di Massimo Palozzi – È stata approvata la graduatoria definitiva del concorso di progettazione a procedura aperta per la valorizzazione del patrimonio naturale del fiume Velino, coperto da un finanziamento regionale di 2.606.000 euro nell’ambito del progetto PR Fesr Lazio 2021-2027, strategia territoriale del Comune di Rieti.
La notizia è stata data mercoledì dall’assessore all’Urbanistica, Centro storico e Valorizzazione dell’identità locale Giovanni Rositani, che non ha mancato di sottolinearne l’importanza. “Prosegue l’iter di uno degli interventi più delicati e strategici. Il fiume Velino è sempre più riconosciuto come icona e cuore centrale di Rieti, anche in termini di promozione e valorizzazione complessiva del territorio. Questo intervento andrà proprio a valorizzare tutti gli aspetti connessi al miglioramento della fruibilità e della riconoscibilità del nostro corso d’acqua”.
La commissione giudicatrice ha individuato come progetto migliore tra i quattro presentati quello redatto dalla società Terre.it srl, alla quale nei prossimi giorni sarà affidata la progettazione esecutiva. I primi tre elaborati della graduatoria verranno comunque premiati con un contributo economico di 25mila, 10mila e 5mila euro. Al processo di monitoraggio della procedura hanno partecipato due associazioni, Cittadinanzattiva e Avventuristicando, che con la loro adesione hanno contribuito a rendere il lavoro di selezione dei lavori ancora più rigoroso e trasparente.
La riqualificazione del tratto urbano del Velino ha come scopo quello di rendere fruibili le sponde attraverso la realizzazione di aree attrezzate nelle zone di ponte Cavallotti, lungovelino Bellagamba e lungovelino Fratelli Conti, dove verranno approntati spazi destinati a manifestazioni culturali, attività sportive e ricreative. Nel progetto sono inclusi anche punti di attracco per piccole imbarcazioni e un sistema di monitoraggio delle acque.
Tra gli interventi previsti figura il rifacimento del ponte pedonale di San Francesco. A partire dalla sua collocazione, il ponte ha avuto una vita sempre molto travagliata, nonostante la posizione strategica di collegamento con il Borgo. Fin da subito la scelta dei materiali non è risultata ottimale, soprattutto per quelli utilizzati per il piano di calpestio. E le periodiche chiusure per manutenzione non hanno alla fine portato alcun vantaggio, come dimostrano i malridotti tappetini di gomma posizionati con funzione antiscivolo sulle decrepite assi di legno sottostanti. L’insieme dà l’immagine di una riparazione di fortuna raffazzonata e senza criterio, tanto da far provare un certo brivido nel percorrere l’intera struttura a scavalco sul fiume. Purtroppo non è un caso isolato. Il ponte pedonale Andrea Milardi presenta ad esempio segni di sporcizia e di ruggine diffusa che davvero fanno a pugni con il concetto di decoro urbano. Con l’occasione è auspicabile che spariscano pure i lucchetti lasciati sulla ringhiera da giovani innamorati. Nulla contro il romanticismo dei ragazzi, però quegli antiestetici rottami metallici sembrano più il tributo a un’insulsa moda passeggera che non l’espressione di un sentimento genuino e profondo.
Il ponte pedonale è stato dedicato otto anni fa alla memoria di mons. Angelo Pietrolucci, a lungo parroco di San Michele Arcangelo, la chiesa che sorge proprio nei pressi del suo imbocco in piazza Cavour. A questa straordinaria figura di prete molto opportunamente è stato reso omaggio con l’intitolazione della passerella il 6 giugno 2019, nella ricorrenza del 75° anniversario del bombardamento alleato del Borgo.
La rivitalizzazione del Velino si propone come un passaggio dirimente nel percorso di rigenerazione urbana che Rieti sta affrontando. Nel bene e nel male la città ha con il fiume un legame storico indissolubile. Quando le sue acque ristagnavano, la vita era di fatto impossibile. Per questo il console Manio Curio Dentato nel 271 a. C. si cimentò nella titanica opera (per i tempi) della costruzione di un canale per farle defluire verso Marmore creando quella che ancora oggi è la più alta cascata artificiale d’Europa.
Delle “pianare” è ancora viva la memoria nelle generazioni più anziane. In un comprensorio non ancora del tutto bonificato né protetto dalle dighe del Salto e del Turano, completate solo nel 1939, le esondazioni causate dalle piogge e dal massiccio disboscamento per la conquista di terreni da coltivare erano una vera calamità.
Oggi quegli eventi sono per fortuna un lontano ricordo, ma la cura del fiume rimane un imperativo sia in termini idrogeologici che di protezione ambientale e di promozione turistica, non soltanto in occasione delle spettacolari gare della Festa del Sole.
I recenti lavori di ripulitura degli argini, giudicati da qualcuno un po’ troppo radicali, hanno cominciato a disegnare un volto più gradevole del Velino nel suo tratto urbano. Il progetto annunciato in settimana dovrebbe servire da adeguato complemento per ridare smalto al fiume e restituirlo a un’ampia fruibilità, riscattandolo dalla marginalità in cui da tempo è immeritatamente finito. Magari con l’aiuto di comportamenti più civili dei frequentatori dei camminamenti lungo le rive, dove abbondano rifiuti e cestini vandalizzati, e una raccolta più assidua dell’immondizia con la sostituzione dei contenitori divelti.
18-05-2025