di S. Santoprete – Una sorpresa inaspettata! Un bel regalo per la nostra redazione: la Fonte di Sant’Eleuterio, protagonista di tante puntate di Rieti Misteriosa, è stata riportata alla luce, liberata dalla vegetazione, sterpi e rovi accumulatisi negli anni fino a occultarla completamente. Format ha invitato nella propria redazione il gruppo a vario titolo coinvolto nell’attuazione di questo piccolo ‘miracolo’, che ha lavorato in sordina, restituendo alla vista un luogo-simbolo importantissimo per il cristianesimo reatino, dove tutto ha avuto inizio circa duemila anni fa!
Uomini di buona volontà
Della Fonte e di ciò che la legava all’area di via Turilli vi avevamo già parlato con ricchezza di particolari, partendo dalle storie/leggende di Felicetta Vecchi che lì era cresciuta e proseguendo con varie perlustrazioni, guidati da Paolo Toffoli che aveva tentato di coinvolgere nella ricerca e recupero diversi esperti, inutilmente. Non possiamo quindi che ringraziare chi ha voluto rendere omaggio ad una Fonte così significativa per la storia dei nostri avi, che lì hanno abbracciato la fede, immergendosi, scendendo quei pochi gradini ora visibili e ricevendo il proprio battesimo.
E’ stato il dott. Gianni Olivieri (che insieme a degli amici con la passione per la montagna, Maurizio De Gregori, Franco Adriani e Osvaldo Chiaretti, stava tracciando un percorso per un nuovo sentiero in sostituzione di via della Foresta) ad essere sollecitato dai fratelli Marinelli, a prendere in considerazione l’edicola sacra e la Fonte. “Insieme a Mauro Rinaldi stavo portando avanti la ricerca del vecchio percorso sul lato opposto del fosso dell’Annunziata, che passa proprio difronte a questo sito, quindi le notizie relative hanno molto incuriosito il mio gruppo. Abbiamo subito proceduto alla sua pulizia per restituirlo alla vista e allo studio degli esperti ed apriremo a breve il sentiero”.
I ringraziamenti agli storici
“In realtà – rilancia lo storico Roberto Marinelli – dobbiamo innanzitutto ringraziare don Vincenzo Boschi, archeologo di grande profilo intellettuale e di notevole sensibilità civica, nostro prozio, che aveva già individuato Sant’Eleuterio e il cimitero come area del primo insediamento cristiano della zona.
Quella chiesa fu edificata in epoca remota sulle tombe dei santi Eleuterio ed Anzia, sua madre, martirizzati a Roma al tempo dell’imperatore Adriano. I loro corpi, lasciati insepolti, furono trasportati a Rieti da Primo, vescovo di questa città, e sepolti in quel luogo. S. Eleuterio fu il solo martire vescovo affidato alla custodia dei cristiani reatini. Intorno alla sua tomba ed a quella di sua madre, sorse un cimitero, vere e proprie catacombe, con cunicoli scavati nel terreno travertinoso.
Questo indicano i reperti rinvenuti nell’area, soprattutto a seguito della demolizione della chiesa antichissima nel 1887, per la costruzione del cimitero. La fonte portava lo stesso nome della chiesa per essere stata compresa nel complesso catacombale di S. Eleuterio, realizzato, approssimativamente, dove è oggi la chiesa dell’attuale cimitero monumentale, area che rimane cosparsa dei resti architettonici degli antichi edifici.
