(di Manuela Marinelli) Il Cammino di Francesco, la Valle santa e i suoi santuari, la loro conoscenza e valorizzazione, sono oggetto di una delle molte attività di Alternanza Scuola/Lavoro del Liceo Ginnasio M.T. Varrone.
“Organizz’Arti, per la valorizzazione del Cammino di Francesco” è ormai al quarto anno di esperienza e da tre vede il santuario di Fontecolombo al centro delle attività didattiche e operative degli studenti.L’iniziativa è stata possibile grazie al sostegno dell’Associazione di Promozione Sociale Argenis, guidata dal prof. Filippo Orlandi e dalla prof.ssa Caterina Lodato oltre che alla pazienza e alla collaborazione del rettore e guardiano del santuario, fra Marino Porcelli.
Le molte ore trascorse insieme agli studenti a Fontecolombo hanno dato luogo a risultati concreti per la loro formazione, frutto del clima sereno e collaborativo che si era creato fra i ragazzi e gli insegnanti che li hanno affiancati.
Prodotto tangibile di questo esperimento didattico è una sintetica pubblicazione, per i tipi della casa editrice Amarganta,che descrive i manufatti architettonici e artistici di Fontecolombo.
Il volumetto, donato agli studenti dall’associazione Argenis,diventerà il libro di testo del laboratorio di Storia dell’Arte, che si tiene al Liceo Classico, come potenziamento dell’offerta formativa.Questa piccola guida, dunque, nasce con l’intento di fornire un materiale didattico agli studenti, ma anche di essere uno strumento di approfondimento per tutti quanti volessero conoscere meglio Fontecolombo.
Il lavoro si caratterizza per l’assenza di illustrazioni, tranne alcune strettamente necessarie alla comprensione dello scritto. Questa scelta è scaturita dal desiderio che la guida venga consultata stando sul luogo,mentre si osserva quanto vi è descritto.
L’assenza delle foto, dunque, vuole stimolare il lettore a fare esperienza concreta del santuario e in particolare dell’arte che esso racchiude, senza delegare alle immagini l’emozione che l’osservazione diretta di un manufatto può produrre. Questa insolita scelta è certamente anacronistica in questa epoca dove tutto sembra virtuale, dove le esperienze sono spesso digitali invece che reali, dunque sempre di seconda mano. Così, scegliere di non affidare ad alcun medium, neanche alle foto, la comprensione del luogo descritto, rende necessaria una individuale e personale osservazione delle cose che, in quest’epoca, assume quasi una valenza catartica e provocatoria.
Questa scelta si fonda anche, e soprattutto,sulla certezza che nessuna foto documentaria potrebbe mai evocare l’esperienza di una visita a Fontecolombo dove: “...ogni pietra parla, narrando, nel silenzio, storie che si susseguono da secoli. Qui ogni crepa, ogni fenditura, ogni graffio, racconta lo scorrere del tempo, il susseguirsi di vite dedite al lavoro paziente e alla preghiera ”, anche il gradino consumato che collega il presbiteri o al convento.