L’ultima corsa in taxi di Carmine Pitoni: un caso avvolto nel mistero

15/04/2025 | Notizie in evidenza, Rieti misteriosa

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di Stefania Santoprete – Questa rubrica non si è mai interessata a cold case, e mai avremmo immaginato di farlo. Ma, come spesso accade per i casi trattati, da un po’ di giorni per pura coincidenza questa vicenda è riapparsa in diverse conversazioni: abbiamo così deciso di raccontarla nella vana speranza che qualcuno possa ancora dire la sua sull’argomento, aiutando una famiglia che non ha mai smesso di cercare le cause della sparizione del proprio caro.

L’ultima corsa 

E’ il 25 ottobre del 1959, alle 21.45 circa, al posto telefonico taxi di piazza Vittorio Emanuele II, arriva una chiamata. Carmine Pitoni è di turno. Qualcuno è in cerca di una corsa per Leonessa. L’occasione è ghiotta, la località è ben lontana e sicuramente la tariffa consistente. Carmine è conosciuto, un bell’uomo di 33 anni, sposato con Amelia Martini, affezionato al figlioletto Massimo, a cui non dimentica di riportare caramelle acquistandole nella vicina drogheria di Piselli, dove si intrattiene spesso a fare due chiacchiere. Qualcuno lo vede partire una volta raggiunto il luogo dell’incontro, la stazione, a bordo del suo taxi, una Fiat 1400, con due persone di sesso maschile, poi… il nulla.

Sarà un pastore all’indomani, capitato per puro caso da quelle parti a ritrovare il suo corpo, in località Forca del Fuscello, nei pressi di Leonessa, riverso a terra, con una ferita da arma da fuoco dietro l’orecchio destro.

Nel frattempo il taxi, fu rinvenuto abbandonato a Rieti, ma non nella sua abituale postazione.

Le indagini dell’epoca esplorarono diverse ipotesi, tra cui l’omicidio per rapina, vendetta, motivi politici o passionali. Tuttavia, il ritrovamento di oggetti di valore nel veicolo portò a escludere la pista della rapina. Nonostante l’interrogatorio di numerosi testimoni, le autorità non riuscirono a identificare il colpevole, e nel 1962 le indagini furono archiviate.

Episodi Inquietanti
Nel corso degli anni la famiglia Pitoni ha continuato a cercare la verità.

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Massimo aveva solo tre anni al momento della tragedia, ma sua figlia Monica, laureata in psicologia con un master in criminologia tenuto dalla dottoressa Bruzzone, dedicandosi al caso, ha persino presentato una tesi sull’argomento ancora pieno di interrogativi.  Tuttavia, durante la raccolta di elementi utili a queste rinnovate e personali indagini, la famiglia ha subito episodi inquietanti, come il danneggiamento della tomba di Carmine e, solo due anni fa, la ricezione di un proiettile nella cassetta della posta dei genitori di Monica dopo la pubblicazione di alcuni articoli.

Segnali che porterebbero a ritenere che qualcuno dei responsabili sia ancora in vita o che, magari qualche familiare a conoscenza dei fatti, tema che il velo di omertà che sembra ammantare questa storia sia definitivamente sollevato.

Le Parole della Famiglia

Format ha rintracciato la nipote di Carmine e suo figlio per ascoltare le loro opinioni su quella che non sembra essere una semplice vicenda di cronaca ma qualcosa di più complesso.

“L’idea che mi sono fatto di questa storia – confida Massimo – è che sia composta da vari intrecci, al centro dei quali ci sia una persona probabilmente molto in vista all’epoca, che sarebbe stata danneggiata da eventuali rivelazioni che mio padre possa aver ascoltato o visto”.  Le modalità di questo caso, suggerisce il figlio della vittima, richiamano un altro episodio di cronaca accaduto anni prima: l’omicidio della giovane Wilma Montesi. Questo fatto suscitò un grande clamore mediatico, anche per il coinvolgimento di numerosi personaggi di spicco nelle indagini. Ancora oggi è considerato da molti irrisolto, poiché la dinamica che portò al decesso della giovane non è mai stata chiarita con certezza.

