(di Maurizio Festuccia) Siamo giunti quasi alla fine del nostro percorso iniziato anni fa mirato a mettere... in luce, sotto i riflettori, coloro che hanno fatto della Fotografia un reale, significativo motivo di vita, amatoriale e professionale.
E' stato un gran bel lungo percorso, non del tutto terminato, che ha raccolto in queste pagine storie, curiosità, aneddoti, personaggi, riflessioni legate al mondo di chi ha legato indissolubilmente il proprio cammino negli anni ad una delle arti 'moderne' più attraenti ed affascinanti.
E' la volta di Alessandro (Alex) Giagnoli. Con lui rientriamo nell'ambito del professionismo dato che sono ormai diversi decenni che opera quotidianamente nel settore della fotografia (ha un negozio sulla terminillese) a Rieti.
Quando nasce in te la reale passione per la fotografia?
"E’ nata con me. L'ho sempre avuta, fin da piccolo, poi una volta conseguito il diploma da geometra, ho continuato ad esercitarla come fotografo in tipografia per sei anni. Ho capito da subito che sarebbe potuta diventare la mia ragione di vita lavorativa. Ho prestato servizio nelle diverse redazioni giornalistiche locali, Messaggero, Tempo, Corriere di Rieti, dopodiché ho preferito mettermi in proprio, aprire uno studio fotografico nel 1995, inizialmente in via delle Acque e, da lì ad oggi, vivo ancora di questa passione diventata nel tempo un mestiere, un'attività a tutti gli effetti. Devo ringraziare l'originario mio ruolo di... 'portaborse' al seguito del grande maestro Italo Salvemme che mi accudì per vari anni nel suo laboratorio e con il quale ho iniziato a muovere i primi passi nel settore dei servizi di cerimonia. Il primo dei quali, in assoluto, lo realizzai in coppia con Vasco Focaroli: mi gettò allo sbaraglio, da solo, in un matrimonio a Maglianello Alto, mi difesi molto bene e grazie a quei primi approcci positivi, la mia strada professionale ha preso una direzione ben precisa."
Ricordi la tua primissima reflex?
"Era una Canon AT1. La lego ad un ricordo a me molto caro: Gianni Turina mi chiese all'epoca di svolgere una prestazione in esclusiva al Teatro Vespasiano ed in uno dei primissimi servizi, mi ritrovai fianco a fianco con Nino Manfredi: volli farmi fare uno scatto con lui e quella foto primeggia ancora su una delle pareti del mio attuale negozio."
Dove il digitale, soppiantando l'analogico, ha dato nuovi stimoli alla fotografia?
"Il 'digitale' ha semplificato, e contemporaneamente complicato la vita, nel nostro settore. Mentre una volta in un servizio matrimoniale si potevano realizzare non oltre i 200 scatti, con l'avvento della nuova tecnologia non c'è più limite alla quantità e, di conseguenza, è meno difficile sbagliare un servizio. Da contro c'è, invece, un tempo incalcolabile per ricontrollare tutti gli scatti effettuati e sceglierne i migliori. Quando lavoravo per i quotidiani lavoravo in bianconero nella mia camera oscura, ora è completamente diverso l'impegno."
Cos'è per te la 'fotografia'?
"E' quel mezzo che ti permette di fissare un momento che magari un attimo dopo svanirebbe per sempre. Potrebbe anche ricapitare ma non sarebbe mai lo stesso. La foto congela un evento e lo fa diventare eterno. L'attimo fuggente da cogliere in quel preciso istante."
Sei affezionato ad una delle tue tante foto scattate fino ad ora.
"Ne ricordo una molto bella, di mia figlia ancora piccola, che ho voluto ingrandire ed appendere nel mio studio. Un'espressione simpatica e divertente colta al volo mentre stava mangiando la pasta col pomodoro con cui si era imbrattata tutto il volto."
Ha seguito le orme del padre?
