La ricorrenza merita di essere ricordata a tre settimane dalla chiusura della bellissima mostra allestita dalla Fondazione Varrone a Palazzo Dosi Delfini per ricordare i 100 anni della radio in Italia. Era il 6 ottobre 1924 e per la prima volta nel nostro paese veniva diffusa via etere una trasmissione di intrattenimento a cura dell’Uri, l’Unione radiofonica italiana fondata appena quaranta giorni prima. In un’atmosfera di trepida attesa, alle 21 un breve annuncio della violinista Ines Viviani (moglie del baritono Ugo Donarelli, direttore artistico e azionista dell’Uri) introduceva al nuovo pubblico dei radioascoltatori il concerto inaugurale di musica classica basato su un’opera di Haydn ed eseguito da un quartetto formato anche da Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani. Al termine venne mandata in onda una selezione di brani musicali, mentre in chiusura la stessa Viviani Donarelli lesse il bollettino meteorologico, i dati della borsa e alcune altre notizie. Alle 22 e trenta la prima storica emissione si concludeva dopo un’ora e mezza di parole e note.
L’intramontabile successo che ne seguì ha posto la radio tra le invenzioni più apprezzate di sempre, nonostante la successiva comparsa di strumenti alternativi e multimediali di comunicazione, dalla televisione a internet. Molto puntuale e filologicamente accurata si è allora rivelata l’iniziativa della Fondazione Varrone che, con il supporto scientifico di Fondazione Achille Castiglioni e Aire, ha inteso celebrare il primo secolo di storia della radiofonia nazionale con una rassegna ben strutturata, estremamente coinvolgente e ricca di oggetti e contenuti.
Inaugurata giusto il 6 ottobre 2024, la mostra ha chiuso i battenti lo scorso 26 gennaio. Quasi quattro mesi durante i quali ha fatto registrare un’affluenza di 10.725 persone, compresi 2.210 alunni e studenti delle scuole del Reatino. Un terzo dei visitatori è arrivato da fuori provincia, soprattutto Roma, e grande richiamo hanno suscitato anche gli eventi collaterali con la partecipazione di personaggi illustri del mondo dello spettacolo.
Il bilancio finale può essere insomma considerato largamente positivo: un sigillo alla lungimiranza programmatica della Fondazione e al contempo un premio alla competenza e alla professionalità di coloro che l’hanno resa materialmente possibile. Su tutti il curatore Stefano Pozzovivo (che ne è stato anche l’ideatore) e l’architetto Patrizia Palenga, responsabile della progettazione e direzione dei lavori.
I più critici potrebbero obiettare che si è trattato di un’offerta, certamente non di nicchia, ma comunque elitaria in quanto orientata a un pubblico colto (qualunque cosa voglia dire). E che i numeri possono essere interpretati in vari modi.
In realtà, salvo rare eccezioni, quando si presenta un prodotto artistico o culturale, di solito non si punta a partecipazioni di massa. Del resto la qualità non può essere misurata solo con le file all’ingresso, altrimenti la già asfittica proposta cittadina finirebbe del tutto soppiantata da altre imprese di segno opposto.
Se si pretende di paragonare la mostra sulla radio a manifestazioni come la Fiera del peperoncino, ovviamente non c’è partita. I diecimila visitatori a Palazzo Dosi nulla possono contro le 250.000 presenze contate lo scorso agosto a Rieti Cuore Piccante, ma non per questo deve essere abbandonata una pista che, se adeguatamente valorizzata, è in grado di dare grandi soddisfazioni.
È di lunedì la notizia che la “Crocifissione tra sei santi francescani” di Zanino di Pietro è stata concessa dal Comune per una mostra in programma a Forlì dal 21 febbraio al 29 giugno. Il trittico, proveniente dalla chiesa del convento francescano di Fonte Colombo, è una delle due uniche opere firmate dal pittore veneziano attivo a cavallo tra il Trecento e il Quattrocento (una terza è andata perduta) e attualmente si trova conservata nel Museo Civico di Rieti. Il prestito fa seguito a un episodio analogo dell’anno scorso, quando alcuni dipinti di Antoniazzo Romano furono temporaneamente ceduti per una mostra alle Scuderie del Quirinale a Roma.
L’interesse dimostrato da esperti e operatori del settore certifica l’alto livello del patrimonio artistico locale, di cui tuttavia la popolazione stessa ha scarsa consapevolezza a causa della mancanza di occasioni di divulgazione.
Quando finalmente i lavori dei mille cantieri aperti saranno conclusi, la città si presenterà con un profilo rinnovato e maggiormente accogliente. E con la contestuale crescita dell’università, si creeranno le condizioni ideali per farne un polo artistico di pregio. Magari piccolo, ma meritevole di essere frequentato.
Il problema è il coordinamento. Finora le diverse iniziative sono nate e cresciute in maniera estemporanea, senza una regia che ne regolasse almeno la periodicità.
In passato non sono state poche le occasioni di sovrapposizione di manifestazioni importanti, alternate a periodi di vuoto assoluto. Questa disomogeneità gestional-promozionale evidentemente non giova all’immagine complessiva del territorio, nonostante i confortanti precedenti. Il successo della mostra sulla radio segue ad esempio quello altrettanto significativo dell’esposizione nel 2021 del Carro di Eretum e del corredo funerario del principe sabino e della sua famiglia. La mostra fu allestita sempre a Palazzo Dosi, messo a disposizione dalla Fondazione Varrone che aveva fortemente sostenuto il progetto del ritorno del carro nella sua terra d’origine, dopo la restituzione all’Italia da parte della Danimarca e al termine di un minuzioso restauro seguito alle rocambolesche vicende vissute durante i lunghi anni prima del recupero. Dallo scorso marzo il tesoro è collocato nel Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina.
Arte e cultura non solo fanno bene allo spirito, ma racchiudono potenzialità finora inespresse per diventare un ulteriore, raffinato volano di sviluppo diffuso nel corso dell’anno. Peraltro senza entrare in competizione, ma anzi essendo complementari alle adunate oceaniche concentrate in pochi giorni, che agli indubbi e meritori successi affiancano un impatto ai limiti della sostenibilità sul delicato tessuto urbano.
16-02-2025