Quando, per Malinconiche Dimore, intervenni nel 2006, riuscì ad individuare questa Fonte solo topograficamente, sul piano delle carte dell’800 fino a quelle del primo 900 che indicavano dapprima una casetta di Sant’Eleuterio, poi una fonte a lui dedicata ed infine semplicemente un pozzo sorgivo. Il rudere infatti era completamente nascosto alla vista. Intervenni allora riportandolo alla luce, liberandolo dai rovi che lo avevano inghiottito”
“Gli operai trovarono sottoterra dei cunicoli che potevano essere catacombe o comunque sepolture durante la distruzione di questa Basilica gigantesca, per dimensione estesa poco distante dalla Fonte (all’epoca, fino al 1500 circa, i fonti battesimali si trovavano all’esterno delle chiese). Nel suo libro Boschi auspicava che qualcuno scavasse, dopo aver portato in salvo le lapidi che oggi si trovano al Museo Archeologico e la più importante al Museo diocesano – precisa la storica dell’arte Manuela Marinelli – Dalle foto che sono state scattate per esaminare lo stato di conservazione dell’edicola, abbiamo notato piccolissime macchie, probabilmente frammenti degli affreschi che la adornavano”
I ricercatori, gli studiosi, hanno fatto finora la loro parte (e anche qualcosa di più!) ora qualcuno dovrà intervenire per recuperare un ritardo spaventoso accumulato nei confronti di un sito che non solo è stato abbandonato ma trascurato completamente dalle istituzioni che non ne hanno valutato la rilevanza da un punto di vista storico e spirituale.
Facciamo appello quindi al Comune di Rieti (la Fonte si trova in area demaniale di proprietà comunale) che grazie alla collezione Boschi già conserva i reperti archeologici di questa area, alla Chiesa, attraverso il vescovo Vito, poiché Sant’Eleuterio ed Anzia rappresentano le radici del nostro cristianesimo.
Come iniziare a valorizzare la Fonte di Sant’Eleuterio?
In attesa che qualcuno ne consolidi la struttura, interessando gli enti preposti alla tutela, potremmo partire ad esempio con un percorso di trekking di valorizzazione che unisca dei punti simbolo come Sant’Eleuterio, Cimitero, per poi arrivare alle lapidi che sono al Museo Civico e a quello Diocesano. Magari restituiamo ai materiali archeologici i loro cartellini identificativi (lavoro reso possibile grazie ad uno studio già realizzato dalla prof. Manuela Marinelli) “La colonna in pietra grigia che è nel portico della Cattedrale, era della Basilica di Sant’Eleuterio e Anzia – spiega – La fontanella sotto al Palazzo Comunale è realizzata con un capitello corinzio rovesciato e scavato, poggiato su un troncone della stessa tipologia di materiale della colonna, questo ne fa supporre la stessa provenienza”
Era presente a questa nostra riunione-intervista anche il presidente del gruppo CAI Francesco Battisti che plaude all’iniziativa e auspica di poter inserire questo nuovo sentiero nelle prossime iniziative.
Trovandoci all’interno di una rubrica dal titolo ‘Rieti Misteriosa’, ci permettiamo infine di accogliere questa suggestione, già pubblicata nelle precedenti puntate ed oggi rilanciata da Mauro Rinaldi che si occupa dell’accoglienza dei pellegrini della via di Francesco e di San Benedetto che transitavano alla Foresta “E’ veramente escluso che Francesco dopo l’intervento a Fonte Colombo, come letto da qualche parte, andasse a bagnarsi gli occhi proprio alla Fonte di Sant’Eleuterio? E se si fosse trattato proprio di questa? E se Francesco avesse voluto personalmente recarsi in un luogo sacro che rappresentava le radici del cristianesimo reatino?” Come è noto le acque sorgenti nei pressi delle tombe dei santi martiri assumevano, per i primi cristiani, virtù terapeutiche e poteri miracolosi, grazie al contatto con i loro resti mortali, e quelle acque furono a lungo considerate dagli abitanti ‘medicamentose’.
Altra curiosità, sempre già riportata da Format, le reliquie di Sant’Eleuterio ed Anzia che si trovavano all’interno di un sarcofago, al momento della demolizione della grande Basilica, vennero ridotte e poste all’interno di due cofanetti di piombo con ceralacca e nastro rosso nascoste ora in un luogo protetto all’interno della nostra Cattedrale.