a cura di Maurizio Festuccia

Agosto 2018

SCATTO D'AUTORE

ENRICO MELOCCARO

Una passione diventata lavoro

foto

Ci stiamo addentrando sempre di più nella fotografia che ha generato lavoro, che da passione si è tramutata in professione ma che spesso lascia alle spalle quel mondo di fantasia e creatività e conduce, a volte inesorabilmente, verso strade più aride seppur più concrete. E' la dura legge di chi sceglie una via, di chi abbraccia come mestiere quel che il talento naturale offre,  piuttosto che rimanere disincantato a vita a godersi l'arte senza mettersela da parte. In questo numero incontriamo Enrico Meloccaro, ancora un reatino di cui, forse, troppo poco si conosce e siam qui per svelarvelo in toto. 

Dove e quando spuntano le tue origine fotografiche?

"Ogni tanto rivedo le  mie foto di 8 anni con la macchinetta fotografica in mano. Era una Kodak Instamatic di plastica sottratta a mio fratello, che la ricevette per la sua prima Comunione, ma che non usò praticamente mai. Me la portavo a scuola e scattavo foto ai miei compagni di classe. Per cui, da lì è scoccata la scintilla. Le mie passioni forti sono il computer e la fotografia: nel tempo i miei due più grandi amori si sono uniti dando vita all'attuale mia attività." 

Come mai la fotografia ti ha attratto, rapito, a tal punto?

"Di istinto non lo saprei spiegare. Forse perché non riesco a ricordare nulla? Sono un po' come i cinesi: fotografo tutto per ricordare un momento, un luogo, una persona, un avvenimento... A pensarci bene, forse fu mio padre a gettare inconsapevolmente il seme di questa passione. Giravano per casA delle macchinette che ancora ho; lui stampava anche in bianco e nero... magari tutto è iniziato da lì." 

Poi, cos'è accaduto nel tuo cammino fotografico?

"Devo riconoscere che sono stato molto precoce. A soli 12 anni ho fatto il Cineforum scolastico con un professore che mi diede questa opportunità, e che ancora ringrazio per avermi dato la spinta necessaria in un'età così ancora tenera. Lasciai definitivamente la vecchia Kodak e, per la prima volta, tenni in mano una reflex tutta mia: era una Yashica FX3 Super 2000 + un cinquantino, un sogno che si stava realizzando. Iniziai una nuova avventura in quel momento ed imparai anch'io a stampare da solo, a quell'età, le mie prime foto in bianconero. In casa non giravano molti soldi per cui tutto quel che potevo fare era arrangiarmi con quel che potevo e quella macchina per me fu grande motivo d'orgoglio, forse lo sprone ideale che ha dato il all'intera mia vita." 

Addirittura?

"Non vorrei sembrare presuntuoso ma proprio giocherellando con quella macchina, leggendo, studiando, ho capito che avevo i numeri per intraprendere quel cammino con competenza ed un pizzico di talento. Che, naturalmente, riuscivo a realizzare foto rispondenti a belle immagini di esempio della composizione. Ad esempio la 'regola dei terzi' era insita in ogni scatto laddove se ne sentiva l'esigenza, e questo accadeva senza aver mai seguito un corso che me lo avesse insegnato ma in modo del tutto spontaneo. Da qui la consapevolezza che qualcosa di buono sarei potuto riuscire a fare in questo settore." 

Cosa hai studiato per arrivare a questa conclusione?

"Sono attratto da sempre ad ogni tipo di arte figurativa: fotografia, pittura, scultura; ho divorato tonnellate di films, documentari, vado spesso a mostre, musei... insomma tutto quello in cui posso trovare qualcosa che mi insegni, stimoli, coinvolga, attragga, per me è come seguire lezioni su lezioni, non solo sui libri o nei manuali, per me non c'è solo un modo canonico per apprendere, preferisco alimentarmi continuamente con tutto ciò che si mostra ai miei occhi di volta in volta, come fossi una spugna." 

Per cui, l'attitudine naturale scoperta cosa ha prodotto nel tempo?

