Un incontro per approfondire il messaggio del Papa per la 57ª Giornata delle comunicazioni sociali 'Saper parlare con il cuore", quello che stamattina si è svolto nella Sala degli Stemmi di Palazzo Papale in cui il neo vescovo Vito Piccinonna ha conosciuto gli operatori della comunicazione della nostra Città e provincia, rinnovando un appuntamento ormai tradizionale iniziato con mons. Domenico Pompili, nella ricorrenza di San Francesco di Sales.
“Il Papa ha quasi offerto una trilogia in questi anni, siamo stati esortati ad 'andare e vedere' ed 'ascoltare' e poi 'parlare' ma io sono ancora fermo al precedente verbo: ascoltare. E’ quanto mi propongo di fare poiché non posso parlare di ciò che non conosco, le mie prime visite servono a questo. Sarò un vescovo presente ma non presenzialista.”
“Il Papa nel messaggio è ben cosciente del timbro che assume la comunicazione in questo nostro tempo dominato da polarizzazioni e contrapposizioni e non si vergogna di fare riferimento anche alla comunicazione ecclesiale - sottolinea mons. Piccinonna - I media corrono il rischio di fomentare livore, rabbia, scontro, ci sarebbe invece bisogno di una comunicazione non ostile che aiuti le persone a riflettere pacatamente, a decifrare anche con spirito critico la realtà in cui si vive. Immagino che il compito più significativo sia aiutare le persone con la vostra comunicazione a riflettere, l’impegno è ‘dare a pensare’ non un pensiero istantaneo, le cui conseguenze sono altrimenti espressioni ‘di pancia’. Parlare con il cuore implica non temere di proclamare la verità anche quando è scomoda, ma il vero problema è farlo senza carità, senza cuore: ‘Attraverso la parola si può essere custodi dell’altro’.” Mons. Piccinonna si dice colpito da questa espressione: le nostre parole sono un atto di custodia dell’altro? “Davanti ci sono le ferite di tanta gente, per cui le parole debbono farsi balsamo e luce. Si deve evitare di distruggere la dignità della persona, sempre e comunque da preservare, pur parlando dei suoi gesti, non condivisibili”.
L’incontro con il vescovo Vito ci permette di conoscerlo un po’ di più attraverso i riferimenti ed il ricordo affettuoso di don Tonino Bello ‘santo uomo e vescovo pugliese che non ho avuto il privilegio di conoscere personalmente, pur se attraverso i suoi scritti ed i suoi autentici testimoni è come l’avessi incontrato”, legato a lui attraverso la croce lignea che porta al collo “io umile e mediocre discepolo”, o mentre parla della sua ammirazione per il Santo Padre ”dono incommensurabile, di cui solo in ritardo ci accorgeremo. Non è lui ad avere un passo troppo veloce in avanti, siamo noi a restare troppo indietro”. Sembra essere pacato, riflessivo, al tempo stesso incisivo e determinato. Condivide l’amore per San Francesco, per questa Valle Santa che esplorò mesi prima della nomina, inconsapevole l’avrebbe abitata in un futuro prossimo, l’interesse per le persone, partendo dagli ultimi, dai più fragili ma tutti concorrenti per un bene più grande. “Non ho figli, ma i miei amici mi rendono partecipi della loro vita famigliare. Troppo spesso ci preoccupiamo di offrire ai bambini il cibo migliore, la stanza più confortevole ma sappiamo quale città stiamo lasciando loro? Il Papa, ha spiegato a tutti che ‘casa’ è tutto il mondo. Sarà quella la vera eredità di cui preoccuparci. Fate scelte importanti davanti agli occhi dei bambini, non sono il futuro: sono il presente”.
28_01_23
ph M. D'Alessandro