di Massimo Palozzi - Visto che oggi è il Primo maggio, Festa dei lavoratori, cominciamo con le buone notizie. Presso il centro di distribuzione di Passo Corese, mercoledì è stato presentato lo studio di Nomisma dal titolo “L’impatto degli investimenti logistici di Amazon sui territori”. Dall’analisi dei bilanci di oltre 1.300 imprese reatine operanti in tutti i comparti economici è emerso che nel triennio successivo all’apertura del sito nel 2017, quelle insediate a meno di 20 minuti dal nuovo magazzino hanno registrato un incremento del giro d’affari del 28%, contro il 2,2% delle realtà attive in località più distanti. Il dinamismo imprenditoriale indotto da Amazon ha inoltre generato riflessi positivi sulle aziende manifatturiere più prossime allo stabilimento, che nel periodo considerato (2017-2020) hanno avuto un incremento del volume d’affari di circa il 26%, a fronte di un calo di fatturato dell’1,1% subito dagli operatori nei medesimi settori distanti oltre 20 minuti dal polo Amazon.
Allargando lo sguardo, l’indagine ha rilevato notevoli vantaggi anche sotto l’aspetto lavorativo. L’occupazione diretta ha infatti seguito un progressivo trend di crescita fino a toccare a dicembre 2021 i quasi duemila dipendenti a tempo indeterminato dai 400 iniziali, sul totale dei circa 14mila impiegati in Italia. Le opportunità lavorative hanno riguardato le fasce più giovani (oltre il 75% ha meno di 40 anni) e in parte le donne, che oggi rappresentano il 31% del personale, vale a dire una frazione più alta della media nazionale nello stesso comparto, ferma al 24%.
Analogamente a quanto registrato per il fatturato, il sistema del lavoro intorno allo stabilimento ha fatto segnare un aumento del 16% dell’occupazione, contro l’appena +3,7% dell’intera provincia. Si tratta di un indicatore di particolare rilievo specialmente se letto in relazione all’incidenza sul tasso complessivo di disoccupazione, che per effetto del boom di assunzioni fatte da Amazon a Passo Corese, a Rieti è diminuito del 5,2% con la migliore dinamica dell’intera regione.
I dati raccolti da Nomisma sembrano dunque capovolgere la lettura tradizionale della portata distruttiva del commercio elettronico sulle attività tradizionali.
Di sicuro le modalità di acquisto dei consumatori si sono profondamente modificate, anche in virtù degli effetti della pandemia. Ai negozi fisici si tende sempre più a sostituire quelli virtuali, in un meccanismo economico che trova il suo epicentro proprio nei poli della logistica. Ma come ha notato Luigi Scarola, responsabile Sviluppo territoriale ed Economia sociale dell’istituto di ricerca, Amazon ha ormai assunto da un lato un ruolo non trascurabile “come volano per la crescita e l’innovazione delle piccole e medie imprese italiane, che raddoppiano il loro fatturato attraverso il canale online e di conseguenza allargano i loro team di lavoro”. Dall’altro, nei territori in cui opera, lo studio sul caso reatino conferma la capacità della multinazionale di contribuire “ad interpretare la logistica come un’industria complessa fatta in primis di innovazione organizzativa e sviluppo tecnologico”, essendo divenuta ormai “un elemento chiave per la competitività non solo dei sistemi produttivi ma dei territori chiamati ad accompagnare una nuova politica industriale, che proprio sulla frontiera dell’innovazione deve essere in grado di regolare e cogliere le opportunità offerte da nuovi modelli produttivi”.
Certamente non sono tutte rose e fiori. A numeri di eccezionale valore si contrappongono relazioni sindacali non sempre pacifiche, come ha dimostrato la recente vertenza sul turno notturno e più in generale sulle condizioni di lavoro.
Al momento fermiamoci comunque all’aspetto macro della vicenda per registrare con soddisfazione i progressi occupazionali e non, collegati all’insediamento del colosso americano in Sabina.
