Dicembre 2021

STORIE

FIERA DI SANTA BARBARA: UNA STORIA, ANZI DUE. "ADELINA E GUENDALINA BLA BLA"

Quando a scrivere sono i lettori

storie

4 dicembre 1993, mattinata fredda di una bella giornata di sole. Decido di andare alla fiera con mio figlio Andrea. Mentre percorro via Liberato di Benedetto, tra le numerose bancarelle disposte ai lati della strada con odori e profumi di zucchero filato e di croccante appena fatto, vengo trascinato verso una bancarella da mio figlio di tre anni. All’ interno di scatole di cartone pulcini papere e paperini. “Voglio le paperette voglio le paperette papà”. “No Andrea a casa dove le mettiamo?” e lui insiste. Effettivamente fanno dolcezza e tenerezza anche a me. Continuo a dire no, ma già le immagino gironzolare dentro casa tra parquet e tappeti. Quando rientreremo a casa mia moglie urlerà come una iena e boccerà l’incauto acquisto, ma poi, essendo amante degli animali, si rassegnerà. Era già successo l’estate prima quando alla fiera di Montecastrilli io ed Andrea avevamo comperato uno stupendo gallo di dieci chili. Splendido bianco con i bargigli rosso fuoco e le piume sulle zampe fino a terra. Un esemplare di gallo stupendo. “Rochi papà! compriamo Rochi!” Il venditore, un furbo commerciante di fronte alla scenetta, capita la situazione cominciò a tessere tutte le sue arti magiche per farmi capitolare. 60 mila lire spillate con la disapprovazione di mia moglie e la gioia di mio figlio.  Rochi non era un gallo qualsiasi. Lui se ne stava come un signore in piedi su un trespolo dominante e tranquillo con tutte le galline al di sotto nelle gabbie. Il venditore insistette sul fatto che fosse domestico e si potesse tenere in casa come un gatto. Scatolone di adeguate dimensioni ed il gallo lo portammo con noi. Non avevamo fatto i conti con la gatta che viveva in casa e dopo il primo approccio da rodeo separammo i due: uno in cucina e l’altro sul terrazzo.  La convivenza tra i due animali si rivelò presto impossibile anche perché Rochi aveva l’abitudine la mattina alle quattro di dar fiato alle trombe e di svegliare tutto il Palazzo. Che fare di Rochi? Solito scatolone, mattino ancora presto e via da mia madre residente in una villetta appena fuori città.  Marisa, mia   madre non accolse con entusiasmo il nuovo arrivato ma vista la bellezza e la signorilità dell’esemplare, anche se malvolentieri, accetto l’indesiderato ospite. Non dissi altro e mi congedai sperando per il meglio. La mattina dopo alle sei mia madre mi chiamò dicendo che se non portavo via il gallo di gran carriera gli avrebbe tirato il collo. Rochi aveva cominciato a cantare alle quattro di mattina svegliando tutto il vicinato. Certo per i paperini non c’ era lo stesso problema per cui scorrazzavano felici in cucina con la gatta che li osservava dall’ alto senza intervenire. Passarono un po’ di giorni e i due paperini convivevano vivaci con noi. Andrea li aveva chiamati Adelina e Guendalina bla bla come le due oche del film animato gli “Aristogatti” di Walt Disney. Uno giallo ed uno nero. Bellissimi, uno spettacolo. Tutto bene, ma Guendalina ed Adelina crescevano a vista d’ occhio e come potevamo gestirli ancora? Affacciandomi dal terrazzo mi si accese la lampadina. L’ asilo Maraini, all’ epoca gestito dalle suore dove portavo mio figlio Andrea, confinante con casa nostra, era il posto perfetto. Mi accorsi che su un lato del giardino avevano un recinto dove gironzolavano tranquille svariate galline. Finalmente la soluzione.  