"In realtà la mia 'adolescenza artistica' è stata brevissima, quasi inesistente. Non so se ritenermi fortunato o sfortunato ma ho iniziato molto presto a lavorare con la fotografia: a soli 17 anni sono stato incaricato di realizzare il mio primo servizio ed il mio primo matrimonio a 18 (pagato benissimo!!!), per cui il mio periodo di apprendistato è stato consumato molto sul campo, in breve tempo. Con il senno di poi, oggi dico che forse mi avrebbe fatto meglio proseguire nel campo della fotografia amatoriale ancora un po', qualche anno di gavetta in più non lo avrei disdegnato. Mi rendo conto che oggi faccio foto esclusivamente per lavoro, a scapito della passione, del piacere di scattare diversamente. Ed è per questo motivo, per trovare nuovi stimoli, per ritrovare il gusto lasciato prematuramente per strada, che ho iniziato anche nel settore della videoripresa." 

E cos'è, invece, che continua ad attrarti nella fotografia?

"Ecco, c'è un unico settore che ancor oggi mi rapisce totalmente: la danza. Ma verso tutte le altre cose, questa dedizione si è un po' offuscata: le realizzo solo per guadagno, e me ne cruccio ovviamente. Ritrovo pertanto un gusto 'antico', ma che si rinnova fortunatamente ogni volta, nel fare video, montaggi, cura del sonoro... Ultimamente amo moltissimo l'amplificazione, l'audio; sento che la musica forse mi da più emozioni della fotografia al punto tale da dedicarmi energicamente al settore dei service, un altro campo in cui ritrovo in modo particolare le mie tendenze artistiche."

 

Da cosa deriva questa estenuante, continua ricerca del lato creativo di un essere umano, a tuo avviso?

"Non mi sento affatto 'artista' ma ritengo di avere un 'temperamento artistico' particolare dettato, magari, dalle mie personali vicende di vita familiare che per anni mi son tenuto dentro come un tarlo e che ora sembra stiano prepotentemente uscendo fuori, materializzandosi in queste molteplici attività creative. Del resto anche i miei trascorsi scolastici già tradivano questa mia tendenza: non mi è mai piaciuto 'studiare' inteso in modo classico ma rimanevo affascinato in maniera evidente dagli insegnanti di lettere, inglese ed informatica: troppo poche le ore settimanali di quest' ultima materia, solo 6 a settimana... ne avrei volute 20, per quanto mi appassionava." 

A tuo avviso, qual è la dote estrema, assoluta, che non dovrebbe mai mancare a nessun fotografo?

"La curiosità. Ma non penso che sia una peculiarità esclusiva del 'fotografo' in particolare: la curiosità è il sale della vita, è la molla che ti spinge a cercare, a trovare, a scoprire... se manca quella manca molto, se non tutto, al gusto di vivere" 

Hai avuto trascorsi lavorativi anche presso la redazione locale di un quotidiano.

"Nel '94 ho aperto partita IVA e nello stesso anno sono stato chiamato da Il Messaggero per lavorare con loro. c'è stato un break dal 2010 al 2017 ed ora son tornato in forze nella redazione appunto da un paio di anni. L'esperienza presso un quotidiano è estremamente formativa. La mia passione per la fotografia, proprio a causa di questo incarico, è stata molto snaturata, in compenso mi ha insegnato altre cose: in questa 'piccola' città, sebbene sembri (e lo è) composta da una collettività tranquilla, senza scandali eclatanti, senza fatti altisonanti, comunque succedono tante cose e tu devi stare sempre pronto, sempre sul pezzo, o così o così. Devi avere una forma mentis del tutto particolare, ti vengono dettate delle regole a cui non puoi sottrarti. Devi interessarti un po' di tutto: cronaca, nera, politica, sport... e, se ti si richiede uno scatto, quello scatto per una data ora, non puoi sottrarti, non puoi accampare alcun tipo di scuse: devi portarla in redazione. Come riuscirci non è affar loro, questo è il tuo ruolo e da lì non si scappa." 

Hai citato la 'danza' come grande attrazione per le tue foto.

"E' una delle poche cose che ancora mi commuovono nel seguirle. Gli scatti nel mondo della danza sono diversi da tutti gli altri: devi conoscere bene, a fondo, la 'materia'. Devi saper anticipare particolari movimenti, conoscere le caratteristiche del soggetto, interpretare bene le luci, i tempi di scatto, il quadro d'azione, il 'peso' degli elementi in inquadratura. La danza esercita su me un particolare fascino del quale non riesco a spiegarmi l'origine; sento che è più forte di me, un'attrazione irrinunciabile; forse l'unica oggi, in fotografia, a cui non riesco a resistere."

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