Si tratta del resto dell’unica formula in grado di funzionare finora nel Reatino, pur con tutti i rischi che l’accentramento porta con sé. La polverizzazione sul territorio di tante microimprese preserva infatti dall’effetto desertificazione causato dall’eventuale chiusura di una grossa azienda. La storia, anche locale, lo dimostra in pieno. Quando Texas, Telettra-Alcatel, Merloni e altre realtà di pari livello hanno chiuso i battenti al nucleo industriale Rieti-Cittaducale, l’onda lunga si è abbattuta con violenza sulle piccole realtà che vivevano dell’indotto. Però è altrettanto vero che la presenza di industrie primarie ha il potere di far proliferare un contorno di attività collegate difficilmente replicabile in condizioni diverse. L’importante è non vincolare completamente un’intera economia alle fortune di una singola fabbrica.
Una delle maggiori mancanze della politica locale degli ultimi anni sta proprio nell’incapacità di attrarre grandi aziende. Quelle che sono arrivate (vedi Takeda) lo hanno fatto per propria iniziativa, valutando le opportunità offerte dal territorio, senza un intervento facilitatore da parte delle istituzioni.
In quest’ottica, va salutata con attenzione e incoraggiamento l’iniziativa dell’As Recycling, costola della società emiliana Garc già attiva ad Amatrice e Accumoli nella demolizione e rimozione delle macerie dopo il terremoto, per insediare un centro di selezione della plastica sul sito della ex Ritel chiusa nel 2011, che a suo tempo aveva ospitato proprio Telettra e Alcatel. Il nuovo soggetto entrerà nel Corepla (Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) cui verrà ceduta la materia trattata per la successiva rivendita, rivolgendosi ad un ampio bacino di raccolta della plastica da riciclare. Gli interventi di ristrutturazione sui capannoni sono già in corso. A regime, è prevista l’assunzione di un centinaio di persone, appena un decimo della forza lavoro presente negli anni migliori delle multinazionali dell’elettronica, ma sufficiente a guardare il bicchiere mezzo pieno in un frangente denso di incognite.
Secondo il Sistema informativo Excelsior di Unioncamere – Anpal, sono circa 368mila le entrate di personale previste dalle imprese italiane ad aprile, ma l’impatto della crisi in Ucraina e la significativa crescita dei costi energetici e delle materie prime cominciano a produrre effetti su quelle manifatturiere (-8,5% delle assunzioni previste rispetto a marzo e -5,9% rispetto ad aprile 2021). Nonostante i vari bonus, perfino le costruzioni registrano una frenata con un calo del 9,4% su marzo e del 19,5% rispetto a 12 mesi fa. I servizi nel loro complesso risultano invece in crescita (+7,5% sul mese e +39,1% sull’anno), grazie soprattutto alla ripresa del turismo. Una notizia buona in assoluto ma pericolosa per Rieti, che durante il periodo più acuto della pandemia ha potuto beneficiare del turismo di prossimità, di fatto imposto dalle chiusure e dall’estrema difficoltà negli spostamenti. Con l’allentamento delle misure restrittive e la ripartenza dei viaggi, le mete tradizionalmente più ambite si riempiono di nuovo di turisti, lasciando al palo i luoghi che non hanno saputo adeguatamente attrezzarsi.
Nel frattempo, incombono crisi aziendali serie. La più grave in questi giorni appare quella della Mvm, società di telecomunicazioni in ritardo di oltre due mesi nel pagamento degli stipendi ai suoi dipendenti. Tra loro ci sono pure 70 reatini. Dopo un primo vertice a Palazzo di Città la scorsa settimana, la riunione fissata per giovedì con Comune, Provincia e proprietà è stata aggiornata. Venerdì i lavoratori si sono quindi incontrati con i sindacati confederali e con Fabio Melilli, presidente Pd della commissione Bilancio della Camera, nel tentativo di massimizzare le pressioni istituzionali allo scopo di sbloccare una crisi dagli esiti davvero imprevedibili soprattutto in prospettiva. L’ennesima, in un territorio dagli indici legati alle attività produttive assai poco lusinghieri.
01_05_22
ph Michele D'Alessandro