Di sezione aurea vi abbiamo già parlato in passato, si trova però anche, sorprendentemente, nella biologia, nella fisica, nella pittura, nell’ architettura, nella scultura, nella fotografia e persino nella poesia. Tanto da farla associare fin dalle epoche più remote a mito di canone estetico di bellezza assoluto o di proporzione divina attribuendogli spesso un falso significato mistico-esoterico.
Di questa sezione aurea ci parla, in modo inatteso, Michele Baldin, commentando addirittura un appuntamento per un concerto nella Chiesa di San Domenico.
Il messaggio è abbastanza criptico “Certo è...che questo organo ne custodisce tanti di “SEGRETI”, bene che nulla si sia “concretizzato” per Rieti. BENE CHE MOLTO DI PIÙ SI SIA CONCRETIZZATO GRAZIE AI SUOI SEGRETI NEL RESTO DEL MONDO. Solo un semplice grazie ai GUARDIANI DI SAN MICHELE ARCANGELO che hanno vinto sul male.”
Potevamo lasciar cadere nell’indifferenza questo assist?
Quindi pur lasciando a voi la capacità di valutare con spirito critico il contenuto di questa pagina vi raccontiamo il nostro colloquio.
“Il colpo di fulmine tra me e l’organo in questione, scattò da subito, da quando don Luigi Bardotti, appena conosciuto, me ne mostrò il progetto chiedendomi una mano, in quanto mi riteneva un bravo artigiano, circondato da operai capaci - ci spiega l’imprenditore - Mi offrii di realizzare, come contributo della mia azienda, la pedana: sicuramente aspetto delicato, dovendo considerare l’impatto che avrebbe avuto sulle vibrazioni dell’organo.”
Era già pronto per interagire con uno strumento musicale? Aveva esperienza nel campo?
“Dico sempre che quando non capiamo una cosa dobbiamo studiarla. Da anni ero un appassionato di onde acustiche, mi affascinano i processi evolutivi che vanno a toccare comparti della società. Avevo studiato le frequenze dei monaci tibetani capaci di sollevare con il suono di trombe degli oggetti, ed ero stato testimone del fenomeno della levitazione sonica. Non mi era mai capitato però di mettere in pratica quest’antico sapere, che andrebbe sempre applicato con ‘coscienza e sapienza’.”
L’organo storico sarebbe stato realizzato ispirandosi al trattato francese di Francois Dom Bedos de Celles, monaco benedettino, che curò la meccanica straordinaria di parecchi grandi strumenti in varie chiese francesi, con intorno un bellissimo mobile di alta falegnameria a cui aveva pensato Roubo. Quest’ultimo era già impegnato alla reggia del Re Sole dove non aveva mai potuto vedere realizzato il suo organo perché il sovrano veniva ghigliottinato nel momento in cui doveva essere finanziato e realizzato. Un ricordo che aveva voluto portare con sé disegnando la scala che conduce all’organo e richiama quella della ghigliottina. “Assimilo la storia di questo organo - racconta ancora Michele - disegno realizzo e monto la pedana che doveva avere una duplice funzione: sostenere nel tempo l’organo anche nel caso il pavimento avesse ceduto e, soprattutto, doveva avere una risposta tale da trasformarsi in isolatore acustico e stabilizzare al contempo temperatura e condizioni del legno. Tornare ai monaci tibetani è stato un attimo, loro hanno un supporto di metallo per isolare le loro trombe. Coincidenza straordinaria quindi, studiare in modo autonomo le vibrazioni che producono le onde sonore e poi incontrare Bartolomeo Formentelli: lì, impazzisco. Il Maestro, personaggio unico, si è gettato in questa avventura costruendo a Verona l’ incredibile organo, secondo i progetti originali, per poi seguire gli standard del montaggio in loco, come fosse antico.
Le problematiche del montaggio erano assai differenti da quelle della costruzione. Montato l’isolatore, si è creato una sorta di feeling privilegiato tra me e Formentelli e tra le rispettive ditte... chiunque entrava avvertiva un’atmosfera particolare grazie alla quale tutti erano portati a dare il massimo senza quantificare le ore di straordinario e continuate, pur di vedere completata questa opera.
“Si montano i mantici, per il ‘vento’ (altra coincidenza, così chiamano i monaci tibetani il soffio dentro i corni). Comincia ad arrivare il primo camion di canne, Bartolomeo con abile maestria dava la frequenza ad ognuna di esse: da quelle piccole come un piffero a quelle alte di facciata. Attraverso uno scalpello inumidito dalla saliva, con il quale intagliava il legno, agiva sulla canna togliendo uno strato sottilissimo di stagno. Ovviamente il lavoro era minuzioso e lungo, l’inaugurazione come chiesto dal cardinale Bertone e don Luigi, doveva coincidere con la Festa dell’Immacolata. C’era quindi un uomo solo al comando che avvertiva il peso della responsabilità e che in maniera inattesa e generosa mi insegna, rinunciando alla gelosia nei riguardi del suo sapere. Grande l’incredulità da parte di tutti i suoi operai che urlavano addirittura vedendomi toccare le preziose canne. Man mano che montavamo questa meravigliosa creatura il Maestro mi consegnava parte della sua conoscenza per me trasformatasi in rivelazione. Il primo giorno che il vento passò dentro i somieri, uscì un’unica frequenza dalle canne, non ancora accordate. L’intero strumento entrò in risonanza e, dando luogo a questo forte effetto assorbito dalla piattaforma, entrambi ci accorgemmo di come vibrasse in tutta la sua struttura. Bartolomeo si impressionò: era la prima volta che succedeva qualcosa di quel tipo, lo ritenne frutto di un errore. In realtà la sensazione è stata che la macchina si sollevasse da sola, riportandomi alla mente la famosa onda sonica. Si è trattato chiaramente di un’impressione – ce lo dice sorridendo come per invitarci a non prenderlo sul serio.
Ci sta dicendo quindi che il nostro organo, oltre ad essere un’opera d’arte fantastica, possiede un potere curativo?
A questa domanda risponderà nella prossima puntata. Se siete invece curiosi oltremodo potrete sempre anticipare i tempi mettendo il vostro ‘Segui’ sulla pagina di Fb “Rieti Misteriosa”.