Hanging challenge, che consiste in una prova di resistenza: ci si lega una cintura attorno al collo per poi resistere più tempo possibile. Come interviene la Polizia Postale? “Rispetto a questi filmati emulativi o alle richieste di prove estreme entra in campo l’educazione data ai ragazzi dalle varie agenzie educative, famiglia, scuola e i consigli delle forze dell’ordine. Se noi affidiamo un device ai nostri figli in età precoce, solitamente in occasione della Prima Comunione a 10 anni, dovremmo anche evidenziare i suoi potenziali lati negativi, i rischi che si possono correre se ne viene fatto un uso non corretto, senza tuttavia mai demonizzarlo. Dovrebbe esserci scritto sopra a quell’età ‘Può nuocere alla salute, maneggiare con cura’ - aggiunge ridendo Colantoni - Basterebbe ricordarsi ad esempio che il collegamento alla rete per quella fascia d’età è possibile sia in casa che fuori e che la percentuale di chi, oltre ad avere uno smartphone, utilizza internet tra i minori, è altissima: 91% !”. 

I ragazzini adescati

“A tal proposito è interessante esaminare una statistica, per la verità di qualche anno fa, effettuata dalla Polizia Postale sui ragazzi adescati. Tra loro il 4% frequentava internet al mattino, 41% il pomeriggio, 49% la sera e, mentre i genitori dormono affaticati dal lavoro, la notte il 6%. Solo il 23% dei genitori monitora costantemente la navigazione dei figli, il 47 qualche volta e il 30 mai: diciamo che il 77% non sa quali siano i siti consultati dai propri figli o le chat utilizzate. Non occorre avere grandi conoscenze tecniche per farlo, basta posizionare verso il centro della stanza lo schermo del Pc o passare dietro di loro mentre sono collegati con lo smartphone.

Ma qui entra in gioco un problema educativo, preventivo, non può esserci solo un intervento repressivo: è necessario fornire ai minori le giuste indicazioni sui rischi e pericoli dell’uso non consapevole della rete, oltre agli innumerevoli vantaggi che se ne possono ottenere.

Per quanto riguarda la responsabilità genitoriale, varie sentenze della Cassazione stabiliscono che non è nelle capacità di un genitore impedire l’evento, ma l’obbligo antecedente sì.

E’ il mancato adempimento dei doveri di educazione e vigilanza correlati alla potestà genitoriale ad essere messo sotto indagine. Difficilissimo da provare. Ancor più se non ho conoscenza del fenomeno, del dispositivo e dei rischi e pericoli: sarà impossibile preservare i minori”.

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