di Massimo Palozzi – Quello delle multe è un tema delicatissimo che puntualmente si ripropone a ogni approvazione di bilancio. Per il 2025 il Comune di Rieti ha preventivato entrate da violazioni al codice della strada per 6 milioni di euro, dei quali solo poco più del 60% è considerato effettivamente esigibile. Come impone la legge, la metà dei 3,8 milioni che si ritiene di incassare verrà investita nel miglioramento della sicurezza stradale. Il resto finirà nel calderone per finanziare il grave stato di difficoltà in cui si trovano le casse municipali.
La previsione è in linea con i 3,7 milioni di euro entrati nel 2024 (per l’esattezza 3.729.296), come anticipato dalle risultanze di uno studio pubblicato giovedì da Facile.it elaborando i dati del Siope, Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici.
Lo scorso anno il Comune di Rieti ha dunque incamerato in media oltre diecimila euro al giorno per sanzioni stradali. Una cifra enorme che lo pone al secondo posto nel Lazio in termini assoluti ma di gran lunga in cima alla classifica in rapporto al numero di residenti. Con 145,8 milioni riscossi, al primo posto si piazza Roma, seguita appunto da Rieti. Molto più distaccati Latina (879mila), Frosinone (769mila) e Viterbo (488mila).
Nel complesso, i Comuni capoluogo laziali hanno incassato oltre 151,6 milioni di euro, con un aumento del 2% rispetto al 2023. Ma se invece degli importi totali si analizza il valore pro capite, calcolato come rapporto tra proventi e abitanti, al primo posto si posiziona Rieti con 82,3 euro davanti a Roma (53), Frosinone (17,8), Viterbo (7,4) e Latina, ultima con appena 6,9 euro.
Nel computo va ovviamente tenuto presente che non tutte le multe vengono elevate ai residenti. In alcune aree turisti e pendolari contribuiscono in maniera importante al dato complessivo, ma anche questa avvertenza trova una sua mitigazione tenendo conto proprio dei viaggiatori che da Rieti si spostano ogni giorno in particolare verso Roma. Sulla Salaria, ad esempio, nel tratto tra Osteria Nuova e Ornaro operano quattro autovelox. Uno è della Provincia, gli altri tre appartengono ai Comuni di Poggio Moiano, Torricella e Poggio San Lorenzo. Con i suoi 387mila euro su una popolazione di 547 persone, proprio quest’ultimo è nuovamente finito nella graduatoria di Facile.it come il terzo in Italia per introiti da multe tra i Comuni con meno di mille residenti. Il dato è contestato dal sindaco che segnala come il servizio venga svolto in convenzione con Casaprota, coinvolgendo così un numero maggiore di abitanti, ma è soltanto un dettaglio statistico.
Al di là di questioni puramente formali, rimane il fatto che la postazione mobile piazzata due giorni a settimana nel rispetto del calendario stabilito dalla Prefettura a Ponte Buita, in un tratto di strada in discesa dopo una curva dove il limite di velocità scende a 50 km/h, sia a giusto titolo tra le più temute dagli automobilisti.
L’appostamento a bilancio di una cifra tanto alta da parte del Comune di Rieti è in larga misura conseguenza dell’inevitabile condizione di predissesto dichiarata dalla giunta Petrangeli nel 2013 a causa dei debiti pregressi e dalla quale l’ente stenta a uscire. Il primo piano decennale di riequilibrio non è stato infatti sufficiente a chiudere la partita e proprio la settimana scorsa la Corte dei Conti ha dato il via libera al nuovo piano 2024-2033 approvato dal Consiglio comunale. Questo significa che per migliorare i saldi il Comune deve cogliere ogni opportunità, dalla rimodulazione delle spese (con ampia e discutibile licenza sulle scelte) alla fissazione di aliquote massime delle tariffe locali, fino ad arrivare alle multe a gogò.
La questione del predissesto è interessante. Perché se è vero che il taglio dei trasferimenti statali e le conseguenze della pandemia hanno colpito duramente le finanze degli enti locali, Rieti si colloca pur sempre nel gruppo dei peggiori. E dunque va ricondotta nel giusto alveo la narrazione su cause e responsabilità.
Secondo una ricerca della Fondazione nazionale dei commercialisti uscita a giugno, l’anno scorso circa il 6% dei municipi italiani si trovava in una situazione di dissesto (213) o di predissesto (257). Tanti ma non tantissimi e comunque un numero tale da poter escludere l’ineluttabilità di una crisi quasi senza uscita, qualunque fossero state le politiche adottate. A maggior ragione guardando alle dimensioni degli enti. Tra i Comuni in predissesto, infatti, solo 118 (il 46% del totale) registrano una popolazione compresa tra i 5mila e i 100mila abitanti, mentre i capoluoghi come Rieti sono appena 12.
A parere dei ricercatori uno dei fattori scatenanti delle criticità finanziarie è l’incapacità di riscossione e quindi di assicurare all’ente l’effettività delle risorse necessarie a garantire la sostenibilità delle spese senza generare disavanzi.
Da questo e dalla vigilanza occhiuta della Corte dei Conti nasce la questione Tari, che ha tra l’altro costretto il Comune a istituire il Tavolo tecnico sui tributi insieme a rappresentanti sindacali e di categoria, la cui ultima riunione si è tenuta venerdì.
Dopo decenni di sostanziale lassismo, la corsa a riparare è quindi partita con modalità che però hanno generato il classico caos frutto dell’ansia da prestazione. Con un’ulteriore complicazione: da una parte preme infatti l’ineludibile necessità di osservare il rigoroso piano di rientro, mentre dall’altra sale la preoccupazione di creare scontentezza in ampie fasce della popolazione che potrebbe costare cara in termini elettorali. Nel mezzo ci sono i contribuenti onesti doppiamente beffati, i quali pagano da anni il dovuto senza avere servizi all’altezza e contemporaneamente scontano gli effetti dei debiti contratti da gestioni poco oculate, dovendo sopportare tariffe alle stelle e gli agguati degli autovelox piazzati solo per fare cassa.
23-03-2025