L’avvento della pandemia ha di fatto bruciato le tappe di una progressione della diffusione dell’uso delle nuove tecnologie in fasce di età sempre più precoci: per riempire i lunghissimi pomeriggi chiusi in casa, per compensare la mancanza di contatti con i coetanei e i familiari, sono numerosissimi i bambini che hanno acquisito, in pochi mesi, una dimestichezza maggiore all’uso di tablet e smartphone, in un’età in cui, in passato, la bicicletta e la palla erano le principali fonti di attrazione. I bambini più piccoli che approcciano la rete sono attratti dai giochi online, si muovono sui socialnetwork ma rivelano la loro forte fragilità per inesperienza, per immaturità cognitiva ed emotiva, e per una profonda suggestionabilità che li espone, inevitabilmente, al rischio di essere vittime di cyberbullismo e ancor più di adescamento online.
Ai bambini incontrati la Polizia Postale ha regalato il libro “Interland: avventure digitali - in viaggio col nonno alla scoperta del Web”. Il libro è scaricabile anche su internet.
Ma sono soprattutto gli adulti, nel nostro paese, quelli meno consapevoli dell’importanza di educare i minori a un uso sicuro e responsabile del web. Ed è di questo che continuiamo a parlare con il vice ispettore della Polizia di Stato in servizio alla Polizia Postale Marco Colantoni.
Vita di coppia e non
“Iniziamo innanzitutto conl’affrontare le ‘Interferenze illecite nella vita privata’ regolate dall’art. 615 bis chiunque mediante strumenti di ripresa sonora o video si procura notizie o immagini attinenti la vita privata nei luoghi privati è punito con la reclusione da sei mesi a 4 anni. Nel caso questi fatti siano commessi da minori, sono ritenuti imputabili dai 14 ai 18 anni, mentre è responsabile in solido e quindi obbligato al risarcimento il loro genitore” spiega il vice ispettore Colantoni.
Leggere i messaggi, ascoltare le chiamate, scattare foto dalla webcam o dalla fotocamera del telefono può essere fatto da un hacker o da una persona a noi vicina, come ad esempio un compagno geloso o una persona che vuole danneggiarci. Per installare uno spyware il malintenzionato deve prendere possesso del nostro telefono (avendone la materiale disponibilità per alcuni istanti mentre siamo distratti) e installare manualmente il malware per controllarci, oppure inviare un software che si autoinstalli quando scarichiamo contenuti non sicuri. Spiare le chat i messaggi e le conversazioni, del partner o di qualunque altra persona è un reato e questo vale anche quando spiare può servire a procurare delle ‘prove’ per far valere o difendere un proprio diritto in tribunale, ad esempio l’infedeltà coniugale ai fini dell’addebito della separazione. “Le relazioni affettive non hanno bisogno di telecamere - sintetizza tout court Marco Colantoni - non lasciate che i device vi si intromettano”.
Nello specifico però, chiunque può rilevare se il proprio telefono è stato acquisito ad esempio tramite il mirror di whatsapp web. Basta andare nel menù della chat, cliccare su whatsapp web e verificare se ci siano sistemi sincronizzati.
Tik Tok ed altre sfide
Tra le prime sfide per i ragazzi a diffondersi sul web, partita dalla Russia, è stata la Blue whale” (la Balena azzurra) 50 regole da seguire fino ad arrivare ad atti di autolesionismo. Poi sono arrivati “Black out”, “Chocking game”, “Pass-out game” comprendenti tutte prove estreme da postare in rete.
Oppure lanciata su TikTok, l’Hanging challenge, che consiste in una prova di resistenza: ci si lega una cintura attorno al collo per poi resistere più tempo possibile. Come interviene la Polizia Postale? “Rispetto a questi filmati emulativi o alle richieste di prove estreme entra in campo l’educazione data ai ragazzi dalle varie agenzie educative, famiglia, scuola e i consigli delle forze dell’ordine. Se noi affidiamo un device ai nostri figli in età precoce, solitamente in occasione della Prima Comunione a 10 anni, dovremmo anche evidenziare i suoi potenziali lati negativi, i rischi che si possono correre se ne viene fatto un uso non corretto, senza tuttavia mai demonizzarlo. Dovrebbe esserci scritto sopra a quell’età ‘Può nuocere alla salute, maneggiare con cura’ - aggiunge ridendo Colantoni - Basterebbe ricordarsi ad esempio che il collegamento alla rete per quella fascia d’età è possibile sia in casa che fuori e che la percentuale di chi, oltre ad avere uno smartphone, utilizza internet tra i minori, è altissima: 91% !”.
I ragazzini adescati
“A tal proposito è interessante esaminare una statistica, per la verità di qualche anno fa, effettuata dalla Polizia Postale sui ragazzi adescati. Tra loro il 4% frequentava internet al mattino, 41% il pomeriggio, 49% la sera e, mentre i genitori dormono affaticati dal lavoro, la notte il 6%. Solo il 23% dei genitori monitora costantemente la navigazione dei figli, il 47 qualche volta e il 30 mai: diciamo che il 77% non sa quali siano i siti consultati dai propri figli o le chat utilizzate. Non occorre avere grandi conoscenze tecniche per farlo, basta posizionare verso il centro della stanza lo schermo del Pc o passare dietro di loro mentre sono collegati con lo smartphone.
Ma qui entra in gioco un problema educativo, preventivo, non può esserci solo un intervento repressivo: è necessario fornire ai minori le giuste indicazioni sui rischi e pericoli dell’uso non consapevole della rete, oltre agli innumerevoli vantaggi che se ne possono ottenere.
Per quanto riguarda la responsabilità genitoriale, varie sentenze della Cassazione stabiliscono che non è nelle capacità di un genitore impedire l’evento, ma l’obbligo antecedente sì.
E’ il mancato adempimento dei doveri di educazione e vigilanza correlati alla potestà genitoriale ad essere messo sotto indagine. Difficilissimo da provare. Ancor più se non ho conoscenza del fenomeno, del dispositivo e dei rischi e pericoli: sarà impossibile preservare i minori”.