a cura di Ileana TOZZI

Agosto 2018

STRADA FACENDO

IL VIGNOLA, AUTENTICO E NON

storia

Il genio di Jacopo Barozzi da Vignola lascia una traccia sensibile nel tessuto urbano reatino, ed ancor più nell’immaginario che erroneamente attribuisce al celebre architetto l’aereo loggiato di palazzo Vincentini, prestigiosa sede della Prefettura. In realtà, il Vignola curò il riassetto del palazzo del Pretore in piazza del Leone per conto del cardinale Marco Antonio Amulio vescovo di Rieti dal 1562 al 1570, affinché potesse trovarvi sede l’istituzione seminariale. Grazie allo zelo del vescovo, sostenuto finanziariamente dal Comune, il Seminario reatino fu il primo nell’orbe cattolico a dare attuazione ai decreti del Concilio di Trento. Si trattava di una casa-torre eretta ai tempi dell’allargo dotata di un ampio vestibolo utilizzato per pubbliche assemblee, fu dotato di sette stanze in cui trovarono ospitalità i primi ventisei alunni. Il refettorio fu ricavato proprio dal vestibolo esterno, incluso nel perimetro dell’edificio. Nella sua Descrittione della città di Rieti, il canonico Pompeo Angelotti offriva al vescovo cardinale Giovanni Francesco dei conti Guidi di Bagno, vescovo di Rieti dal 1635 al 1639, questa efficace immagine, in cui traspaiono l’orgoglio civico e l’affettuoso ricordo del suo recente studentato: «…passate queste strade, per lo più da commodi artisti habitate, avanti d’entrar nella gran Piazza del Leone, è il Seminario dal piissimo Cardinal Amulio in essecutione del Sacrosanto Concilio di Trento, prima d’ogn’altro com’Idea fondato». Fra il 1650 ed il 1652, il vescovo Giorgio Bolognetti (1639-1660)  promosse i più impellenti lavori di restauro. Nel 1684, il vescovo Ippolito Vincentini (1660-1702) riprese il progetto di ampliamento dell’edificio ottenendo dal municipio il permesso di costruire due stanze al di sopra dell’arco sovrastante i locali del Monte di Pietà. Nel 1726, il vescovo domenicano Antonino Serafino Camarda (1724-1754) incaricò mastro Antonio Tondetto di costruire un nuovo dormitorio e sei stanze riservate agli ordinandi. Il palazzo assunse così il suo assetto definitivo, elegante, sobrio e decoroso come si confaceva alle sue funzioni. Alla maniera classica del Vignola, controllata ed armoniosa, si deve inoltre l’ideazione della facciata della chiesa di Sant’Antonio Abate, annessa all’ hospitale  dotato di cappella e cimitero, affidato nel 1337 dal Capitolo della Cattedrale ai religiosi dell’Ordine di Sant’Antonio di Vienne. Nel 1535 gli Antoniani lasciarono l’ospedale, che venne gestito direttamente dalla Congregazione del SS.mo Sacramento della Cattedrale. Fu proprio la Congregazione che nel 1570 incaricò Jacopo Barozzi da Vignola di progettare la nuova chiesa intitolata a  Sant’Antonio Abate in memoria dell’antica presenza dei frati ospedalieri a Rieti. Dal 1619 l’ospedale fu gestito dai Chierici di San Giovanni di Dio. La bella chiesa vignolesca, officiata fino alla metà del XX secolo, è oggi colpevolmente abbandonata ad una condizione di degrado.

L’impronta del genio di Vignola viene tanto tenacemente, quanto erroneamente attribuita dai reatini nell’elegante palazzo progettato in realtà dal milanese Giovanni Domenico Bianchi per Marco Antonio Vincentini, attuale sede della Prefettura.

Il nobiluomo reatino acquistò infatti la severa casa/torre dagli ultimi eredi dei Poiani, signori di Piediluco,

Affacciato con la sua loggia a doppia serliana sul dolcissimo panorama dove lo sguardo si distende a meridione, dai tetti serrati dell’abitato medievale fino al corso argentato del Velino, concluso dalle quinte di teatro delle montagne folte di boschi a guardia della via Salaria, il palazzo ingloba nelle sue fondamenta i resti della medievale casa Poiana, un’austera casa-torre appartenuta un tempo ai signori di Piediluco.

I lavori, intrapresi nel 1596, proseguirono alacremente per mezzo secolo, quando i pittori Ascanio e Vincenzo Manenti realizzarono la decorazione del grande salone affrescato con le eleganti monocromie che traggono la loro ispirazione dalla mitologia e dall’ epica.

La sala del piano nobile è costruita idealmente intorno al grande camino in marmo sovrastato dall’iscrizione MARCUS ANTONIUS VINCENTINUS e dallo stemma gentilizio del casato.

Nel 1927, quando Rieti fu insignita del grado di capoluogo di provincia,  palazzo Vincentini fu acquistato come sede di rappresentanza del Governo quando  nel 1927 la città di Rieti fu eretta al rango di capoluogo di provincia.

A questa nuova destinazione d’uso si deve il riassetto delle sale a pianterreno, in origine utilizzate come spazi di servizio, decorate nel 1932 dal reatino Arduino Angelucci proponendo a monocromo, entro dei finti nicchioni, le immagini monumentali di Marco Terenzio Varrone, eruditissimus Romanorum e dell’imperatore Tito Flavio Vespasiano, vanto e gloria di questa terra alternando nella decorazione della volta quattro Leggende e quattro Paesaggi sabini squisitamente idealizzati, secondo il gusto dell’epoca.

A cura di ILEANA TOZZI

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