Era iniziato quasi per gioco ed ora invece sta per provocare uno degli eventi di questa primavera per restituire alla Città un luogo di devozione, caro ai nostri avi. Parliamo della Fonte di Sant’Eleuterio, dove probabilmente furono battezzati i primi cristiani, dove si svolgevano feste di ringraziamento e ci si aspergeva ritenendola acqua ‘miracolosa’. Immaginate un pozzo all’interno di una piccola cappella (?), affrescata alle pareti, posizionata nella zona retro attuale Cimitero. Non cercate di individuarla, non la trovereste, ricoperta com’è di frasche ed erbacce.
Il nostro percorso
Noi ci siamo occupati di lei sulla spinta di una leggenda quella raccontataci da Felicetta Vecchi, residente un tempo in questa zona, amante della storia cittadina e custode di alcune storie. “C’era lì una piccola cappella, ben conservata, in cui si potevano ammirare ancora degli affreschi ed una fontana da cui sgorgava acqua buona da bere. Ora la volta della cappellina è crollata ed è tutto un intrigo di ortiche e rovi... un cancello... mura diroccate. Mio padre raccontava che in quel luogo lavorava un contadino, questi aveva per figlio un ragazzo di nome Pietro. Mentre Pietro un giorno accompagnava i maiali a cercar ghiande vide una bella fanciulla seduta sui sassi che intendeva offrirgli delle monete d’oro…” (l’intero racconto sulla nostra pagina Rieti Misteriosa su Fb o sul nostro sito). Di casolare in casolare, di viottolo in bosco, abbiamo capito che gli straordinari ‘tesori’ a cui spesso gli antichi facevano riferimento erano i reperti storici possibili da rinvenire, certamente un tempo in misura più cospicua, da queste parti. Una volta la fonte era poco distante dalla Chiesa e il monastero di S. Eleuterio.
La storia racconta che...
Qui Primo, il vescovo di Rieti, nell’anno 138 seppellì i corpi dei Santi Eleuterio ed Anzia (di cui vi abbiamo raccontato nei precedenti numeri). Distrutta dai Normanni la chiesa venne poi ricostruita e fu lo stesso Innocenzo III a riportarvi le reliquie traslate precedentemente nella cripta di S. Giovanni in Statua e a consacrarla con grande solennità. Eletta la Chiesa a collegiata dopo varie peripezie finì per essere luogo di sepoltura per appestati. Furono proprio i protagonisti delle molte leggende circolanti in zona, ovvero ‘i cercatori di tesori’ a rinvenire sotto il pavimento della chiesa ormai interamente lasciata in condizioni deplorevoli, l’urna di pietra contenente le ossa dei martiri che finalmente trovarono casa in Cattedrale, dove ancora si trovano in due urne d’ebano. Ciò avvenne con una importante cerimonia proprio nel giorno della festa di S. Eleuterio, il 18 aprile. Quanto mai opportuno quindi ripercorrere proprio in questo periodo la storia legata a questa figura e ai luoghi ad essa consacrata. La chiesa ormai fatiscente venne definitivamente demolita nel 1889 per ampliare il cimitero e, leggermente arretrata mutandole l’asse, fu costruita l’attuale. “Così dell’antica Basilica - scrive Sacchetti Sassetti - tutto scomparve e il titolo rimase appena ad una modesta fonte, che scaturisce poco lungi dal cimitero e che fin dai tempi remoti è rinomata per la salubrità delle acque.” Non pensate anche voi valga la pena di tenere in piedi ciò che rimane di un culto millenario?
Un’amante delle avventure
Paolo Toffoli appassionatosi a quanto via via si è andato scoprendo, ci è stato accanto in questo interessante percorso, fino a prenderne il timone, e dopo aver inutilmente tentato di coinvolgere persone a vario titolo rappresentanti della città e dei suoi beni, ha deciso di procedere, come spesso si è costretti a fare, in modo autonomo, basandosi su un’azione volontaria, i cui costi saranno supportati grazie alla modesta collaborazione di alcuni commercianti più sensibili, alfine di restituire decoro e dignità alla Fonte. Ovviamente un ringraziamento doveroso va all’attuale proprietario, sul cui terreno si trova questa sorta di cappellina e soprattutto a Mauro, abitante della zona, guida preziosa anche per altre vicende.
Format naturalmente sarà testimone di questa giornata in cui si interverrà per ‘svelare’ i resti di questo che fu sicuramente luogo di pellegrinaggio da parte dei nostri avi. A protezione s’intravedeva un cancello destinato a racchiudere probabilmente il pozzo. Un’edicola sacra con una piccola vasca: qualcuno ancora oggi la ricorda come ‘medicamentosa’, non sappiamo se per le caratteristiche naturali o per particolari storie di guarigione miracolose ad essa legate. Non abbiamo idea di quanto sia sopravvissuto al tempo e all’incuria ma vi comunicheremo la giornata in cui saremo lì.
Nell’area racchiusa tra l’antica Chiesa e la Fonte i reatini, il 19 agosto anniversario della consacrazione, erano soliti far merenda e offrire cibo ai poveri, secondo quanto ricorda anche Vincenzo Boschi nel suo saggio del 1902.