Novembre 2023

RIETI MISTERIOSA

HALLOWEEN? NELLA NOSTRA TRADIZIONE GIÀ' PRESENTE: LA PROCESSIONE DELLE ANIME

tradizioni

Già nel III secolo d.C. le prime comunità cristiane celebravano una festa in onore dei santi. Questa celebrazione raggiunse anche Roma, quando il 13 maggio del 609 o 610 d.C. Papa Bonifacio IV dedicò il celebra Pantheon alla Vergine Maria e a tutti i Santi, trasformandolo da tempio pagano a luogo di culto cristiano e inaugurando la Festa di Ognissanti. La celebrazione fu poi spostata al 1° novembre da Papa Gregorio III (731-741). 

Halloween? Forse un  rito di ritorno

Ognissanti si celebrava già in Inghilterra, paese dove prima abitavano i Celti, e la Chiesa scelse questa data per dare una sorta di continuità con il Samhain così come richiesto dal mondo monastico irlandese. Il Samahain, durante la quale le persone indossavano costumi fatti con pelle e teste di animali, è l’antica festa di Halloween celtica, con la quale si celebrava il nuovo anno ma si ricordavano anche le anime dei propri morti. La volontà della Chiesa era evidente: cercare di cristianizzare le antiche usanze pagane. E non a caso, si fissò poi il 2 Novembre la Commemorazione dei Defunti. Presso tutte le culture incontriamo riti che presuppongono una forma di contatto fra il mondo dei vivi ed il mondo dei morti e che affondano le loro radici nella notte dei tempi. Nei templi degli antichi Greci vi era un luogo buio, spesso presso uno specchio, considerato oggetto magico, ove ci si concentrava per varcarne la soglia ed entrare in contatto coi defunti. I Romani nei giorni che si onoravano gli avi usavano far visita alla tomba di famiglia: una cripta con terrazza ove si riunivano per banchettare ed attraverso un passaggio simbolico venivano lasciate cadere vivande per i morti.

La processione delle anime

Anche a Rieti e provincia si ritrovano riti e racconti legati al mondo dei morti. E’ Finalba Fusacchia a raccontare ciò la tradizione orale della sua famiglia le ha tramandato “Mio suocero ci raccomandava entrando in chiesa di fare sempre delle offerte e di accendere delle candele in memoria di nostri cari. Era particolarmente rimasto colpito da ciò che raccontava di aver visto nella notte tra l’1 e il 2 ottobre. Li aveva visti emergere dalla nebbia, erano in molti e scendevano ordinatamente da Sant’Antonio al Monte… una processione di anime ma parevano persone. Ognuno portava una candela con sé “Dove andate?” qualcuno aveva avuto il coraggio di chiedere “A pregare”, “E perché c’è qualcuno senza candela?” “Sono le anime a cui nessuno l’ha accesa”.

Una leggenda presente in tante regioni d’Italia, ben descritta dal celebre studioso di tradizioni popolari Giuseppe Pitré

“I vivi possono assistere stando sul davanzale della finestra o sul terrazzo e, senza mai sollevare gli occhi, completamente assorti, guardano dentro un catino o una bacinella contenente acqua, illuminata solo dalla luce di una candela, nelle ore del silenzio notturno; ma, se si riconosce un parente, guai a parlare ed a chiamare i Morti, si rischia di perdere la parola o di morire addirittura!”

Raccontando addirittura l’ordine di incolonnamento:

“Il primo è l’angelo rappresentante che porta la croce avanti.  Appresso chi porta pentimento di quei peccati dimenticati; I bambini morti senza battesimo; Le anime sante decollate (impiccate-senza testa; Morti impiccati e annegati; Anime di chi è stato avvelenato, si sono uccisi e furono uccisi; Chi di tutti è dimenticato; Chi è morto soldato; Buttati, caduti, schiacciati-scacciati; Chi ha rubato; Chi ha abbandonato i propri figli a sconosciuti; Chi ha lanciato fattura e magia; Chi con le cose Sante fa mercato (vendere oggetti sacri-simonia); Chi si è preso-rubato oggetti in chiesa; Chi con i soldi degli altri ha mangiato; Chi è morto con patimento-sofferenza; Chi da morto non è stato trovato; Chi da morto non è stato seppellito”.

 

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