"Ora lei è grande, appena sposata, e noto con piacere che la passione per la fotografia ha fatto presa anche su di lei. E' brava e le piace moltissimo scattare foto. Il suo viaggio di nozze ne è testimone. Nella mia vita c'è una bella fetta di passione dedicata all'atletica leggera, ero abbastanza bravo nel salto in alto, mentre lei si è invece dedicata alla pallavolo: su questo il nostro cammino sportivo ha preso direzioni diverse ma per quel che riguarda la fotografia mi pare che il virus della passione sia riuscito a contaminarla."
Da quali temi sei stato attratto da sempre?
"A me è sempre piaciuto lo sport in generale e da 40 anni seguo costantemente il basket. Oggi, con una buona camera digitale chiunque può scattare buone foto, questo mi stimola maggiormente a cercare di realizzare scatti sempre più particolari, ed il basket ti dà questa opportunità. La foto sportiva mi attrae molto, di qualunque disciplina (escluso il calcio in generale...). Sono stato fotografo ufficiale per molti anni della Coppa Carotti, ed ho anche dedicato il mio tempo all'atletica, mio primo amore agonistico."
L'evento del recente terremoto ha portato in quei luoghi un po' tutti i fotografi del nostro comprensorio. Come lo hai vissuto tu?
"Sono stato, mio malgrado, testimone oculare dei due grandi sismi che hanno colpito il centro Italia. Nel 2009 a L'Aquila e tre anni e mezzo fa ad Amatrice e dintorni. Andare sul posto per testimoniare ciò che era accaduto, è stata un'esperienza toccante che non dimenticherò facilmente, e che non voglio dimenticare. Siamo paladini della nostra storia, di quella più vicina a noi, alla nostra terra, ed il nostro compito, benché ingrato e triste, deve servire a tramandare qualcosa di importante nel tempo. Il terremoto, per chiunque, me compreso, ha lasciato molte forti immagini in fotocamera ed una cicatrice indelebile nel cuore."
Parliamo di fotografia 'teatrale'?
"Mi sento onorato di fare questo mestiere: in un modo o nell'altro so di fermare in uno scatto la storia di questa città, della mia città e, pertanto, di fornire con il mio lavoro un documento importante, assoluto, ai posteri. Questo è accaduto spesso ed anche nell'ambiente del teatro ho avuto il piacere, assieme ad altri due colleghi (Massimo Renzi e Massimo Rinaldi) di dividere la responsabilità di seguire, sempre in esclusiva, diverse edizioni del Reate Festival, oltreché alcune del Rieti Danza Festival. E' stato sempre molto stimolante lavorare in contemporanea con due colleghi, oltreché amici. Ognuno 'interpretava' lo scatto che riteneva migliore secondo la propria visione dell'insieme, del particolare, e secondo la propria sensibilità e colpo d'occhio: il risultato non poteva che dare sempre scatti ricchi di fascino e significato."
Tra i tanti realizzati, a quale servizio fotografico sei maggiormente legato?
"Vado orgoglioso per aver realizzato i servizi per i due papi che hanno fatto visita ai nostri luoghi. In particolare dell'ultimissima occasione, quella di Papa Francesco a Greccio, a ridosso dell'Epifania. E' stata una bella esperienza che quasi mi stava sfuggendo dato che non avendo una testata giornalistica cui appoggiarmi, ho dovuto fare di tutto per essere al seguito dell'evento pur non avendo il pass ufficiale. Superato questo ostacolo, sono riuscito a fare gli scatti che avrei voluto, ed in più di qualche caso a ritrarre il Santo Padre come non ho visto in altre foto dei miei colleghi. Per me questo è motivo di vanto professionale, oltreché personale, ovvio."
Il tuo rapporto con i colleghi.
"In buona sostanza l'ho già detto: non ho particolare attrito con nessuno ed in qualche caso addirittura c'è del feeling con alcuni di loro. Mi spiace dover registrare, purtroppo, anche la presenza sul mercato di qualche abusivo che rende più difficoltoso il lavoro. Ma poi, comunque, la professionalità premia sempre chi opera nella legalità. Ormai, dopo quarant'anni di attività, il cliente sa cogliere immediatamente la differenza tra ognuno di noi. A questo proposito, ne approfitto per comunicare che, essendo giunto il momento di ridare una nuova veste al mio negozio, quanto prima sarà mio piacere invitarvi tutti all'inaugurazione dei nuovi locali."