La Sebastiani cerca la serie A sulle ali del mito

11/05/2025 | Il domenicale, Notizie in evidenza

di Massimo Palozzi – Mentre il mondo del basket reatino è scosso dall’indagine sul tecnico accusato di molestie nei confronti di cestiste minorenni, la Real Sebastiani, del tutto estranea a questa vicenda, ha aperto ieri sera al PalaSojourner la serie dei quarti dei playoff per la promozione in serie A contro l’Urania Milano.

Gara 1 è terminata con una larga vittoria (65 a 47) maturata dopo uno straordinario terzo quarto, e ora servirà la massima concentrazione per affrontare le altre sfide sfruttando al meglio il fattore campo.

Oggi tocca invece alla Npc. La squadra allenata da Francesco Ponticiello gioca a Desio la sua prima partita dei playout per la permanenza in serie B, al termine di una stagione che l’ha vista evitare la retrocessione diretta come ultima in classifica solo grazie all’esclusione di Chieti.

Due obiettivi opposti per le compagini reatine, dunque, anche se il sogno di calcare di nuovo la massima serie dopo tanto tempo suscita chiaramente l’interesse maggiore. Al di là dei meriti e delle legittime aspettative di chi ha investito tempo, denaro ed energie in progetti diversi, due squadre di alto livello per una realtà come quella reatina sono nei fatti insostenibili. Semmai incombe il rischio di sottrarsi reciprocamente risorse, con la possibile frustrazione delle aspirazioni di ciascuno. Lo sostiene da tempo lo stesso patron della Npc Giuseppe Cattani, parlando di un antagonismo improduttivo per una città come Rieti.

Comunque vada, la stagione della Real Sebastiani deve essere considerata positiva. Oltre al quarto posto conquistato al termine della regular season, non vanno dimenticati il palazzetto quasi sempre pieno, la presenza di tifosi di ogni generazione, l’attenzione al basket giovanile e il ruolo sociale. Proprio in occasione dei playoff il club di Roberto Pietropaoli ha inaugurato una nuova iniziativa, la Fan Zone Amarantoceleste, che rimarrà attiva per tutta la durata della post-season con un’area dedicata all’intrattenimento in attesa dell’inizio della partita. Per l’accesso non è necessaria alcuna prenotazione, essendo sufficiente il tagliando per assistere alla gara.

Il nome Sebastiani continua ad esercitare sui reatini, tifosi e non, un fascino particolare da quando venne fondata l’omonima polisportiva il 30 ottobre 1944. Nessuno ignora infatti che la storia della pallacanestro locale, la gloria e i fasti del passato siano legati in maniera indissolubile al cognome dei tre fratelli atleti Angelo, Mario e Gino uccisi dai nazisti a giugno di quello stesso anno per rappresaglia dopo il bombardamento anglo-americano del Borgo.

Se però l’origine del nome è piuttosto conosciuta, meno nota è la storia degli stemmi della Sebastiani. Il primo, quello della fondazione, suscita in particolare una certa curiosità. Raffigurava in rosso su campo bianco Ercole che uccide il leone con il motto Hercules Sabinus Pater, circondato dalla scritta Società Sportiva M.A.G. Sebastiani Rieti.

Si tratta di una citazione che rimanda a una delle interpretazioni sulle origini dei Sabini. Nell’Eneide di Virgilio compare un “pater Sabinus” considerato il loro capostipite. È una divinità che fa parte di una folta schiera di “patres” venerati da diversi popoli nell’Italia preromana. A Rieti stessa vigeva il culto di un “pater Reatinus”, di cui rimangono tracce nel territorio di Contigliano. Questo pater Reatinus non andrebbe in realtà considerato come il fondatore della città di Reate, quanto l’antenato della popolazione che si insediò su un’area più vasta. Potrebbe pertanto coincidere con il Sabo (o Sabino) figlio del dio Sanco citato da Catone, giunto a colonizzare la Sabina proveniente da Testruna, un centro nei pressi di Amiterno non lontano dall’Aquila.

In un passo di Svetonio si parla invece di un misterioso compagno di Ercole, la cui tomba sarebbe sorta lungo la via Salaria nei pressi di Rieti. Nella Sabina Ercole appare collegato al dio locale Semo Sancus, identificabile nel romano Dius Fidius e corrispondente alla divinità osco-umbra Fisus Sancius di cui parlano le Tavole eugubine. Il mitico eroe romano e il dio dei Sabini sarebbero insomma sovrapponibili, almeno stando al collegamento tra le due figure fatto da Stilone, che fu tra l’altro maestro di Marco Terenzio Varrone.

Il monumento funerario citato da Svetonio non può ovviamente essere la tomba di Ercole ma di un altro personaggio legato a quel dio. La conclusione che si tratti dell’eponimo Sabo, figlio dello stesso Sanco, appare dunque come la più conseguente.

E se Sanco è il frutto di un’equiparazione letteraria con Ercole, l’idea che i Sabini prendano origine da suo figlio diventa tanto suggestiva quanto radicata nelle lontane leggende dalle quali risulta sempre difficile distinguere la verità storica. Un logo coniato oltre ottant’anni fa per una polisportiva ce lo ricorda non solo come riferimento culturale ma soprattutto come modello.

11-05-2025

Format Rieti Maggio-Giugno 2025

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