a cura di Rino PANETTI

Maggio 2019

SCARABOCCHI

IL BASKET GIOVANILE: QUATTRO BREVI LEZIONI DI VITA AD UN GIOVANE

formazione

(di Rino Panetti) Ora che resta solo l’ultimo mese prima che un enorme, primo, cerchio si chiuda, ammetto che fa un po’ effetto: anni passati come un lampo. Il tempo di un tiro da tre...
Un ragazzino che ha iniziato a palleggiare su un parquet prima ancora che sapesse scrivere, prima ancora che sapesse pigiare un tasto.


PRIMA LEZIONE – Vinco se vinciamo.

Appartenente alla generazione dei molti figli unici, mio figlio, ha presto fatto i conti con l’equilibrio da tenere in una squadra. Lo impari, nel basket, nell’unico modo possibile: agendo. Sbagliando, sorprendendoti, arrabbiandoti, capendo, correggendoti.
Il basket te lo insegna. La scuola, in fondo, molto meno: la scuola rafforza l’individualismo; l’unico modo per vincere è che tu devi vincere. Nel basket, spesso vinci quando sotto-ottimizzi (quando capisci come sotto-ottimizzare) le tue prestazioni per il bene collettivo.Servizio e Squadra. Vinco se vinciamo.
Spesso, l’unico momento “di squadra” in classe è quando bisogna organizzarsi per copiare: la squadra come atto malandrino.


SECONDA LEZIONE – Navigare fuori dalla zona di comfort per scoprire te stesso.

Il basket lo ha fatto uscire per la prima volta da solo. Sette giorni a Matera, altri a Sansepolcro, e via dicendo. Ma non è l’unica “uscita” in cui il basket ti accompagna. C’è ben altro.
Il basket ti spinge fuori dalla zona di comfort. Ricordo la sua prima partita (una delle immagini in questo articolo ferma quel momento: anche se sfocata è in un certo modo emblematica): in campo faceva quello che lo rendeva più sicuro, gettarsi addosso all’avversario per strappargli il pallone (da “strappa la carta” a “strappa la palla”). Pensavo che il rugby fosse il suo vero sport.

Poi, un giorno qualcosa è scattato; penso accada a molti: inizi a porre quella palla in terra e farci un palleggio di fronte all’avversario, un primo palleggio... e il mondo non è più lo stesso. E il mondo non è più lo stesso. Tu non sei più lo stesso.

Il basket ti fa osare: quel momento, quando ti arriva la palla... sei tu, lei, mille pensieri, il fiato dell’avversario addosso, il compagno che taglia, l’attimo colto o non colto...poggi la palla in terra e avvii il palleggio. Il basket ti fa osare, vuole che tu decida, in un attimo, per il bene della squadra.

 

TERZA LEZIONE – L’asticella.
Il basket ti pone per la prima volta davanti al fatto che esistono team e atleti notevolmente più valenti di te. Ti abitua a questo e ad ammirarli, anziché vederli con rancore. Il basket ti pone di fronte alla relatività.
Il basket ti dà la disciplina per decidere te dove porre l’asticella. E decidere se e come saltarla e se alzarla ulteriormente.

Una sera l’ho visto tornare deluso da una partita. “Potevo rubargli la palla due volte, ma mi sembrava troppo forte. Invece...” La lezione è questa: non riesci a saltare molto più alto di dove posizioni l’asticella; pertanto, se la posizioni troppo in basso, non andrai molto più su di quella linea. Invece, poni l’asticella in alto e industriati a capire come saltarla.

 

QUARTA LEZIONE – Genitori. Figli.

La scuola ha però un vantaggio rispetto al basket: di fronte a una sfida importante (una interrogazione, un compito, un esame) ti lascia da solo, senza il codazzo di genitori vocianti, consiglianti, giudicanti.
Il basket è stata una lezione anche per me genitore: qualche mese fa, quando ho visto che in una partita si comportava in conformità a un pensiero sul suo gioco sfuggitomi in una cena – in sua presenza – con un ex giocatore delle giovanili della Fortitudo Bologna, ho capito che dovevo smettere completamente di essere presente alle partite e agli allenamenti. Per il suo bene (non solo riguardo il basket, ma riguardo la sua vita). E chi se ne importa se altri genitori penseranno che... 
Il suo compito deve essere quello di massimizzare le indicazioni del coach e leggere la partita e le situazioni di gioco volta per volta, non seguire i pensieri di un genitore distratto o chiacchierone. 
Sì, il basket fa capire loro che il genitore non è infallibile. E’ umano. 
Noi genitori dobbiamo capire che i nostri figli non sono infallibili.
Da quando non lo vedo più “dal vivo” (parlando di basket), il nostro rapporto è cambiato, in un qualche modo migliorato.
Non so come gioca ora, né lo chiederò mai ad alcuno. Ma mi basta vedere la faccia quando torna a casa. Che vinca o che perda. Che giochi tanto o poco. Il mio obiettivo è quella faccia.
Il basket è rispetto: per il coach, i compagni, gli arbitri. Per sé stesso.

 

FINALE
Sono stati anni fantastici per lui. Generativi sotto molti aspetti.
Gli resta ora l’ultimo mese. Proprio in questi giorni ha saputo che per un “Impegno” salterà forse proprio l’ultimo torneo. L'ho visto incupirsi per questo. Battersi contro. Ed è l’ultima lezione: il peso della rinuncia. 
Il basket è passione.
Per questa passione, un grazie speciale alla Willie Basket Rieti, ai suoi coach: Roberto (quel Roberto...), Gianluca, Nicoletta, Vittorio, Franco, Rocco...

 

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