Andrea non avrebbe pianto dalla separazione di Guendalina e Adelina perché le avrebbe viste quando andava all’ asilo ed anche dal terrazzo di casa. Parto per la “Mission Impossible” e vado a parlare con la Madre Superiora dell’asilo che accetta di buon grado la mia proposta. Finalmente tutti contenti. Andrea con i suoi paperini, la moglie liberata e le suore con la donazione acquisita. I giorni passano sereni fino al sopraggiungere della Pasqua. Andrea torna a casa tutto triste e sconsolato raccontando che la suora gli aveva comunicato che Adelina e Guendalina ormai erano grandi e sarebbero andate a fare un viaggio. Quale viaggio…!?  E’ Pasqua! Mi resi conto che il viaggio sarebbe stato con spezie ed odori dentro una padella, cucinate ben bene per il pranzo pasquale delle suore dell’asilo Maraini. Consulto veloce in famiglia poi di corsa dalla Superiora dell’asilo nella speranza di non arrivare tardi. Riusciamo a convincere la Madre Superiora a restituirci i due anatroccoli che rimessi dentro lo scatolone vengono riportati a casa con la felicità di tutti. Contenti sì ma ora come sistemarli? Non so a chi venne l’idea, ma qualcuno disse “Proviamo a portarli al fiume”. Detto fatto, il pomeriggio si parte in missione verso il Ponte Romano. Scatoloncino in braccio e giù i paperini vicino all’ acqua. Adelina e Guendalina del fiume non volevano saperne e pur spinte delicatamente più volte verso l’acqua ritornavano indietro. Stavo per desistere quando provai un ultimo tentativo, le presi e le misi fisicamente dentro l’acqua e lì l’istinto ebbe il sopravvento. Guendalina e Adelina capirono subito la loro natura e cominciarono a fare di tutto per la gioia di aver scoperto quanto era scritto nel loro DNA. Restammo incantati ad osservarle fino a quando tranquille scelsero il loro mondo e si allontanarono verso il Ponte Romano. L’ unico dispiacere per tutti noi fu quello di averle abbandonate lì, sole, dove non c’erano all’epoca volatili di nessun tipo. Dal giorno successivo non c’ era momento libero che non si passava al fiume a vedere Adelina e Guendalina, ma la sorpresa grande fu che di lì a breve cominciarono ad arrivare… prima  i germani reali e poi ancora altre oche,  altri volatili. Oggi al ponte romano c’è un’oasi naturalistica stupenda dove si vedono nidificare oche, germani, anatre ed altre specie. E’ una gioia sia per noi reatini che per i turisti affacciarsi sul ponte e vedere magari un germano seguito da tutti i suoi cuccioli, oppure vedere le oche oltrepassare beffarde lo steccato intente a far udire i loro schiamazzi. So che molti reatini spontaneamente portano loro cibo e graniglie ed anche io qualche volta mi son trovato a dare da mangiare mozziconi di cornetto preso al bar vicino e di cui vanno ghiotte. La natura è stupenda e ci ripaga di gioie infinite quando sappiamo rispettarla. Una storia a lieto fine che mi riempie di gioia quando, passando sul ponte, vedo quella festa di cui, involontariamente, sono in parte responsabile.     

Tutto bene, ma Rochi poi che fine avrà fatto? 

Rochi recuperato da mia madre diventò un problema a cui fortunatamente corrispose una soluzione. Robertino un mio collaboratore di studio, odontotecnico professionista, risiede in una bella casetta vicino all’aeroporto con tanto di giardino e pollaio annesso. Lancio l’idea di sistemare Rochi nel suo pollaio così porto da lui il gigante. L’approccio non fu dei migliori essendo Rochi di taglia più che doppia rispetto alle gallinelle coccodè che scappavano a destra ed a sinistra come nella canzone di Lucio Battisti. Galline che dopo un fuggi fuggi generale si rassegnarono ad accettare quel principe piumato nel loro pollaio. E fu così che Rochi visse ancora molti anni felice e contento in mezzo ad un harem di pollastrelle nostrane. 

Roberto Orlandi

 

ph. S. L. Santoro

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