Pagine da rileggere. La dottoressa Monica Pitoni confessa invece di essere ormai rassegnata “Ogni qualvolta si provi a dimenticare questa vicenda c’è qualcuno, come nel vostro caso, che mi contatta per tornarci su. Assurdo.”

“Tra tutte le persone interrogate nel tempo, nessuna ha fornito indicazioni chiare su ciò che accadde. Alcuni testimoni hanno persino cambiato versione o ritrattato. Chiunque si desse da fare per le indagini, veniva trasferito o rimosso.

Mentre mi recavo in questura per ritirare i fascicoli con la documentazione necessaria alla mia tesi, la lapide di mio nonno venne danneggiata. Nel cimitero non erano presenti telecamere, e di conseguenza non fu possibile procedere con alcuna indagine. In occasione del cinquantenario della sua morte, furono affissi manifesti funebri con un appello a chiunque potesse fornire informazioni utili.

Tuttavia, nessuno si fece avanti. Quando arrivò il proiettile a casa dei miei genitori, intervennero la Scientifica e diversi agenti. Ci dissero che si trattava di un calibro 7.65, gemello di quello che aveva colpito mio nonno anni prima, di un’arma ormai in disuso, appartenente a un’epoca passata. Anche quella volta, però, tutto si concluse senza alcun risultato. Anni fa, mio padre ricevette una telefonata insolita da un numero sconosciuto.

Dall’altra parte della linea, una donna dalla voce alterata affermò di essere anziana e di sentire il bisogno di liberarsi di un peso dalla coscienza. Pronunciò quelle parole in modo enigmatico, poi riattaccò senza aggiungere altro. Se mettiamo insieme questi eventi, viene naturale porsi delle domande… ma il tempo ha giocato contro di noi: anche ammesso che qualcuno sappia ancora qualcosa, oggi sarebbe molto avanti con gli anni o già scomparso”.

Luoghi e Ricordi

C’è un luogo che ricorre in questa storia: Poggio Bustone. E’ a Poggio Bustone che transita il taxi al rientro, imbattendosi in un gruppo di abitanti che attendevano in strada, per una festa, un musicista. Interloquiranno con l’automobilista, il quale affermerà di essersi smarrito, ma i testimoni – pur avendolo visto in volto – forniranno descrizioni discordanti sul suo aspetto. E’ di Poggio Bustone, ora trasferitosi altrove, l’autore di un libroCippo dedicato a Carmine Pitoni03 che romanza vicende umane che interessarono il paese e le località limitrofi, ambientate sullo sfondo di due diversi periodi storici. In quelle pagine compare anche la storia di Carmine raccontata con nomi di fantasia. E’ possibile che qualcuno degli abitanti abbia ricevuto confidenze da conoscenti, magari in un momento di intimità o riflessione? Col passare del tempo, i ricordi possono affiorare o certe informazioni, a lungo taciute, possono essere condivise. Anche racconti frammentari potrebbero offrire spunti utili nel fornire spiegazioni su una morte che apparve ingiusta, soprattutto agli occhi del figlio, il quale, a distanza di tanti anni, riflette amaramente: “La mia vita poteva essere diversa. Avrei avuto una guida, forse mi avrebbe trasmesso la sua passione per la meccanica. Insieme avremmo potuto costruire qualcosa di significativo.”

Nel luogo in cui fu ritrovato il corpo a Forca del Fuscello, è presente un cippo commemorativo voluto dai tassisti reatini, un segno della memoria di Carmine. Inizialmente ben visibile, oggi il cippo è stato escluso dalla nuova strada, rendendolo meno accessibile, ma la sua presenza rimane, come un silenzioso monito che non smette di raccontare la storia. Anche se il monumento è ormai nascosto, la sua essenza, così come quella di Carmine, continua a emergere ciclicamente, nel ricordo di chi sa dove cercarla.

 

Leggi la puntata seguente Un libro, un omicidio, due epoche, tra fantasia e leggenda

Format Rieti Maggio-Giugno 2025

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