Manca di geolocalizzazioni certe nello spazio e nel tempo la nostra Sabina. Un’eredità che ci portiamo dietro ogni qualvolta la nostra sigla viene scambiata con altre città o i nostri paesi collocati erroneamente in regioni diverse. Un lascito pesante. Per questo diventa ancora più importante riannodare i fili della nostra storia e ricercare ‘certificazioni’ della nostra esistenza. “Imago Sabinae” è un progetto che va in questa direzione. Cartografie storiche, affreschi e altri documenti storico-iconografici, tenuti insieme dall’unico tema della raffigurazione della Sabina, in una mostra e in un libro che celebrano il nostro territorio dal ‘400 al ‘900. Proprio sulla questione controversa della individuazione del territorio sabino si sviluppano i primi due capitoli del volume per poi addentrarsi in un vasto mosaico di ulteriori fonti storico-iconografiche. Vengono quindi presentate le immagini manoscritte del territorio prodotte per i più svariati motivi, per arrivare alle pregevoli raffigurazioni dei cabrei. Da qui l’attenzione si sposta verso gli affreschi presenti nei palazzi della nobiltà che amava raffigurare i propri possedimenti sui muri delle proprie abitazioni. Un lungo capitolo è dedicato ai viaggiatori stranieri e al modo in cui essi hanno descritto il territorio, soprattutto durante il periodo del grand tour dal quale la Sabina è rimasta ai margini. Una vera e propria esperienza di vita che i giovani rampolli dell’aristocrazia europea facevano, prima di intraprendere la loro carriera come nuova classe dirigente. Elisabetta d’Inghilterra lo sostenne con forza, mentre dalla Germania non provenivano solo nobili, ma anche giovani architetti. Arrivano per qualche mese, poi alcuni decidono di fermarsi per sempre. E’ il caso di Gaspar van Wittel (grazie al quale è possibile trovare Ascrea e Poggio San Lorenzo a Napoli e al Louvre) che si innamora talmente dell’Italia da cambiare il suo nome in Gaspare Vanvitelli. Le ricerche di Roberto Lorenzetti, condotte sulle carte di archivio e quindi nelle collezioni di musei tedeschi, francesi e olandesi, hanno fatto emergere capitoli nuovi e inediti, come quelli di Schinkel, Knip, Bril e il già citato van Wittel. Particolarmente divertente la conclusione del volume che mostra come i rotocalchi illustrati dei primi del Novecento, dedicarono copertine al nostro territorio collegandolo a fatti di cronaca. Vengono fuori immagini singolari (oltre alla ben nota di Mussolini che scia a dorso nudo) c’è il toro che s’infuria ad una fiera di Amatrice, il decesso di un uomo a causa del contraccolpo della campana, il gregge di pecore che scivola dalla montagna, fino agli scioperi degli agricoltori di Fara in Sabina o il brigante Viola che spara ad un sacerdote. Un lavoro lunghissimo partito nei primi anni Ottanta, con uno step ne ‘Il territorio di Carta: la Sabina’ e poi proseguito fino ai giorni nostri.
In parallelo, il progetto prevede una mostra, allestita all’interno dell’Archivio di Stato, che utilizza l’ampia presenza documentaria, di mappe, iconografie, disegni e cabrei dedicati a Rieti e alla Sabina, spesso realizzati da agrimensori e raffiguranti territori, corsi d’acqua e possedimenti di nobili famiglie.
L’ingresso alla mostra sarà gratuito: possibile visitarla fino al 30 luglio 2021 esclusivamente il lunedì e il mercoledì dalle ore 11.30 alle ore 13 e dalle ore 14.30 alle ore 17.
ph M. D'Alessandro