“Tuoni, fulmini e saette!” imprecò Zeus sul monte Olimpo dopo aver saputo che la sua squadra aveva perso all’esordio a Casale Monferrato. Infatti il caro vecchio Giove, così lo chiamano dalle parti di Roma, è uno a cui non piace perdere per cui, convocato Mercurio, gli ordinò di inviare un messaggio per convocare Apollo per trovare una soluzione.
Al che Mercurio chiese: “Perché proprio Apollo?”. “Perché suo figlio Apelle fece un palla di pelle di pollo. Idiota! E visto che in questo... come si chiama...? basket c’è di mezzo una palla, forse lui e suo padre potrebbero avere qualche idea”. Mercurio, anche se perplesso, visto che il capo era già infuriato, non aggiunse nulla e convocò Apollo che arrivò subito. “E Apelle?” chiese Zeus. “Sta dando il mangime ai polli - rispose Apollo - arriva più tardi. Intanto dimmi, qual è il problema?”. Una volta informato Apollo disse: “Mio figlio mi ha parlato di questo basket e ne so abbastanza per cui, caro Zeus, suggerirei di cambiare allenatore e di fare qualche buon acquisto”. “Bene, e chi dovrebbe guidare la squadra?”. “Beh - disse Apollo - io metterei Ares, detto Marte, quando si tratta di trovare una strategia e di combattere sul campo meglio di lui non c’è nessuno”. “Buona idea - disse Zeus - e per la squadra?”. “Ci vuole un bel quintetto - rifletté Apollo - ma bisognerebbe anche giocare d’astuzia”. “In che senso?” chiese il boss dell’Olimpo. “Bisogna scegliere quelli giusti. Per esempio Eolo, dio del vento. Con lui a soffiare in mezzo all’area stai tranquillo che i tiri avversari non entrano più nel canestro”. “Ottimo - esclamò Zeus soddisfatto - E che ne dici di Caos per creare scompiglio nelle difese avversarie?”. “Sì, non male - osservò Apollo - ma è pure un gran casinaro. Chiamiamo anche Ipno, per addormentare il gioco quando stiamo in vantaggio”. “Va bene - annuì Zeus - però io ho sentito dire che in questo basket ci vuole un pivot. Che cos’è?”. “E’ un uomo di stazza da mettere in mezzo all’area - spiegò Apollo - infatti avevo pensato a Eracle”. “Ah sì, Ercole! - esclamò il numero uno degli dei - Gran fisicaccio”. “In più - aggiunse Apollo - ci serve anche un buon tiratore: chiamiamo Artemide, dea della caccia, tira bene con l’arco. Gli tagliamo i capelli e poi porta la seconda di reggiseno, non la riconoscono. Però non bisogna lasciare nulla al caso. Perciò per controllare la partita meglio chiamare Crono, il dio del tempo. Non si sa mai”. “Perfetto! - esclamò Zeus - Serve altro?”. “Beh, per scaldare i tifosi - suggerì Apollo - ci vogliono le cheer leaders: avrei pensato a Venere, Afrodite ed Era e sugli spalti a Bacco e Dioniso a fare gli ultrà. A proposito, servono le scarpe da gioco”. “E’ vero - annuì Zeus - Da chi le prendiamo?”. “Tranquillo - rassicurò Apollo - ho già chiamato Nike”.
A quel punto arrivò Apelle e Zeus sbottò “Come al solito in ritardo! Quando smetterai di giocare con quei cavolo di polli?”. “I polli? - sogghignò Apelle - Superati. Oggi c’è questo” ed estrasse uno smartphone. “Bello, ne ho sentito parlare” disse Apollo. “Comunque - aggiunse Apelle - dato che parlate di basket, avete bisogno di un nero intimidatore”. “Un nero intimidatore?” esclamarono Zeus e Apollo “E tu ce l’hai?” chiesero. “Certo - rispose Apelle - Il migliore di tutti. Il nero di whatsapp. Ora vi mostro la foto sul telefono”. Quando Zeus e Apollo la videro, anche se con un po’ di invidia, non ebbero nulla da obiettare.
P.S.: A chi non conoscesse il nero di whatsapp, una breve navigata su Google schiarirà le idee sulle qualità intimidatorie di questo fenomeno virale.