di Massimo Palozzi - Sembra una beffa, ma a poche ore dal tranquillizzante comunicato emesso giovedì al termine dei lavori del Comitato per l’ordine e la sicurezza convocato dal prefetto Gennaro Capo e al quale hanno partecipato i vertici delle Forze dell’ordine, il presidente della Provincia Roberta Cuneo, il sindaco del capoluogo Daniele Sinibaldi e il presidente di Confcommercio Lazio Nord Leonardo Tosti, i soliti ignoti sono tornati a colpire in pieno centro. Obiettivo la chiesa di San Liberatore, da dove sono stati trafugati ex voto e forse qualche importante libro visto che l’edificio, chiuso al culto, ospita la Biblioteca diocesana.
Anche stavolta potrebbe trattarsi di sbandati che hanno addirittura bivaccato all’interno dell’antica chiesa. Una circostanza in linea con le conclusioni raggiunte dagli inquirenti dopo l’ondata senza precedenti di furti che ha interessato gran parte della città e dintorni. “Dall’incontro – è stato fatto sapere con una nota ufficiale - è emerso che sono stati convalidati alcuni arresti e che le attività investigative condotte inducono ad affermare che si tratta di episodi di microcriminalità, legati soprattutto al fenomeno dello spaccio e consumo di sostanze stupefacenti e non di azioni ricollegabili a forme strutturate di criminalità esogene al territorio. Inoltre, grazie al forte impegno delle Forze dell’ordine, al coordinamento della Prefettura e al supporto delle istituzioni locali, saranno ulteriormente rafforzate le misure di controllo del territorio e le attività di prevenzione e contrasto”.
Il comunicato aveva la chiara intenzione non tanto di fare il punto sullo stato delle indagini, quanto di fornire una qualche forma di rassicurazione a una popolazione assai preoccupata dall’escalation di colpi, che peraltro segue una tendenza al peggioramento sempre più marcata.
Sul piano comunicativo non è detto che lo scopo sia stato raggiunto. L’allarme sociale ha toccato livelli tali che un comunicato istituzionale scritto in burocratese non ha certo il potere di rasserenare animi piuttosto esacerbati, dato anche il difficile contesto in cui cade, tra economia zoppicante, effetti della guerra e bollette insostenibili.
L’informazione è comunque importante, anche se la subitanea smentita dei razziatori di San Liberatore e le altre notizie di cronaca nera delle ultime ore ne hanno ridotto l’efficacia in maniera drastica. Il guaio è che la situazione rischia seriamente di superare la soglia critica oltre la quale si attiva un meccanismo pericolosissimo in grado di generare ansia e un irrecuperabile senso di insicurezza nella percezione del cittadino medio.
Che il tema sia cruciale, se non addirittura il principale all’ordine del giorno, lo rivela la risonanza delle notizie correlate, capaci di oscurare l’eco delle elezioni regionali di domenica e lunedì. Il risultato era ampiamente previsto e in effetti non ci sono state particolari sorprese. Di conseguenza anche le attese erano piuttosto basse. Lo dimostra in primis il dato relativo all’affluenza, fermatosi addirittura al 43,74%, contro una media complessiva su scala regionale ancora più bassa, pari al 37,2%, la peggiore in assoluto da quando esistono le Regioni.
La disaffezione verso le urne è un problema serio. Il voto meritava e merita attenzione, se non altro perché ha cambiato in profondità la geografia politica del Lazio dopo dieci anni di presidenza Zingaretti e di maggioranze di centrosinistra.
Come un po’ in tutta la regione, il centrodestra in provincia è andato fortissimo, toccando una percentuale finale del 65,57% (il 63,86% a Rieti città), seconda solo a Latina. La grande affermazione del polo conservatore segue e conferma i già brillanti risultati delle recenti elezioni politiche del 25 settembre, da cui il blocco progressista è uscito fortemente ridimensionato. Con i suoi 3.440 voti il sindaco di Cittaducale Leonardo Ranalli (Pd) si è piazzato al terzo posto nella speciale competizione delle preferenze, superando anche la neoeletta Eleonora Berni, ferma a quota 3.079. Un esito più che onorevole sul piano personale che però non ha inciso per frenare il generale tracollo del centrosinistra.
In questo modo si chiude il cerchio. Con la conquista della Regione, il centrodestra esprime adesso l’intera filiera politico-istituzionale, a partire dal sindaco del Comune capoluogo, passando dal presidente della Provincia fino al deputato nazionale, attraverso i due consiglieri neoeletti e il prossimo assessore (tutti di Fratelli d’Italia, ad eccezione della leghista Cuneo e in attesa di scoprire chi sarà nominato in giunta dal neopresidente Francesco Rocca).
A Rieti la novità principale è stata proprio l’elezione di due consiglieri regionali. La legge elettorale garantisce infatti il seggio solo a un candidato della nostra circoscrizione, che come da pronostico è andato a Michele Nicolai, l’uomo di punta di Fratelli d’Italia in questa tornata. Insieme a lui è però riuscita ad entrare alla Pisana la compagna di partito Eleonora Berni, recuperata in consiglio grazie all’ottima performance di Fdi e al complicato meccanismo di attribuzione degli scranni attraverso i resti. Per l’ex sindaco di Borgorose si è trattato di un’elezione annunciata, nonostante un bilancio personale probabilmente al di sotto delle aspettative. Fratelli d’Italia a Rieti ha infatti ottenuto 15.455 voti, mentre Nicolai ha raccolto 5.240 preferenze, circa un terzo di quelle della lista.
Il record di preferenze l’ha invece strappato Mariano Calisse, presentatosi sotto il simbolo della Lega. L’ex presidente della Provincia ha conquistato un bottino personale di 9.628 voti, molto vicino al totale di quelli presi dal partito (11.350). Il risultato complessivo della Lega a livello regionale non gli ha consentito di ottenere il seggio, ma il notevole riscontro in termini di gradimento da parte dell’elettorato ne fanno un autorevole aspirante ad un posto in giunta. La Lega reatina lo ha già prenotato. Rimane ora da capire se la difficile composizione degli equilibri a cui è chiamato il neopresidente Rocca renderà praticabile l’opzione. Il ventilato aumento degli assessori a dodici (dai dieci previsti dalla legge) lascia intendere quanto sarà complicato accontentare tutti. A chi sarà affidato il posto in giunta riservato a Rieti lo sapremo solo nei prossimi giorni.
19–02-2023