con il termine “carotaggio” si identifica l’attività di perforazione del terreno con estrazione di campioni cilindrici , le cosiddette “carote” , che il geologo esamina e descrive nella sua attività di studio del terreno.
Il carotaggio avviene per mezzo di una speciale attrezzatura , di solito montata su carro cingolato, più raramente su ruote gommate, che perfora il terreno mediante un sistema di aste cave e che spinge nel sottosuolo un utensile denominato “carotiere”.
Quest’ultimo è formato da un cilindro avente alla base una corona tagliente, del diametro frequentemente di 10 cm e di lunghezza 1,5 metri.
La perforazione del terreno e l’estrazione di queste carote è molto importante per il geologo perché gli permette di esaminare nel dettaglio il terreno su cui, ad esempio, andrà a poggiare un fabbricato, prevedendone il suo comportamento e definendone le sue caratteristiche di resistenza.
Può sembrare un’operazione banale ma queste perforazioni si spingono spesso a profondità di 30 metri dal piano campagna ed estrarre un campione cilindrico di terreno, integro, da quelle quote è un intervento che prevede una certa perizia.
Le macchine sono manovrate da personale specializzato che, dosando la giusta quantità di spinta nel terreno, il numero di giri della perforatrice e la quantità di acqua, riesce a prelevare il terreno e a portarlo in superficie.
Si rileva una maggiore difficoltà di eseguire il carotaggio, sia nei cosiddetti terreni “sciolti”, ovvero ghiaiosi o sabbiosi, sia nei terreni estremamente duri e compatti.
Durante la perforazione si eseguono anche delle prove nel foro che forniscono indicazioni circa la resistenza dei terreni e la presenza di acqua. In particolare alcuni fori vengono attrezzati per il rilievo ed il monitoraggio della falda acquifera, realizzando in tal modo i cosiddetti piezometri.
L’esecuzione di un carotaggio, ovvero di un sondaggio geognostico , è fondamentale per il corretto studio del terreno.