di S. Santoprete - A volte occorre un lifting dell’anima per togliere la patina che il tempo inevitabilmente deposita sui nostri entusiasmi.
Lo hanno fatto I Lovers: uno dei gruppi più in vista del pre-sessantotto reatino.
Li ho incontrati nella loro ‘tana’ dove tornano a riunirsi ogni giovedì pomeriggio, niente a che vedere con il loro rifugio storico, quello di Via Centurioni dell’amico Renato Cruciani; nella taverna di Gennaro Camardella ogni comfort: tra divani, poltrone, soprammobili, camino e tappeti, con estrema pazienza Tonino Miarelli, Giancarlo Cavoli, Franco Del Re rimontano settimanalmente strumenti e microfoni.
“Ad una festa per l’Epifania dinanzi ad un Teatro Moderno strapieno - racconta Tonino - in cui suonavano i Friends, un ragazzino di circa 15 anni pregò Renzo Pellegrini di lasciarlo suonare. Salì sul palco con la sua chitarra interpretando “Torno a pregare” di Luciano Vieri e fu un successone... era Gennarino.”
“Ci incontrammo così - spiega l’interessato - ed iniziammo a provare nella falegnameria del padre di Giancarlo in Via Pellicceria. All’inizio non c’era neanche una batteria ma solo due tamburelli, suonati da Eugenio Biancolatte ed un amplificatore Meazzi a 5 ingressi 50 watt globali.
Il nome ce lo diede il primo batterista, Mario Tiberti, di Cittaducale, I Lovers era inteso come amanti della musica. L’arrivo di Franco, figlio d’arte, che aveva già suonato con I Serpenti, diede ritmica al gruppo. Io acquistai una Fender Mustang per l’enorme cifra di 160 mila lire, Tonino una Framus, Giancarlo un basso Hollywood e Franco una batteria RKB. Partecipammo con soddisfazione al Festival di Marino, vincemmo il Concorso ‘Italia Beat’ della Davoli, facemmo da spalla a Romano Mussolini, a Patty Pravo, ai Camaleonti, ai Nomadi, suonammo in diversi paesi ed al Terminillo in occasione di tre capodanni.”
“Nel nostro Club di Via Centurioni passammo interi pomeriggi con moltissimi amici che venivano a vederci provare, tra i fedelissimi Guido Marcellini, nostro accompagnatore nelle varie trasferte - si prosegue così, tra un ricordo e l’altro che rimbalza di bocca in bocca - Le pareti tremavano ad ogni canzone, ma anziché lamentarsi i nostri vicini di casa portavano dolci e merende per tutti. Fu lì che arrivarono, in occasione del Festival dei Complessi, Pachi e Pachi, i New Dada, i Nomadi e tanti altri nomi noti. Augusto Daolio, grande personalità, era eccezionale nel tracciare bozzetti tra una sigaretta e l’altra, simpaticissimo...”
“Il Festival prevedeva che ognuno presentasse una canzone eseguita prima da un gruppo noto. Ad esempio I Sabini vinsero con “Ci vuole poco” dei New Dada, i Friends cantarono “Una porta chiusa” di Simon e i Califfi... L’atmosfera era quella del Cantagiro: Maurizio Arcieri si presentò con una spider bellissima che, al cospetto della 500 da noi utilizzata ma di proprietà della mamma di Franco, suscitò grande invidia... In quell’occasione al ‘Club 66’ ogni sabato c’era una festa in cui si esibiva più di un gruppo ed erano momenti di sano divertimento che non terminavano più tardi delle 21. Comunque sia anche le serate dei vari Carnevali finivano a mezzanotte, non c’era l’esigenza di far tardi ad ogni costo... Forse questa città era più viva...”.
Aneddoti... ricordi... “Fummo chiamati per una grande festa di fine anno scolastico da tenersi al Grand Hotel de L’Aquila. Affittammo un pulmino da Libero Rossi e lo ricoprimmo di nostre foto. Arrivati in città udimmo passare una pubblicità fonica che ci presentava come ‘reduci dai grandi successi in Inghilterra’ e contemporaneamente vedemmo dinanzi all’albergo una gran folla attendere... unimmo le due cose ed immaginammo chissà quale terribile finale di serata! Scoprimmo invece che quella gente era lì in attesa di vedere uscire i giocatori del Napoli in ritiro, e la nostra esibizione la sera stessa in una sala strapiena suscitò grande entusiasmo.”
Ma anche l’orgoglio per un presente vitale “Recentemente abbiamo partecipato ad una serata di sommeliers provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, Pacifico Fioravanti ha aperto dei vini degli anni Sessanta e noi abbiamo fatto da contorno musicale a questo evento, dovremmo replicare prossimamente. Ogni tanto poi facciamo qualche festa qui nella tana e siamo scritturati ogni volta!”
Com’è cambiata la musica
“Oggi anche i piccoli gruppi sono composti da musicisti, sembrano già tutti dei professionisti, noi eravamo più all’impronta, ad “orecchio”. Venivamo dalla svolta epocale Di Capri/Celentano, eravamo quelli che avevano assistito stupefatti all’esibizione di Modugno: passavamo dal laghetto della famiglia delle trote blu ad una canzone surreale come “Nel blu dipinto di blu”.
E dall’estero, pian piano, arrivavano tantissimi gruppi come i Byrds, i Beatles ed i Rolling Stones che fondavano le basi per una nuova concezione musicale. Aimone Luciani era il nostro maggior rifornitore di 45 giri nel suo piccolo negozietto di Piazza, dietro la Cattedrale, mentre Maistrello era il nostro rivenditore di strumenti musicali. Non avevamo la fortuna di poter fruire di così tanti canali come accade oggi ai nostri figli, ma questo sviluppava in noi la capacità di arrangiarci.”
“Lui ha sempre avuto un orecchio musicale formidabile - racconta Miarelli parlando di Camardella - ricordo che dovevamo esibirci al Circolo di Lettura e che, la sera prima, ci sarebbe stato il Festival di Sanremo. Con un registratore “Geloso”, Gennarino incise i pezzi davanti al televisore così da poterli provare il mattino dopo e poi eseguirli la sera.”
“Il ricordo più bello? Il provino alla Rca con i vestiti prestati dagli amici ed il pulmino sempre noleggiato da Rossi. Arrivammo e fummo divisi: ognuno in un box con la cuffia alle orecchie, spaesati, non sapevamo cosa fare, come suonare insieme senza stare vicini... ovviamente, ci cacciarono!”
(da Format maggio 2008 - quinta puntata)