Giugno 2020

RIETI MISTERIOSA

E' LA NOTTE DELLE STREGHE, I RITI SI RINNOVANO

tradizioni

Per la sovrapposizione tra il calendario cristiano con quello pagano, in Italia i riti per il Solstizio si celebrano per la notte di San Giovanni Battista, il santo asceta,  che battezzò Gesù. Attributo immancabile del Santo che battezzava è l'acqua: un'antica tradizione vorrebbe che proprio nella sua notte l'acqua si sposerebbe con il fuoco, la Luna con il Sole, cosa che secondo gli appassionati di astrologia effettivamente accade giacché, poche ore prima, il Sole entra nella costellazione del Cancro che è dominata dalla Luna. Ecco perché non mancano l'acqua ed il fuoco nelle celebrazioni che in tutta Europa si svolgevano per il Santo e che da qualche parte ancora resistono. La sua festa è il 24 giugno, e la notte precedente, il 23 giugno, è la notte magica, la notte in cui tutto può succedere, delle streghe e dei demoni, ma anche del bene che vince sul male, della luce che vince le forze occulte della natura e scaccia il malocchio. È la notte di Mezzaestate, del sogno e della premonizione. Seconda la tradizione durante la notte del 23 Giugno streghe e stregoni si radunavano per ricevere poteri magici eccezionali. Nel corso dell’incontro, le streghe distribuivano filtri ed elisir d’amore e fortuna. Sono molti i riti che si rinnovano nonostante il passare dei secoli durante questa notte.

L'acqua di S. Giovanni

Le erbe raccolte in questa notte hanno un potere particolare, sono in grado di scacciare ogni malattia e tutte le loro caratteristiche e proprietà sono esaltate e alla massima potenza. Le erbe più note da raccogliere nella notte del 24 sono: l’iperico detto anche erba di S. Giovanni; l’artemisia chiamata anche assenzio volgare e dedicata a Diana-Artemide; la verbena protettiva anch’essa e il ribes rosso che proteggeva dai malefici. Oltre a quelle sopra citate erano anche ricercate: Vischio, Sambuco, Aglio, Cipolla, Lavanda, Mentuccia, Biancospino, Corbezzolo, Ruta e Rosmarino.
Con alcune delle piante sopra citate era possibile fare “l’acqua di San Giovanni”: si prendevano foglie e fiori di lavanda, iperico, mentuccia, ruta e rosmarino e si mettevano in un bacile colmo d’acqua che si lasciava per tutta la nottata fuori casa.
Alla mattina successiva le donne prendevano quest’acqua e si lavavano per aumentare la bellezza e preservarsi dalle malattie. Altre erbe, usate nella medesima maniera davano origine ad altri tipi di acqua di s. Giovanni (ci sono delle variazioni tra regione e regione), che servivano comunque sempre contro il malocchio, la malasorte e le malattie, di adulti e bambini.

Il nocino

La notte di San Giovanni resta soprattutto collegata all’albero di noce e ai suoi frutti, E’ proprio durante questa notte che si devono raccogliere le noci dette appunto di San Giovanni per la preparazione del nocino, il liquore ottenuto dalla infusione delle noci ancora verdi e immature, nell’alcol. L’utilizzo del mallo di noce come ingrediente per medicinali, o liquori risale a tempi antichissimi si racconta che la ricetta sia stata portata in Italia dai francesi.


La ricetta 

Per il nocino di San Giovanni, occorrono 29 noci piccole e verdi tagliate in 4 spicchi e colte nella notte del 24 giugno, 2g di cannella, 4 chiodi di garofano, la parte gialla della scorza di 3 limoni, 350 ml di alcool a 95 gradi, 500 grammi di zucchero e 300 ml di acqua. In un vaso di vetro mettere le noci assieme all’alcool e lasciate macerare sino al giorno seguente quando si aggiungono la cannella, i chiodi di garofano, la parte gialla della scorza dei limoni. Si lascia macerare ancora fino al 3 agosto avendo cura di agitare il tutto almeno un paio di volte al giorno. Trascorso questo periodo si filtra e si aggiunge lo zucchero disciolto a bagno bagnomaria in acqua calda e a fuoco lento. Si lascia raffreddare e si imbottiglia. Il liquore si consuma lentamente, un bicchierino alla volta, durante tutto l’arco dell’anno e diviene un eccellente digestivo.

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