a cura di Massimo PALOZZI

Settembre 2018

POLVERI SOTTILI

DA DOVE RIPARTIAMO?

città

(di Massimo Palozzi) Finite le vacanze, una nuova stagione lavorativa si affaccia inesorabile. Mentre si smontano gli stand di Rieti Cuore Piccante, è lecito chiedersi con quali prospettive.

La storia degli ultimi cinquant’anni è stata caratterizzata da folate innovative piuttosto estemporanee iniziate con il tentativo di riconversione da un’economia agricola a una industriale grazie all’inserimento di parte del territorio provinciale all’interno dell’area coperta dagli interventi della Cassa per il Mezzogiorno. Come quell’esperienza sia finita è sotto gli occhi di tutti, con la desertificazione del nucleo industriale e le attività del Consorzio note al pubblico più per le discutibilissime scelte a proposito del parcheggio dell’ospedale che per la promozione dello sviluppo del comprensorio.

Poi è stata la volta dell’espansione edilizia, con la costruzione di nuovi quartieri e la spinta a quella convenzionata. Anche in questo caso, passata l’euforia dei lavori e delle relative compravendite, ci si è ben presto resi conto che la bolla speculativa si era rapidamente esaurita, soprattutto considerando che la realizzazione di tante nuove case non è stata accompagnata dal contestuale aumento della popolazione. Con l’ulteriore effetto collaterale che i Reatini hanno abbandonato il centro storico per trasferirsi in periferia, lasciando il cuore antico della città poco curato (complice anche una scarsa attenzione da parte dell’amministrazione pubblica) e alla mercé di nuovi residenti, non sempre dal comportamento esemplare.

L’ultima vera fiammata è stato l’insediamento proprio in pieno nucleo industriale del Mercatone EmmeZeta, che esercitava in realtà una tipica attività commerciale, ma che tra gli anni Novanta e i primi Duemila ha saputo imporsi come un’azienda in grado di richiamare clientela persino da fuori provincia e fuori regione. Anche l’esperienza del Mercatone, nel frattempo diventato Conforama, è stata purtroppo segnata da un doloroso declino, il che porterebbe a concludere che le imprese importanti sono destinate a Rieti ad una fine ingloriosa.

Ma non è così. Non deve essere così. Come fortunatamente dimostra l’iniziativa di Sistemi Informativi, società di IBM Italia, cha ha appena lanciato un ambizioso programma in collaborazione con Regione Lazio, Ministero dello Sviluppo Economico e Sabina Universitas per l’elaborazione a Rieti di software che a regime dovrebbe portare all’assunzione di 170 persone, di cui le prime 40 già entro la fine dell’anno.

Bene allora la Fiera mondiale del peperoncino, ma ancora meglio piani come questo di più ampio respiro che, volendo, si possono dunque attuare anche qui.

 

Ricordati di me

La pazza estate reatina (intesa in senso meterologico) si avvia a conclusione ma i dati sul dissesto idrogeologico contenuti nell’ultimo Rapporto stilato dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) non preannunciano nulla di buono per la brutta stagione in arrivo.

Tutti i 73 comuni della provincia risultano infatti a rischio frane o presentano elementi di pericolosità idraulica. In alcuni casi sono interessati da entrambi i fattori.

Più grave è la situazione del rischio idraulico, con un indice di pericolosità “alto” pari al 3,3%, contro una media regionale del 2,5%, seppure inferiore a quella nazionale. Nel Lazio, ad essere messa peggio è solo Roma.

Meno marcato risulta invece il rischio legato alle frane. Su 2.750 km quadrati di superficie provinciale, l’area a pericolosità elevata o molto elevata è pari al 2,5%, a fronte di una media regionale del 5,4%, sostanzialmente pari a quella nazionale (5,5%).

Insomma, non una situazione catastrofica ma certamente allarmante, soprattutto se letta in relazione con le altre province laziali e con l’intera Penisola. In entrambi i confronti c’è infatti materia per dare priorità ad altri territori che potrebbero essere giudicati più immediatamente bisognosi di eventuali interventi.

I numeri sono numeri, ma da che mondo è mondo sono interpretabili (quasi) a piacimento, per cui torna prepotente il ruolo della politica nella selezione delle priorità. Riusciremo ad imporci sui tavoli istituzionali quando ci saranno da prendere le decisioni importanti?

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