“Amarcord 2: ciak, si gira!”. Sembra quasi di vederlo, Cicchetti - Fellini, sul set cittadino, girare l’ennesima scena del suo film nostalgico e vagamento onirico che lo riporta (e noi con lui) - come il regista con Rimini - nella Rieti che fu. Vagheggiando nostalgico il tempo andato il primo cittadino sembra inconsapevolmente galleggiare nel nulla totale (o quasi) del suo primo biennio di governo, di cui sono visibili le sole iniziative riservate a traffico e sosta dei veicoli. Unico l’obiettivo: smantellare la rivoluzione radicale voluta dall’ex assessore Ubertini che - ostinato sognatore di una Rieti non più ostaggio degli autoveicoli e dall’autolesionistica mentalità dei loro conducenti - aveva resistito imperterrito nelle sue modifiche. Oggi, dopo soli due anni, quella Rieti utopica non c’è più: via Garibaldi è di nuovo preda delle vetture e così via della Verdura. Via Cintia - camera a gas per eccellenza del centro cittadino - ora ha anche i parcheggi ufficiali, con buona pace di passeggini, carrozzine e famiglie. E così viale Matteucci: parcheggi illegittimi con restringimento pericoloso di carreggiata. Ma tant’è; il reatino così vuole! Poi, il cambio dei sensi di marcia: via Vazia a Piazza Tevere (beh, non si possono scontentare i residenti di lassù!). Via Borgorose, piccola fettuccia che taglia in due la collina di Campomoro (peraltro pericolosamente priva di illuminazione, di notte, nel suo innesto con la Cicolana): bisogna accontentare gli abitanti delle frazioni! Mancava, tuttavia, il coupe de theatre: il capolavoro /Via Tancredi!. Troppo lungo il giro da fare per arrivare nella zona est della città: non scherziamo, Rieti è una megalopoli ed i tempi di percorrenza vanno abbattuti! La soluzione? Riaprire ai veicoli il centro, in controtendenza con tutte le normative europee ed italiane in materia di tutela della salute e di valorizzazione dei centri storici.“Per le periferie (…), l’automobile rappresenta il solo strumento per garantire livelli di mobilità accettabili, mentre nei centri storici, l’automobile oggi è più insostenibile che insostituibile”. Scriveva così, nel 2008, l’avv. Francesco Ciro Scotto nel suo studio “Centri storici accessibili nelle città di domani”(http://www.cittalia.it/images/file/Paper5_Centri_storici_accessibili_nelle_citta_di_domani.pdf). Per Rieti e la sua giunta, però, non è così. Sul set, la città dei nostri padri, dei nostri nonni:quella, però, una classe dirigente l’aveva, eccome! Una Rietiche non c’è più, esattamente come quella di oggi, ridotta ad ectoplasma, leied il suo sterile governo cittadino. Il regista batte l’ennesimo ciak del suo personalissimo “Amarcord”, immemore del fatto che “Surriscaldamento globale, inquinamento dell’aria, intrusione visiva e acustica, (in)sicurezza stradale, consumo di risorse energetiche sono gli effetti del moderno concetto di mobilità urbana che nelle moderne città e in particolare nei loro nuclei storici mostrano il loro lato più “nocivo”” (vedi sopra). La Rieti Cicchettiana del terzo Millennio è liquida ed evanescente, come la società di Baumann. Ma di una liquidità stagnante, sterile. Una Rieti da cui i nostri giovani sono costretti a fuggire: per necessità, quasi sempre. Per scelta, a volte. Per nausea, spesso.
CIAK, SI GIRA! IN SCENA, L’AMARCORD DEL TRAFFICO. E INTANTO RIETI MUORE

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